L’INVENCIBLE ARMADA AL CROCEVIA DI
TIRANO
SALITE UNO SCALONE D’ONORE PRESTIGIOSO, entrate in un salone d’onore altrettanto prestigioso i cui decori ad affresco sono del Settecento e girate per le sale di Palazzo Salis a Tirano. Scalone, salone, sale, Salis: sembra uno scioglilingua, che vi introduce in un inatteso miracolo architettonico al quale si accede nientemeno che da un portale del Vignola. E così avrete già capito gran parte della magia che vi aspetta. Da un lato il Vignola, emiliano che a Roma fece scattare i primi passi cinquecenteschi verso la maniera del Barocco, con i formidabili camini che disegnò per Palazzo Farnese, ora Ambasciata di Francia; dall’altro la classicità di un’epoca nella quale il passaggio in Valtellina fu la strada normale per raggiungere l’Europa del Nord, e lo divenne in modo particolare dopo la disfatta della Invencible Armada di Felipe II. Dinanzi a quel palazzo passavano le truppe ispaniche alle quali il passaggio nella Manica per le Fiandre era stato impedito dopo il disastro navale alle bianche scogliere di Dover, quelle truppe che allora narravano: España mi natura, Italia mi ventura, Flandes mi sepultura. E per loro vedere quel palazzo era l’ultimo momento di gioia estetica prima di un percorso crudele. Per voi la delizia del giardino interno sarà l’inizio di un viaggio mentale ben più gradevole. E capirete che l’Italia già allora era unita da una lingua e dal gusto.
Il fatto che Tirano sia stata per secoli crocevia di viaggiatori è testimoniato dalla presenza di due xenodochi – dal greco xéno, ospite, e dòcheἰon, ricettacolo, piccolo ospizio gratuito per pellegrini e viandanti – risalenti all’XI secolo, quello di Santa Perpetua e quello vicino di San Romerio, costruito a 1794 metri di altezza su un pianoro a strapiombo sul lago di Poschiavo.
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da Milano: 160 chilometri