IL TEATRO LOW-COST DELL’EREDE DI
PALLADIO
SE PER CASO INFILATE UNO SPILLO in quello che appare il centro della parte superiore dello stivale Italia, questo spillo s’infilza nell’ectoplasma di uno Staterello scomparso oltre quattro secoli fa. Si tratta di Sabbioneta, piccolo e ambizioso sogno d’un Gonzaga straderivato da quelli di Mantova e soldato di professione; luogo del suo buen retiro. Si costruì lì una sorta di città ideale, che lascia tuttora l’esempio della sua frizzante follia creativa. Il Palazzo del micromonarca, la galleria delle sue raccolte d’antichità oggi svuotata, e infine il teatro, l’Olimpico, il primo interamente realizzato per essere tale in un Cinquecento che stava scoprendo lo spettacolo moderno riallacciandolo all’antichità. Vincenzo Scamozzi, il raffinato erede della creatività di Palladio, aveva appena completato la trasformazione dell’interno di un edificio vicentino in quel capolavoro totale che è l’Olimpico di Vicenza (1580), venne quindi chiamato da Vespasiano Gonzaga per far meglio a prezzo più basso. E così nasce non la mutazione di un edificio preesistente ma una fabbrica ex novo, il teatro, che avrà nei secoli successivi decine di migliaia di discendenti nell’Occidente. Bello tuttora e funzionante, con la sua scritta: Roma quanta fuit ipsa ruina docet. Tutta questa lezione di urbanistica ovviamente si gira a piedi.
Secondo Richard Paul Roe, nella sua guida The Shakespeare Guide to Italy del 2011, la commedia Sogno di una notte di mezza estate sarebbe ambientata non ad Atene ma a Sabbioneta, denominata fin dalla sua fondazione “piccola Atene”.
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da Milano: 150 chilometri