CASTELSEPRIO, VARESE (MA CON TANTA
ROMA)
È A UN TIRO DI SCHIOPPO DA MILANO. La strada da Gallarate a Tradate in teoria non dovrebbe prevedere sorprese estetiche. Ma se poco prima di Tradate girate a sinistra finirete a Castelseprio. Parcheggiate sul bordo del parco archeologico. La passeggiata nel bosco è affascinante in ogni stagione e vi proietta in un ecosistema conservato e in una stratificazione della storia carica di insondati misteri. È quello un ultimo avamposto romano in epoca di invasioni barbariche. Fu occupato, il luogo, dai Longobardi nell’VIII secolo; ne fecero piazzaforte. Ma prima ancora la piccola chiesa di Santa Maria Foris Portas (la extraurbana) testimonia la formidabile quanto contraddittoria presenza d’una Roma già decaduta nel VII secolo ma ancora viva. Sono unici e straordinari gli affreschi realizzati in una stesura tardo-ellenistica non ancora contaminata dal Protobizantinismo. In parole comprensibili: ci son pezzi di pittura che hanno la maturità fisica d’una ultima abilità romana che si ritroverà solo dopo il Rinascimento. Più curiosa di tutte è la Fuga in Egitto con un asino che si profila come già in Tiepolo. Il mistero di questo permanere latino nell’Alto Medioevo è parzialmente chiarito dalla citazione dell’acqua amara della Madonna, tema in auge presso i Greci e in alcuni vangeli apocrifi e vietato invece dai dettami del Concilio di Nicea. Gli ultimi legionari romani, resistenti come giapponesi su un’isola, erano invero cattolici di mente greca. A Castelseprio, nel varesotto!
Castelseprio è inclusa nel progetto Italia Langobardorum patrocinato dall’Unesco (longobardinitalia.it), che si propone di indagare il contributo dei Longobardi per lo sviluppo spirituale e culturale dell’Europa nella transizione fra la classicità e il Medioevo.
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da Milano: 50 chilometri