VILLA BELGIOJOSO E LA MILANO DI
RADETZKY
ERA PROPRIO UN BEL TIPO Ludovico Luigi Carlo Maria di Barbiano e Belgiojoso, vissuto a servizio dell’impero d’Austria prima e di quello di Francia poi, essendo nato nel 1728 sotto un potere e morto nel 1801 sotto un altro. Ma sempre mosso dalla medesima passione per la cosa pubblica, per il bello e per la sua modernità, a tal punto che, vecchietto, si fece costruire dal Pollack la più moderna delle residenze milanesi, iniziata nel 1790 e completata nel ’96. L’edificio riprendeva il linguaggio recente allora sancito dall’architetto ufficiale di Maria Teresa d’Austria, diventato poi architetto ufficiale del nuovo regime, quel fenomenale Piermarini che già aveva completato il Palazzo Reale e il Teatro alla Scala, e che poi avrebbe fatto da mentore – assieme ad Andrea Appiani – per il rinnovamento e la trasformazione del collegio dei gesuiti cacciati, in Museo di Brera. Il Neoclassicismo milanese fu fulcro dell’invenzione della nuova fase classicista, che poi avrebbe convertito anche Parigi. Tanto piacque agli austriaci, che il generale Radetzky, tornato a Milano dopo aver represso la rivoluzione del ’48, vi passò gli ultimi anni della sua vita. La villa, oggi comunale, è un riassunto del miglior gusto di quegli anni, dai colori pallidi dei suoi marmorini a pianterreno alle splendide pavimentazioni in legno di Maggiolini al piano nobile. E fu posta già allora nella più innovativa delle trasformazioni urbanistiche, sul bordo del corso napoleonico detto oggi Venezia, e in dialogo con quell’altro fabbricato d’eccellente gusto che è Palazzo Dugnani con gli affreschi di Tiepolo. Il giardino romantico all’inglese è parzialmente conservato, con le sue piccole vie idriche, e l’occhio attento, se informato, ne può ripercorrere il corso. Se la villa oggi ospita una quadreria ottocentesca degna di nota, le sue stalle bombardate nella Seconda guerra mondiale sono state trasformate da Ignazio Gardella nel Padiglione d’Arte Contemporanea.
Ludovico Barbiano di Belgiojoso fu il primo aristocratico milanese che venne a risiedere nella nuova zona dei Boschetti, così chiamata perché ancora non costruita, dando avvio alla rivalutazione del quartiere. Il giardino della villa è oggi un parco pubblico dedicato ai bambini.