QUELLA FACCIATA DA PIZZO
TRECENTESCO
DA QUANDO L’ANARCHICO BRESCI ebbe l’infausta idea di assassinare il re, l’ufficialità d’Italia ha finto di scordare la complessità storica di Monza. La Villa Reale fu dimenticata e solo da poco si sta di nuovo rivelando al curioso e al visitatore. Lei, custode di un parco che merita lunghe e romantiche passeggiate, sarà forse in futuro la protagonista del ritorno mnemonico. Monza tornerà a essere meta turistica. E lo merita. La facciata del Duomo è un mirabile pizzo trecentesco, l’interno una straordinaria esaltazione della Controriforma architettonica. Ma è pure luogo carico di miti, quelli che Paolo Diacono si impegnò a redigere per la corte di Carlo Magno e che narrano la storia straordinaria della cattolicissima regina Teodolinda. Ecco perché vi si conserva la corona di ferro, custodita come una sacra reliquia, ma che in passato servì a incoronare decine e decine di monarchi, Napoleone incluso. Non la si vede. Ma in cambio il Tesoro del Duomo è un viaggio attraverso la più sublime oreficeria dell’Alto Medioevo, dove si scoprono manufatti di tal qualità da far percepire quel gusto del lusso che fino a oggi praticano i lombardi. Il recentissimo riallestimento del museo ne fa luogo capace di competere con le maggiori istituzioni medievali d’Europa.
Nella sezione longobarda del Tesoro, sono presenti le preziosissime suppellettili liturgiche donate al Duomo da Teodolinda e Agilulfo, e alcune oreficerie personali, tra cui la romana Tazza di Zaffiro, utilizzata per la cerimonia di fidanzamento della regina con Agilulfo, e la famosissima Chioccia con sette pulcini in lamina d’argento dorato, simbolo del rinascere della vita, rinvenuta nel Medioevo nella tomba della regina.
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da Milano: 20 chilometri