LA CUPOLA PERDUTA CHE ISPIRÒ
BRAMANTE
TRE SONO I GRANDI EDIFICI ecclesiastici della protocristianità, tutti a pianta centrale, rimasti sostanzialmente integri: Santa Sofia a Istanbul, oggi museo; San Vitale a Ravenna e San Lorenzo a Milano, tuttora luoghi di culto. I milanesi passano distratti innanzi alle colonne romane con capitelli corinzi, considerandole un ornamento urbano destinato al deposito delle lattine di birra, e fino a ieri un impedimento al passaggio del tram, che s’infila poi nella pusterla medievale di Porta Ticinese. Sono invero queste colonne la parte di accesso di una basilica formidabile, costruita sul finire del IV secolo e che recava una cupola che fu d’esempio, prima di crollare nel 1573, al Bramante e al buon Michelangelo per progettare quella di San Pietro. All’interno dell’edificio sacro, giocando con fantasia tra gli ordini successivi della costruzione, vi tornerà in mente un mondo d’oltre un millennio e mezzo, e se per caso vi mancasse lo stimolo, andate fino alla cappella laterale di Sant’Aquilino dove rari lacerti di decorazione musiva testimonieranno fino in fondo quest’antica data d’origine. Poi una passeggiata romantica di riflessione sul retro della basilica, dove l’accrocco delle epoche ne fa una testimonianza che sarebbe piaciuta a ogni romantico poeta, e dove il ricordo delle esecuzioni capitali – compresa quella della colonna infame lì vicino – potrà piacere a ogni romantico splatter.
La cappella di Sant’Aquilino offre il suo patronato ai facchini, che ritrovarono le spoglie del santo, ora custodite in un’urna preziosa d’argento e cristallo dell’orafo Carlo Garavaglia: il 29 gennaio si usava portare alla cappella una grande damigiana da 50 chili d’olio coperta di fiori.