IL GIOIELLO RITROVATO DEL BAROCCO
LOMBARDO
UNO SPLENDIDO LAVORO DI RESTAURO portato a termine con garbata abilità, e finanziato dalla Fondazione CAB, ha riportato allo splendore uno dei più fini gioielli dell’architettura barocca lombarda. Santa Maria della Carità, detta anche chiesa del Buon Pastore, in via dei Musei a Brescia. Un regalo alla città e alla cultura tutta d’Italia. Progetto di Agostino Avanzo del 1640 con pianta ottagonale che ricorda l’edificio di San Sebastiano a Milano, ma dove tutto prende lo sfavillio sfolgorante del Barocco ormai sicuro di se stesso. Pavimenti marmorei di qualità eccelsa, e in mezzo una riproduzione della Santa Casa di Nazaret, quella che si trova a Loreto. Vi si accede da un portale che fu recuperato dall’antica basilica di San Pietro de Dom, che fu demolita per costruire il Duomo nuovo di Brescia, dove si conservano le due colonne superstiti in marmo egiziano che a loro volta già provenivano da uno spoglio di epoca romana, quando Brescia era città fulgida e ricca di architetture. Sull’altare l’affresco staccato della Madonna della Carità in cornice sansovinesca. E tutto in un turbinio omnicomprensivo che è il culto della chiesa redenta post-tridentina. Una pala a sinistra incorniciata con le vertigini delle colonne a tortiglione dorate e l’altare centrale che chiude la casupola povera, con le esaltazioni scultoree del trionfo seicentesco. Era una volta il cuore del Pio Istituto delle Penitenti.
Opera di notevole rilievo artistico è il pavimento, che mostra elaborati e complicati intarsi in marmi policromi: sembra un “tappeto floreale di pietra”, conservatosi pressoché intatto; disegnato da Agostino Maggi, venne messo in posa dai lapicidi di Rezzato nel 1755.
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da Milano: 100 chilometri