ATTRAVERSO IL PORTALE L’AMMIRÒ
PETRARCA
È ALLE PORTE DI MILANO e la vedete parzialmente amputata dalla viabilità autostradale quando andate verso nord. Eppure ha dato il nome al viale che dall’Arco della Pace porta verso il Sempione, viale Certosa. Trattasi della Certosa di Garegnano. Andatela a vedere dal lato ancora intatto attraverso il portale, non sarete i primi a calpestare quel suolo. Lo fece già Petrarca quando girava da queste parti nel 1357, in un edificio allora nuovissimo che era stato voluto dal vescovo di Milano Giovanni Visconti, a un paio di leghe dalle mura cittadine. L’edificio viene ridisegnato attorno al 1560, quando anche la città sta correndo verso lo stile nuovo voluto dalla Controriforma, e che diventerà pochi anni dopo quell’elegante mescolanza tra ultimo Manierismo e primo Barocco, ed è lì che Simone Peterzano lascia un ciclo dipinto che da solo meriterebbe il viaggio, in quanto lì si viene a formare visivamente il Caravaggio, lì dove già si librano nel cielo gli angeli che un giorno si ritroveranno nei vicoli di Napoli. E poi quando la cultura estetica barocca ormai fiorisce, Daniele Crespi vi compie il secondo intervento, dove lo svolazzo celeste dei putti si fa definitivo fra severi domenicani biancovestiti.
Il gatto certosino venne importato in Francia dall’Oriente nel 1100 circa: secondo la leggenda, alcuni crociati che tornavano dalla Terra Santa vennero ospitati in una certosa, e per sdebitarsi regalarono ai monaci una coppia di gatti dal bellissimo mantello blu-grigio: grandi cacciatori di topi, proteggevano i granai e i preziosi codici miniati.