IL TEMPIO NATO SULLE LACRIME DELLA
MADONNA
ESISTE IN LOMBARDIA una tipologia particolare di edifici di culto che vengono chiamati “tempi civici”, in quanto dipendono direttamente dalle amministrazioni comunali e non dalle parrocchie. Lodi ne ha un esempio eccellente e forse anche il primo della serie. La storia inizia il 7 ottobre 1487, quando si mette a lacrimare una Madonna d’un affresco trecentesco posto sulla parete esterna d’una taverna di prostitute. La città considera il miracolo come segno d’auspicio e decide di costruire per l’affresco un tempio votivo. Parte così un fundraising fra gli abitanti e il vescovo affida il primo progetto a un allievo di Bramante il quale cede poi il lavoro al ticinese Giacomo Dolcebuono. Per anni l’abbellimento ulteriore dell’edificio continuò a essere compito finanziario dei cittadini. E così sorse l’edificio ottagonale del tempio civico della Beata Vergine Incoronata, oggi decorato all’inverosimile – anche con le testimonianze della pietas comunale nella galleria dei benefattori – fino al XIX secolo, quando fu affrescata la cupola. La mescolanza dei gusti è forse la caratteristica più attraente dell’opera finale, con un magnifico organo cinquecentesco successivamente riordinato in prima epoca neoclassica. Di particolare interesse, perché coeve alla prima costruzione, le quattro tavole del Bergognone che narrano la storia mariana della Nascita del Salvatore.
La denominazione di “tempio civico” è dovuta al fatto che la proprietà dell’edificio non è mai stata della diocesi, bensì della cittadinanza e delle autorità laiche di Lodi, retta prima da un collegio di nobili, poi dal Monte di Pietà e quindi dal Comune: anche l’attività liturgica è affidata a un rettore, nominato dal vescovo di Lodi.
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da Milano: 40 chilometri