IL SALOTTO DELLA CITTÀ
LE GALLERIE, INTESE COME LUOGHI URBANISTICI commerciali, protetti dalle intemperie e dai ladri, furono una delle più simpatiche invenzioni del XIX secolo. A dire il vero, il pensiero era già diventato realtà nella Roma antica e Aosta conserva una bella traccia sotterranea d’un simile impianto. Ma la modernità rilancia il tema, da Berlino a Madrid, da Londra a Parigi. Non poteva mancare alle ambizioni milanesi che già vedevano sin dal 1832 la galleria de Cristoforis fra la Corsia dei Servi e il Montenapoleone, prima galleria commerciale moderna d’Europa voluta dagli austrici. All’indomani della vittoriosa battaglia di Solferino, nel 1859, si decide quindi di realizzare la nuova galleria milanese dedicandola al re Vittorio Emanuele II. L’impresa viene affidata finanziariamente a un gruppo inglese che fallirà ma vi apporterà prima della bancarotta l’esperienza tecnica costruttiva del Crystal Palace londinese, quello dell’Expo del 1851. Il progetto fu affidato all’architetto Giuseppe Mengoni, lo stesso emiliano che costruirà poi la sede della Cassa di Risparmio di Bologna e che avrà la sfortuna di morire proprio nella galleria milanese cadendo dalle impalcature durante una ispezione del 1877.
La galleria fu da allora il salotto della città, Mata Hari danzò nuda in uno dei suoi ristoranti forse per Marinetti, e Boccioni vi dipinse la Rissa in galleria (1910), che probabilmente non era conseguenza del ballo.
Nell’antica Corsia dei Servi vi era il Padiglione Cattaneo dove debuttò nel 1870 la prima compagnia professionale milanese con la farsa El barchett de Boffalora dello scapigliato Cletto Arrighi: 26 anni più tardi vi verranno proiettate le prime “scene cromofotografate” con il sistema dei fratelli Lumière.