Fino all’inizio del XII secolo la parte meridionale della città
confinava con una zona di acquitrini dovuta alla risorgenza delle
acque sotterranee in una area orografica leggermente più bassa
rispetto alla città, quella che ancora oggi viene chiamata “la
Bassa”. San Bernardo de Clairvaux, il riformatore del monachesimo
d’allora a Cîteaux, quello che Pio XII definirà Doctor Mellifluus, arrivò a Milano nel 1135, dopo
il Concilio di Pisa, e convinse i milanesi a far pace con papa
Innocenzo II. Già che c’era impiantò una replica di Clairvaux che
divenne Chiaravalle, dove i monaci lavoratori iniziarono a lavorare
la terra meridionale degli acquitrini. L’idea geniale fu quella di
disporre il terreno in piani a declivio come quelli d’un tetto dove
sulla cuspide scorreva l’acqua domata delle risorgive, la quale
bagnava i terreni tenendoli tiepidi. Quest’acqua impediva le gelate
e consentiva una prima raccolta di foraggio già nel mese di marzo,
quella che darà il nome “marcite” agli impianti. Chiaravalle
diventerà centro d’un sistema abbaziale dove un edificio dista
circa sei leghe antiche dall’altro in modo da permettere un comodo
spostamento dei monaci. Ma soprattutto fornirà al potere milanese
una inattesa ricchezza agricola e il “carburante” per consentire
alle cavallerie lombarde due mesi in più d’azione: da lì nascono
sia la prima ricchezza agricola sia lo strumento per il dominio
militare.