QUEI DECORI SUI SASSI E L’INVIDIA DI PAUL
KLEE
NON INTERESSANO SOLO NOI OGGI. Ne parlava già Strabone negli anni nei quali Gesù predicava in Galilea. Quindi sono proprio antichi gli antenati dei bergamaschi e forse parlavano con lo stesso accento. Sono Celti molto molto vecchi, paleolitici e neolitici che arrivano fino alla prima età del Ferro, che dura effettivamente ancora oggi con gli altiforni. Mentre entravano in questa età si misero a decorare i sassi della loro valle con una intensissima serie di graffiti che sono fra i più misteriosi che dall’età preistorica siano giunti a noi. Questi “petroglifi” sono addirittura 70.000 e ovviamente non li potete vedere tutti, ma ne bastano alcuni per aprire la fantasia in direzioni inattese: quella che offre una visione tutta particolare del rapporto con il Sole, quelle che vanno a trovare le radici della rappresentazione di figure umane che avrebbero fatto invidia a Paul Klee. Tutto sotto il segno del più emozionante fra i graffiti, la nota rosa camuna; e sempre considerando il ruolo che questi inserimenti visivi giocavano nel paesaggio montano. La passeggiata merita e chi ne avesse la forza la potrebbe fare interamente dal passo del Tonale fino alle sponde del lago d’Iseo, per constatare che i camuni d’oggi son proprio simpatici, polenta compresa. Hanno parenti dalla Scandinavia alla Spagna, passando dalla Francia e dai cantoni svizzeri, a dimostrazione che l’Europa c’era ben prima dell’euro.
L’esplorazione della Valcamonica iniziò nel 1908, quando Gualtiero Laeng identificò il primo masso di Cemmo chiamato dai locali “la preda dei pitoti” ovvero “pietra dei burattini”, per via dei numerosi “ometti stilizzati” incisi su di essa.
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da Milano a Capo di Ponte (BS): 145 chilometri