IL GENIO INCANTATO DAI BAGNI DI
DELIZIA
NE PARLAVANO GIÀ Plinio il Vecchio e Cassiodoro, delle terme di Bormio, ed è vero che i Romani antichi, per le terme che a casa loro dovevano riscaldare con la legna, si stupivano sempre quando scoprivano che la natura, quindi gli dei, potevano fornire senza fatica le acque calde e fumanti delle quali andavano ghiotti per igiene e per ozio. Ecco il motivo che li spinse già in epoca antica a scoprire Bormio e trasformarla in luogo di delizie. Tra l’altro era la Valtellina via utile per le loro ambizioni oltre le Alpi. Di quelle terme rimangono tuttora alcune vasche in funzione, i cosiddetti Bagni Vecchi, e l’esperienza dell’immergersi laddove da 2000 anni ci si immerge è per un certo verso unica al mondo. I Bagni Nuovi a loro volta non sono poi tanto nuovi, poiché sono quelli dei quali parlava già Leonardo da Vinci nel Codice Atlantico: “In cima alla Valtellina c’è Burmi. A Burmi sono i Bagni”; e sono quelli per i quali fu costruita la grande struttura alberghiera del Grand Hotel Bagni Nuovi negli anni Trenta del XIX secolo. L’esperienza innegabilmente più esotica da compiere è quella di nuotare nelle piscine di acqua calda a cielo aperto con il gelo d’inverno intorno, e se si è fortunati anche con la neve!
L’utilizzo di queste sorgenti termali era già attivo in età preromana: nella chiesa di San Vitale venne trovato un rilievo di reimpiego, datato tra il V-IV secolo a.C. e il I a.C, con un dio delle acque che impugna un tridente sormontato da un pesce, originariamente proveniente da un probabile luogo di culto dei Reti dedicato a una divinità delle acque locali.
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da Milano: 200 chilometri