ABBAZIE TRA GOTICO E BAROCCO
IL PROGETTO DI MUTAZIONE e di ammodernamento dell’agricoltura del XII secolo a opera dei primi cistercensi fu regolare, inarrestabile e organico. Se l’abbazia di Chiaravalle diventa centro della riforma sia liturgica sia agricola e architettonica, curioso è constatare come tutta la piana meridionale di Milano verrà “colonizzata” dalla nuova pratica monacale. A sei leghe l’una dall’altra, si svilupperanno le sedi di riordino del territorio agricolo produttivo, così si passa da Chiaravalle a Viboldone, da Monluè al Ronchetto delle Rane oppure ancora a Morimondo. Di tutte, quest’ultima è quella che ha conservato la maggiore magia agreste, in quanto il suo collocamento nel Parco del Ticino l’ha salvata dalla cementificazione. Rimane luogo mistico, poetico e magico al contempo, perfettamente inserito in un’area agricola che oggi non teme più la betoniera. E continua a testimoniare la sua commovente stratificazione architettonica, che parte da quel Gotico tanto caro ai frati venuti di Francia, combinandolo con le mutazioni successive rinascimentali e barocche. Sicché la sua cortese meraviglia diventa propedeutica per riscoprire nella vicinissima Abbiategrasso le tracce della medesima cultura estetica, di un Medioevo che fu spesso ben più civile e garbato di quanto non ce lo raccontino i fumetti.
Il nome Morimondo deriva dal latino Mori Mundo, cioè “Morire al mondo”: nel cimitero del cenobio, ai piedi di una grande croce patente, è esposta una lapide in cui si legge: “Cimitero dei monaci cistercensi. Qui il mondo muore. Qui il mondo risorge. Ottobre 1134-ottobre 2000”.