CON PLINIO E DANTE SULL’ISOLA DEL
GARDA
NON POTRESTE TROVARE luogo più magico ed evocativo nell’estremo oriente della Lombardia dell’isola dei Cavazza, con l’omonimo Palazzo sul lago di Garda. Ci passarono tutti, dagli antichi Romani, Plinio ovviamente compreso, a san Francesco e a Dante, che la cita nel suo sommo poema. In realtà assume il suo aspetto definitivo, quello attuale, quando Gaetano de Ferrari di Genova vi porta la moglie Maria Annenkoff, arciduchessa di Russia, e si sa che i russi allora, quando arrivavano nel profondo Sud delle Alpi meridionali, non si potevano trattenere dall’impiantare giardini spettacolari come appunto aveva fatto anche il principe Troubetzkoy a Pallanza sul lago Maggiore. Il fortunato consorte di lei vi portò l’architetto milanese Luigi Rovelli, così eclettico da esser andato a disegnare Rapallo. Quando l’isola passò ai Cavazza di Bologna, anch’essi vi realizzarono il loro sogno. Il giardino di delizie dovuto al clima particolare è esaltato da una villa che ne desidera superare la fantasia e l’esotismo: appare come un palazzo veneziano gotico trasferito da una mano fatata sulle acque dolci del lago. Un altro caso di Belle Époque perenne consegnato alla storia e aperto oggi alle visite.
È la maggiore tra le isole del lago di Garda; a sud si incontra l’isolotto di San Biagio, conosciuto come “isola dei Conigli” – anticamente utilizzata per provare le armi da fuoco – con il vicino “scoglio dall’Altare”, dove una volta all’anno veniva celebrata una messa alla quale assistevano dalle loro barche i pescatori provenienti da tutto il lago.
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da Milano a San Felice del Benaco (BS): 140 chilometri