NEW YORK (MA DEL
RINASCIMENTO)
CI SI CAMMINA TRANQUILLI d’inverno avvolti nella nebbia, ci si cammina lenti d’estate in un tepore denso da tagliare con il coltello, ci si sta benissimo nelle mezze stagioni, che lì esistono ancora e hanno generato il poetico successo del Festival della Letteratura. Mantova, cancellata dalla storia dal sacco dei lanzichenecchi nel 1630, è rimasta per secoli in un limbo misterioso, affascinante. Vista dai laghi che forma il Mincio, è un’epifania architettonica che ricorda una New York tra Medioevo e Rinascimento, ambulando invece sulla piazza di Palazzo Ducale – edificio fatto da cumuli successivi tutti eccellenti – si scorge l’anima vera della complessità sua architettonica che ne fa il più bel Cremlino d’Italia. E poi per le strade si costeggia ciò che rimane del ghetto, e un negozio che dal Quattrocento a oggi tale è rimasto, da farmacia a bottega di stoffe, proprio accanto a quel battistero restaurato un secolo fa, che è a sua volta una costruzione voluta forse da Matilde di Canossa e comunque un esempio del primo grande Romanico. La città dei tondi e dei quadrati, riassunta alla perfezione nel cortile della casa che fu di Mantegna. E vicino ai progetti di Leon Battista Alberti, che della quadratura del cerchio era maestro totale. Derubricata ulteriormente quando il ducato fu abolito per fellonia dagli austriaci, ebbe la fortuna di farsi regalare dal governo asburgico l’ultimo capolavoro del Bibiena, il Teatro Scientifico, il più bel posto del mondo per tenere conferenze. Tutto a piedi.
Bellissimo il piccolo cofanetto Maria Bellonci e la Camera degli Sposi, edito da Tre Lune e Rai/ERI con documentario di Anna Zanoli del 1973 dedicato alla Camera degli sposi di Palazzo Ducale, con Maria Bellonci che legge le pagine del suo Ritratto di famiglia nella Camera picta.
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da Milano: 190 chilometri