INCANTO OLTRECONFINE
SI ESCE DALL’ITALIA, si entra nella morbidezza elvetica del Canton Ticino e si ricade in un micro pezzo d’Italia – anzi, di Lombardia perfettamente conservata – che ha l’ambizione di chiamarsi Campione d’Italia, perché forse sarebbe il perfetto campione di un’Italia tenuta bene. Molti ci vanno per il casinò, vi suggerisco invece una visita alternativa, in un luogo dove potete andare a piedi, ma per il quale – se siete fortunati al punto da poter affittare una barchetta a remi – l’approdo ideale è dal lago. A Madonna dei Ghirli i pellegrini arrivavano a frotte proprio da tutto il lago, oggi detto di Lugano e una volta detto Campionese, come i Maestri che da lì hanno insegnato al mondo intero a tagliar pietre e a far sculture. Si sale una doppia scalinata e si accede a una piccola meraviglia che trae le sue radici dal tempo remoto di otto secoli fa; lo testimoniano tuttora gli affreschi che dal Trecento, dove documentano in modo vivido il lavoro lapideo, passano a una parete esterna con uno dei più fini Giudizi universali rimasti da quei tempi, fino a un decoro complessivo interno in piena esaltazione barocca di pittura e di stucchi. Tutto ciò in un ambiente minuto e contenuto, così appropriato all’understatement atavico dei lombardi. E immerso in un verde poetico con quelle piccole tracce di palmizio ottocentesche che così bene dialogano con la linea d’orizzonte delle colline che si affacciano sull’acqua.
Il nome del santuario ha diverse interpretazioni, la più diffusa si collega al termine dialettale “ghirli” per indicare le rondini, o meglio i rondoni, particolarmente numerosi nella zona, migratori come i Maestri campionesi che andavano a lavorare lontani dal paese, a cui si aggiunge il vicino cimitero, luogo della partenza eterna.
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da Milano: 70 chilometri