L’ELEGANZA DELLA TIBIA
PIAZZA SANTO STEFANO al primo contatto pare innegabilmente come un caos urbanistico ed estetico non facile da decifrare. È ancorata nella memoria dei milanesi ormai anziani che lì seguivano le manifestazioni studentesche del 1968. Quindi luogo della memoria. Ma in realtà luogo della super memoria, in quanto nella basilica di Santo Stefano fu assassinato il duca Galeazzo Maria Sforza il 26 dicembre 1476. Lì rimane un’aura di mistero che ha recentemente rivelato l’atto di nascita di Michelangelo Merisi, il Caravaggio, che d’allora non è più “da Caravaggio”, ma milanese! La chiesa a fianco è ben più recente nella sua fondazione, essendo stata ricostruita nel XVIII secolo. È forse la testimonianza più vibrante della presenza spagnola allora a Milano. Il Barocco che si fa Rococò va ad articolarsi in un ottagono di esaltante eleganza, che si conclude in una più antica cappella laterale nella quale vennero allora allestiti i pietosi resti umani dei cimiteri urbani legati alla Ca’ Granda, cioè all’ospedale. I teschi e le tibie elegantemente disposti nelle bacheche sorridono verso l’eternità e generano un memento mori di forte commozione. Ora che la vostra psiche è preparata, potete procedere verso la camera dove sono deposti a vista i resti mortali dei Disciplini, monaci austeri che aspettano nel loro ossario severo la resurrezione dei corpi, e che voi intanto potete vedere nella fase di decadimento.
Vicino alla chiesa di San Bernardino si trovano il verziere, un tempo mercato delle erbe famoso per la poesia del Porta (La Ninetta del Verzee), e via Brolo, dove in età romana e tardo medievale sorgeva il brolo o broletto, termine che indicava originariamente un orto o un frutteto, e poi l’area recintata dove si svolgevano le assemblee cittadine.