Più a nord confina con la zona dei laghi che fu a lungo, quella
comacina in modo particolare, vogliosa d’indipendenza a tal punto
da non includersi neppure nella vasta diocesi ambrosiana, la più
estesa d’Occidente, che si prolungava fino nell’attuale Canton
Ticino. In realtà è dagli anni della Lex
Pompeia de Transpadanis nell’89 prima della nostra era che
questi territori, una volta celti, diventano parte integrante
dell’impero romano, e assumono una loro identità, quella che
comprova la figura di Plinio il Vecchio, il quale a Como nasce
nell’anno 23 dell’era moderna e a Napoli muore durante l’eruzione
del Vesuvio del 79. E quanto sarà poi fondamentale per la Roma
antica quest’area complessiva della Lombardia, da Virgilio che
nasce dalle parti di Mantova a Catullo che, nato a Verona, si
sollazzava sul lago di Garda. I laghi prealpini così costituiscono
un mito climatico ed esistenziale sin dalla notte dei tempi. E
diventeranno una meta necessaria per l’Europa che vi trova il primo
sapore dell’infinito Meridione. Al contempo i milanesi da quelle
parti andranno a ricercare la frescura estiva e il sollazzo
intellettuale nei giardini dal clima mite. Terre a lungo condannate
a una frugalità agreste, sono pure i luoghi genetici dell’ironia
meneghina e bonaria del Manzoni, che le descrisse con profondo
affetto. Erano allora luoghi fra i più belli d’Europa; oggi
l’antropizzazione forte ne ha talvolta cancellato l’estetica per
via di un’urbanistica fluida e incerta. Ma l’occhio attento del
viaggiatore avvertito potrà ritrovarvi tracce di sottile e
autentica poesia.