Una donna senza importanza

Commedia in quattro atti

1893

 

 

 

 

Premessa

 

Secondo tra i «Society Drama» wildiani, Una donna senza importanza è senza dubbio quello che accusa maggiormente il desiderio di imitare certo teatro salottiero francese (Dumas fils, Scribe, Sardou, ma anche Ancey, Pierre Quillard, Dujardin, Augier, Porto-Riche e persino Meilhac e Halévy). Le appropriazioni indebite di situazioni e di battute sono parecchie e non val la pena di elencarle. E anche la pretesa novità dell’inserimento d’un commentatore ironico, non indispensabile allo svolgimento della trama ma utile per snocciolare gli epigrammi provocatorii, in verità non è tale: Francillon o Le Gendre de Monsieur Poirier avevano già sperimentato con successo l’utilità di certi contrasti e commenti.

Il grazioso cicaleccio delle cosiddette «dame per bene» non riesce mai a fondersi con gli eventi drammatici veri e propri, con gli incontri fortuiti, le coincidenze quasi risibili e finanche con i riconoscimenti inattesi. Si tratta in realtà di opere diverse accostate casualmente: se il contrappunto mordente e spesso elegante ha funzioni di semplice cornice bisogna pur dire che nell’insieme risulta persino troppo in evidenza nei confronti delle ficelles strappalagrime a cui l’Autore ricorre spudoratamente. A questo si aggiunge che la riunione in un solo personaggio dell’anti-romantico enunciatore di aforismi e del malvagio padre snaturato con attendibile ravvedimento finale determina la curiosa creazione d’uno sconclusionato Hyde-Jekyll di nessuna consistenza psicologica, pericolosamente prossimo ai personaggi-fantoccio di Vera o di La duchessa di Padova. All’attivo del dramma resta dunque soltanto il personaggio della protagonista femminile, visto con umana simpatia ed esaltato nel finale da un esatto rovesciamento di posizioni.

Ripresa frequentemente nei paesi di lingua anglosassone, l’opera non ha incontrato in Italia eguale fortuna. La prima rappresentazione del dramma in Italia avviene nella stagione teatrale 1915-1916 ad opera di Luigi Carini, con Irma Gramatica nelle vesti di Mrs. Arbuthnot, ruolo ripreso successivamente da Nera Grossi. L’edizione di riferimento resta ancora quella della stagione teatrale 1939-40 a proposito della quale Renato Simoni ebbe a scrivere sul Corriere della Sera (4 gennaio 1940):

 

La commedia è stata messa in scena con gusto e con animazione dal Covaz, e gli attori l’hanno, in complesso, recitata bene: in particolar modo Sarah Ferrati, che ha mostrato ieri sera di saper passare dalle interpretazioni comiche a quelle drammatiche con una bella sincerità di espressione e di passione. Nino Besozzi che disse la sua parte e impersonò il suo personaggio con la calma ironia che il teatro del Wilde richiede, il Sibaldi e le signore Riva, Gordini, Guerra e Querio furono eccellenti. Quattro chiamate dopo il primo atto, nove al secondo, sei dopo il terzo. Con gli interpreti fu chiamato alla ribalta anche il regista e traduttore Covaz.

 

Accoglienze altrettanto liete ebbe una successiva ripresa al Teatro Stabile di Torino, una quindicina d’anni dopo. I protagonisti erano Maria Laetitia Celli e Carlo Lombardi; con loro recitavano: Lia Angeleri, Olga Solbelli, Lucia Catullo, Wanda Benedetti, Carlo Enrici e Pierpaolo Porta.

 

LUCIO CHIAVARELLI

 

 

PERSONAGGI

 

Lord Illingworth

Sir John Pontefract

Lord Alfred Rufford

Mr. Kelvil, membro del Parlamento

Il venerabile arcidiacono Daubeny, dottore in teologia

Gerald Arbuthnot

Farquhar, maggiordomo

Francis, domestico

Lady Hunstanton

Lady Caroline Pontefract

Lady Stutfield

Mrs. Allonby

Miss Hester Worsley

Alice, cameriera

Mrs. Arbuthnot

 

SCENE DELLA COMMEDIA

 

Atto I, terrazza di Hunstanton Chase; atto II, salotto di Hunstanton Chase; atto III, galleria dei quadri a Hunstanton Chase; atto IV, salotto in casa di Mrs. Arbuthnot a Wrockley.

 

 

Atto I

 

La scena rappresenta un prato davanti alla terrazza di Hunstanton Chase. L’azione si svolge nel giro di ventiquatt’ore. Epoca: 1893.

(Sir John e Lady Caroline Pontefract, Miss Worsley seduti sotto un grande tasso).

 

LADY CAROLINE: Credo che questa sia la prima volta che soggiornate in una casa di campagna inglese, non è vero, Miss Worsley?

HESTER: Sì, Lady Caroline.

LADY CAROLINE: Mi dicono che non avete case di campagna in America; è vero?

HESTER: Non molte.

LADY CAROLINE: Ma non avete campagna? Quella che noi chiamiamo campagna?

HESTER (sorridendo): Abbiamo la più vasta campagna del mondo, Lady Caroline. A scuola ci dicevano che taluni dei nostri stati sono grandi come la Francia e l’Inghilterra messe insieme.

LADY CAROLINE: Ah, chissà quante correnti d’aria, allora! (A Sir John): John, dovresti metterti la sciarpa. A che serve che io te ne faccia continuamente, se non le porti mai?

SIR JOHN: Sono ben riparato, Caroline, ti assicuro.

LADY CAROLINE: Non lo credo, John. Certo non potevate capitare in un luogo più delizioso di questo, Miss Worsley, sebbene la casa sia eccessivamente umida, imperdonabilmente umida, e la cara Lady Hunstanton sia un po’ corriva, talvolta, nella scelta delle persone che invita. (A Sir John): Jane mescola troppo i suoi ospiti. Lord Illingworth, certo, è un uomo distintissimo. È un privilegio poterlo conoscere. E quel membro del Parlamento, Mr. Kettle...

SIR JOHN: Kelvil, amor mio, Kelvil.

LADY CAROLINE:..certo sarà una persona molto rispettabile. Nessuno l’ha mai sentito nominare, il che è una gran cosa, al giorno d’oggi, per un uomo. Ma Mrs. Allonby è appena appena possibile.

HESTER: Non mi piace Mrs. Allonby. Non vi so dire quanto mi sia antipatica.

LADY CAROLINE: Non son tanto sicura, Miss Worsley, che degli stranieri come voi possano permettersi simpatie e antipatie per le persone con le quali vengono invitati. Mrs. Allonby nasce molto bene. È nipote di Lord Brancaster. È vero, si dice che sia scappata di casa due volte prima di sposarsi. Ma sapete com’è maligna la gente, di solito. Per conto mio, non credo sia scappata più di una volta.

HESTER: Mr. Arbuthnot è veramente simpatico.

LADY CAROLINE: Ah, sì! il giovanotto che ha un posto in banca. Lady Hunstanton è stata assai gentile a invitarlo e Lord Illingworth ne sembra proprio innamorato. Non sono tanto sicura che Jane faccia bene a trarlo fuori dalla sua condizione. Ai tempi della mia gioventù, Miss Worsley, non c’era pericolo di incontrarsi in società con qualcuno che lavorava per vivere. Non ci si pensava neppure.

HESTER: In America quelle sono le persone che rispettiamo di più.

LADY CAROLINE: Non ne dubito.

HESTER: Mr. Arbuthnot ha un bellissimo carattere. Così semplice e sincero! Ha uno dei più bei caratteri che abbia mai conosciuto. È una vera fortuna trovarsi con lui.

LADY CAROLINE: Miss Worsley, in Inghilterra non si usa che una ragazza parli con tanto entusiasmo di una persona dell’altro sesso. Le donne inglesi nascondono i loro sentimenti fin dopo il matrimonio. Poi li scoprono.

HESTER: Allora in Inghilterra non permettete che ci sia amicizia tra un giovanotto e una ragazza?

(Entra Lady Hunstanton, seguita dal domestico, con scialli e un cuscino).

LADY CAROLINE: Giudichiamo la cosa assai poco prudente. Jane, stavo proprio dicendo che piacevole compagnia hai messo insieme. Tu hai proprio una meravigliosa facoltà di scelta. Proprio un dono.

LADY HUNSTANTON: Cara Caroline, come sei gentile! Credo che staremo tutti molto bene insieme. E spero che la nostra graziosa ospite americana lascerà il nostro paese col più piacevole ricordo della nostra vita di campagna. (Al domestico.) Il cuscino qui, Francis. E il mio scialle. Quello di Shetland.

(Esce il domestico in cerca dello scialle. Entra Gerald Arbuthnot.)

GERALD: Lady Hunstanton, ho una buona notizia da darvi. Lord Illingworth mi ha offerto in questo momento il posto di suo segretario.

LADY HUNSTANTON: Suo segretario? Questa è davvero una buona notizia, Gerald. Vuol dire che hai davanti a te un brillantissimo avvenire. La tua cara mamma ne sarà felicissima. Devo proprio cercar di convincerla a venire qui questa sera. Credi che verrebbe, Gerald? So quanto sia difficile persuaderla a recarsi in qualche posto.

GERALD: Oh, son sicuro che verrebbe, Lady Hunstanton, se sapesse che Lord Illingworth mi ha fatto una simile offerta.

(Entra il domestico con lo scialle.)

LADY HUNSTANTON: Voglio proprio scriverle e raccontarle tutto, chiedendole di venir qui a conoscerlo. (Al domestico.) Aspettate un momento, Francis. (Scrive la lettera.)

LADY CAROLINE: Che splendida occasione per un giovane come voi, Mr. Arbuthnot.

GERALD: Davvero, Lady Caroline. Confido che saprò rendermene degno.

LADY CAROLINE: Lo spero anch’io.

GERALD (a Hester): E voi, non mi fate le vostre congratulazioni, Miss Worsley?

HESTER: Siete molto contento?

GERALD: Certo che lo sono. Vuol dir tutto per me... cose che non potevo neppure sognare, ora posso ardire di sperarle.

HESTER: Tutto si dovrebbe ardir di sperare. La vita è una speranza.

LADY HUNSTANTON: Credo, Caroline, che Lord Illingworth aspiri alla diplomazia. Ho sentito dire che gli hanno offerto Vienna. Ma può anche non esser vero.

LADY CAROLINE: Non mi pare che l’Inghilterra dovrebbe esser rappresentata all’estero da uno scapolo, Jane. Potrebbero derivarne delle complicazioni.

LADY HUNSTANTON: Sei troppo nervosa, Caroline. Credimi, sei troppo nervosa. E poi Lord Illingworth può sposarsi ogni giorno che passa. Speravo che sposasse Lady Kelso. Ma credo dicesse che la sua famiglia era troppo grossa. O parlava dei suoi piedi? Non ricordo bene. Mi dispiace. Era nata per essere moglie di un ambasciatore.

LADY CAROLINE: Quel che è certo, è che aveva una meravigliosa facoltà di ricordare i nomi delle persone, e dimenticarne il viso.

LADY HUNSTANTON: Beh, questo è abbastanza naturale, no? (Al domestico): Dite a Henry di aspettare la risposta. Ho scritto una riga alla tua cara mamma, Gerald, per darle la buona notizia e per dirle che deve assolutamente venire a pranzo. (Esce il domestico.)

GERALD: Siete troppo gentile, Lady Hunstanton. (A Hester): Volete venire a far due passi, Miss Worsley?

HESTER: Con piacere. (Esce con Gerald.)

LADY HUNSTANTON: Sono molto soddisfatta della buona fortuna di Gerald. È un mio protetto; e mi fa piacere soprattutto che Lord Illingworth gli abbia fatto una simile offerta spontaneamente, senza che io gli dicessi nulla. A nessuno piace che gli si chiedano favori. Mi ricordo che la povera Charlotte Pagden si rese proprio antipatica durante una Season, perché aveva una governante francese che voleva raccomandare a tutti.

LADY CAROLINE: Conosco quella governante, Jane. Lady Pagden la mandò a me. Fu prima che Eleanor facesse il suo ingresso in società. Era troppo bella perché si potesse tenerla in una casa per bene. Non mi meraviglia che Lady Pagden fosse tanto desiderosa di sbarazzarsene.

LADY HUNSTANTON: Ah, questo spiega tutto.

LADY CAROLINE: John, l’erba è troppo umida per te. Faresti meglio ad andare subito a metterti le soprascarpe.

SIR JOHN: Sto benissimo così, Caroline, ti assicuro.

LADY CAROLINE: Devi permettermi di esser miglior giudice di te, John. Ti prego, fa’ quello che ti dico. (Sir John si alza ed esce.)

LADY HUNSTANTON: Tu lo vizi, Caroline, proprio lo vizi!

(Entrano Mrs. Allonby e Lady Stutfield.)

LADY HUNSTANTON (a Mrs. Allonby): Dunque, mia cara, spero che vi piaccia il parco. Dicono sia ben alberato.

MRS. ALLONBY: Gli alberi sono davvero meravigliosi, Lady Hunstanton.

LADY STUTFIELD: Meravigliosi, sicuro, meravigliosi!

MRS. ALLONBY: Per conto mio, sono certa che se vivessi in campagna per sei mesi perderei tutta la mia raffinatezza, sì che nessuno si accorgerebbe più di me.

LADY HUNSTANTON: Vi assicuro, mia cara, che la campagna non fa certo questo effetto. Fu proprio da Melthorpe, a due chilometri da qui, che Lady Belton scappò con Lord Fethersdale. Mi ricordo il fatto benissimo. Il povero Lord Belton morì tre giorni dopo di gioia, o di gotta; non ricordo bene. A quell’epoca avevamo molti ospiti qui e tutti ci interessammo molto alla faccenda.

MRS. ALLONBY: Ritengo che fuggire sia viltà. Vuol dire fuggire davanti al pericolo. E il pericolo sta diventando così raro nella vita moderna!

LADY CAROLINE: Per quello che ne so io, le giovani al giorno d’oggi pare abbiano come scopo della loro vita il giocare continuamente col fuoco.

MRS. ALLONBY: Il gran vantaggio di giocare col fuoco, Lady Caroline, è che così non ci si scotta neppure un pochino. Mentre la gente che non sa giocare col fuoco si brucia addirittura.

LADY STUTFIELD: Già; vedo, vedo. È molto, molto confortante.

LADY HUNSTANTON: Non so come il mondo andrebbe avanti con una teoria di questo genere, cara Mrs. Allonby.

LADY STUTFIELD: Ah, il mondo è stato fatto per gli uomini e non per le donne.

MRS. ALLONBY: Oh, non lo dite, Lady Stutfield. Siamo molto più fortunate noi di loro. Ci sono molte più cose proibite per noi che per loro.

LADY STUTFIELD: Sì, sì, è vero, verissimo. Non ci avevo pensato.

(Entrano Sir John e Mr. Kelvil.)

LADY HUNSTANTON: Ebbene, Mr. Kelvil, avete finito il vostro lavoro?

KELVIL: Ho finito di scrivere per oggi, Lady Hunstanton. È stata una bella fatica. Al giorno d’oggi accaparrano troppo il tempo di un uomo pubblico, troppo davvero. E non credo che se ne abbia un riconoscimento adeguato.

LADY CAROLINE: John, ti sei messo le soprascarpe?

SIR JOHN: Sì, amor mio.

LADY CAROLINE: Dovresti venire qui, John. È più riparato.

SIR JOHN: Ma sto benissimo qui, Caroline.

LADY CAROLINE: Non credo, John. È meglio che tu ti sieda vicino a me. (Sir John si alza e traversa la scena.)

LADY STUTFIELD: E di che cosa avete scritto questa mattina, Mr. Kelvil?

KELVIL: Sul solito argomento, Lady Stutfield. Sulla Purezza.

LADY STUTFIELD: Dev’essere molto, molto interessante trattare un argomento simile.

KELVIL: È il solo argomento che abbia una vera importanza nazionale, oggigiorno, Lady Stutfield. Mi propongo di parlarne ai miei elettori prima che si riunisca il Parlamento. Trovo che le classi più povere della campagna mostrino un vivo desiderio di un livello etico più alto.

LADY STUTFIELD: Com’è carino, com’è carino da parte loro!

LADY CAROLINE: Siete favorevole all’ingerenza delle donne nella politica, Mr. Kelvil?

KELVIL: La crescente affluenza delle donne è la cosa più rassicurante della nostra vita politica, Lady Caroline. Le donne stanno sempre dalla parte della moralità, pubblica e privata.

LADY STUTFIELD: È così soddisfacente, così soddisfacente sentirvi parlare così!

LADY HUNSTANTON: Ah, sì!... le qualità morali delle donne... questa è la cosa più importante. Temo, cara Caroline, che il nostro caro Lord Illingworth non apprezzi al giusto le qualità morali delle donne.

(Entra Lord Illingworth.)

LADY STUTFIELD: Il mondo dice che Lord Illingworth è molto, molto cattivo.

LORD ILLINGWORTH: Ma quale mondo lo dice, Lady Stutfield? Forse l’altro mondo, perché questo mondo e io siamo in ottimi termini. (Siede vicino a Mrs. Allonby.)

LADY HUNSTANTON: Tutti quelli che conosco io dicono che siete molto, molto cattivo.

LORD ILLINGWORTH: È veramente straordinario come la gente oggigiorno vada in giro dicendo dietro le spalle di questo o di quello cose che sono assolutamente vere e attendibili.

LADY HUNSTANTON: Il nostro caro Lord Illingworth è proprio incorreggibile, Lady Stutfield. Ho rinunciato ormai all’idea di cambiarlo. Ci vorrebbe una Società con un consiglio direttivo e un segretario stipendiato per riuscirci. Ma avete già il segretario, intanto, è vero Lord Illingworth? Gerald Arbuthnot ci ha raccontato la sua grande fortuna; siete stato veramente gentile.

LORD ILLINGWORTH: Oh, non lo dite, Lady Hunstanton. Gentile è una parola orribile. Ho provato una gran simpatia per il giovane Arbuthnot non appena l’ho conosciuto, ed egli mi sarà molto utile per certe cose che, forse stupidamente, penso di fare.

LADY HUNSTANTON: È un giovane ammirevole. E sua madre è una delle mie più care amiche. Se n’è appena andato a passeggiare con la nostra graziosa americana. Molto graziosa, non pare anche a voi?

LADY CAROLINE: Anche troppo. Queste ragazze americane si portano via i migliori partiti. Perché non se ne stanno al loro paese? Ne parlano tutti come del paradiso delle donne!

LORD ILLINGWORTH: Lo è, infatti. Ed è per questo che, come Eva, sono così desiderose di uscirne.

LADY CAROLINE: Chi sono i genitori di Miss Worsley?

LORD ILLINGWORTH: Le donne americane sono bravissime a nascondere i loro genitori.

LADY HUNSTANTON: Mio caro Lord Illingworth, che intendete dire? Miss Worsley, Caroline, è orfana. Suo padre era un multimilionario o un filantropo, o l’una cosa e l’altra, credo, che ospitò magnificamente mio figlio quando visitò Boston. Non so quale fosse l’origine della sua fortuna.

KELVIL: Forse una buona chincaglieria americana.

LADY HUNSTANTON: E che cosa sono le chincaglierie americane?

LORD ILLINGWORTH: I romanzi americani.

LADY HUNSTANTON: Che stranezza!... Comunque, quale sia l’origine della sua grande ricchezza, ho una grande stima per Miss Worsley. Si veste magnificamente. Tutte le Americane vestono bene. Comprano i loro vestiti a Parigi.

MRS. ALLONBY: Dicono, Lady Hunstanton, che quando i buoni Americani muoiono, vanno a Parigi.

LADY HUNSTANTON: Davvero? E quando muoiono i cattivi Americani, dove vanno?

LORD ILLINGWORTH: Oh, in America.

KELVIL: Temo che non apprezziate l’America, Lord Illingworth. È un paese assai notevole, specialmente se si tien conto della sua giovinezza.

LORD ILLINGWORTH: La giovinezza dell’America è la sua più antica tradizione. Continua ormai da trecento anni. A sentirli parlare si direbbe che siano ancora nella prima fanciullezza. Ma in quanto a civiltà sono già nella seconda.

KELVIL: Vi è certamente una grande corruzione nella politica americana. Forse alludete a questo?

LORD ILLINGWORTH: Forse.

LADY HUNSTANTON: La politica batte una cattiva strada dappertutto, mi dicono. In Inghilterra certamente. Il caro Mr. Cardew sta rovinando il paese. Mi domando come sua moglie glielo permetta. Non pensate anche voi, Lord Illingworth, che la gente ignorante non dovrebbe avere il diritto di voto?

LORD ILLINGWORTH: Credo che sia la sola che dovrebbe averlo.

KELVIL: Ma allora non avete abbracciato nessun partito nella politica moderna, Lord Illingworth?

LORD ILLINGWORTH: Non si dovrebbe mai abbracciare nessun partito per nessuna ragione, Mr. Kelvil. Abbracciare un partito è l’inizio della sincerità, alla quale segue subito dopo lo zelo, e l’essere umano allora diventa un seccatore. Però la Camera dei Comuni fa veramente poco danno. Non potete render buona la gente con un atto del Parlamento... è già qualche cosa.

KELVIL: Non potete negare che la Camera dei Comuni abbia sempre mostrato molta comprensione per le sofferenze dei poveri.

LORD ILLINGWORTH: Questo è il suo difetto principale. È il difetto dell’epoca. Si dovrebbe interessarsi della gioia, della bellezza, del colore della vita. Meno si parla dei mali della vita, meglio è, Mr. Kelvil.

KELVIL: Eppure i nostri quartieri dell’est rappresentano un problema importante.

LORD ILLINGWORTH: D’accordo. È il problema della schiavitù. E noi cerchiamo di risolverlo facendo divertire gli schiavi.

LADY HUNSTANTON: Certamente moltissimo si può fare offrendo divertimenti a buon mercato, come dite voi, Lord Illingworth. Il caro Dottor Daubeny, il nostro parroco, organizza con l’aiuto dei suoi vicari, svaghi eccellenti per i poveri, durante l’inverno. Si può fare moltissimo bene anche con una lanterna magica, o con un missionario, o con qualche altro divertimento popolare di questo genere.

LADY CAROLINE: Non sono affatto favorevole ai divertimenti per i poveri, Jane. Coperte e carbone son tutto quello che occorre. C’è già fin troppo amore del piacere tra le classi abbienti. La salute è la cosa più necessaria nella vita moderna. La salute pubblica non è buona, non è buona per niente.

KELVIL: Avete perfettamente ragione, Lady Caroline.

LADY CAROLINE: Ho sempre ragione di solito, credo.

MRS. ALLONBY: Che orribile parola: «salute».

LORD ILLINGWORTH: La più sciocca della nostra lingua; e si sa bene l’idea che se ne fa il popolo: il gentiluomo di campagna che galoppa inseguendo una volpe... l’ineffabile all’inseguimento dell’immangiabile!

KELVIL: Posso chiedervi, Lord Illingworth, se ritenete che la Camera dei Pari sia una istituzione migliore della Camera dei Comuni?

LORD ILLINGWORTH: Molto migliore s’intende. Noi della Camera dei Pari non veniamo mai a contatto con l’opinione pubblica. Per questo formiamo un’assemblea civile.

KELVIL: Parlate sul serio, esprimendo un tal punto di vista?

LORD ILLINGWORTH: Assolutamente sul serio, Mr. Kelvil. (A Sir Allonby): Che abitudine volgare è quella che ha la gente oggigiorno di domandare, dopo che si è detta loro un’idea, se si è seri o no. Nulla è serio, eccettuata la passione. L’intelligenza non è una cosa seria e non lo è mai stata. È uno strumento sul quale si suona, ecco tutto. L’unica forma seria d’intelligenza che conosca è l’intelligenza britannica. E sull’intelligenza britannica gli ignoranti battono la grancassa.

LADY HUNSTANTON: Che cosa state dicendo, Lord Illingworth, della grancassa?

LORD ILLINGWORTH: Stavo semplicemente parlando a Mrs. Allonby degli articoli di fondo dei giornali londinesi.

LADY HUNSTANTON: Ma voi credete a tutto quello che scrivono i giornali?

LORD ILLINGWORTH: Certamente. Al giorno d’oggi si avvera soltanto tutto quello che è illeggibile. (Si alza con Mrs. Allonby.)

LADY HUNSTANTON: Ve ne andate, Mrs. Allonby?

MRS. ALLONBY: Soltanto fino alla serra. Lord Illingworth mi diceva stamane che c’è un’orchidea bella come tutti i sette peccati mortali.

LADY HUNSTANTON: Mia cara, spero che non ci sia niente del genere. Ne voglio parlare col giardiniere. (Escono Mrs. Allonby e Lord Illingworth.)

LADY CAROLINE: Un tipo interessante, Mrs. Allonby.

LADY HUNSTANTON: Peccato che qualche volta si lasci portare troppo lontano dalla sua lingua arguta.

LADY CAROLINE: Credi che sia la sola cosa dalla quale si lasci portar via, Jane?

LADY HUNSTANTON: Lo spero Caroline, lo spero.

(Entra Lord Alfred.)

Caro Lord Alfred, venite a sedere vicino a noi. (Lord Alfred siede vicino a Lady Stutfield.)

LADY CAROLINE: Tu pensi bene di tutti, Jane. È un grave errore.

LADY STUTFIELD: Credete davvero, Lady Caroline, che bisognerebbe pensar male di tutti?

LADY CAROLINE: Credo che sia il metodo più sicuro, Lady Stutfield. Finché, naturalmente, non si scopra che la gente è buona. Ma per questo occorre non poco studio, al giorno d’oggi.

LADY STUTFIELD: Ma c’è tanto maligno pettegolezzo nella vita moderna!

LADY CAROLINE: Lord Illingworth mi faceva notare l’altra sera a cena che alla base di ogni maldicenza c’è una certezza assolutamente immorale.

KELVIL: Lord Illingworth è certamente un uomo molto brillante, ma mi sembra gli manchi quella bella fede nella nobiltà e nella purezza della vita che è tanto importante in questo nostro secolo.

LADY STUTFIELD: Sì, molto, molto importante, non è vero?

KELVIL: Mi dà l’impressione di un uomo che non apprezza la vita domestica del nostro paese. Lo direi un po’ guasto da idee forestiere in proposito.

LADY STUTFIELD: Non c’è niente, proprio niente che si possa paragonare alla vita domestica, non è vero?

KELVIL: È il principale sostegno del nostro sistema morale in Inghilterra, Lady Stutfield. Senza di esso, diventeremmo uguali ai nostri vicini.

LADY STUTFIELD: Questo sarebbe tanto, tanto triste, non è vero?

KELVIL: Temo che anche Lord Illingworth consideri la donna semplicemente come un giocattolo. Ma io non l’ho mai considerata tale. La donna è la collaboratrice spirituale dell’uomo nella vita pubblica e nella privata. Senza di lei noi dimenticheremmo i veri ideali. (Siede vicino a Lady Stutfield.)

LADY STUTFIELD: Sono molto, molto contenta di sentirvi parlare così.

LADY CAROLINE: Siete sposato, Mr. Kettle?

SIR JOHN: Kelvil, mia cara, Kelvil.

KELVIL: Sono sposato, Lady Caroline.

LADY CAROLINE: Avete figli?

KELVIL: Sì.

LADY CAROLINE: Quanti?

KELVIL: Otto.

(Lady Stutfield rivolge la sua attenzione a Lord Alfred.)

LADY CAROLINE: Mrs. Kettle e i bambini saranno al mare, immagino. (Sir John si stringe nelle spalle.)

KELVIL: Mia moglie e i bambini sono al mare.

LADY CAROLINE: Li raggiungerete più tardi, senza dubbio?

KELVIL: Se i miei impegni pubblici lo permetteranno.

LADY CAROLINE: La vostra vita pubblica dev’essere fonte di grandi soddisfazioni per Mrs. Kettle.

SIR JOHN: Kelvil, amor mio, Kelvil.

LADY STUTFIELD (a Lord Alfred): Sono deliziose, veramente deliziose queste vostre sigarette col bocchino dorato, Lord Alfred.

LORD ALFRED: Sono terribilmente care. Posso permettermele soltanto quando sono indebitato.

LADY STUTFIELD: Dev’essere un vero, vero strazio esser pieno di debiti.

LORD ALFRED: Bisogna pure avere una qualche occupazione oggigiorno. Se non avessi i miei debiti non avrei nulla a cui pensare. Tutti i giovani che conosco sono pieni di debiti.

LADY STUTFIELD: Ma la gente alla quale dovete denaro non vi dà tante e tante noie?

(Entra il domestico.)

LORD ALFRED: Oh, no! Loro scrivono, ma io no.

LADY STUTFIELD: Oh che strano, oh che strano!

LADY HUNSTANTON: Ah, ecco una lettera della cara Mrs. Arbuthnot, Caroline. Non verrà a cena. Mi dispiace assai. Ma verrà poi in serata. Sono proprio contenta. È una delle donne più deliziose che io conosca. Ha anche una bellissima scrittura, grande e ferma. (Dà la lettera a Lady Caroline.)

LADY CAROLINE (guardando la lettera): Manca un poco di femminilità, Jane. La femminilità è la qualità che ammiro di più nelle donne.

LADY HUNSTANTON (riprendendo la lettera e posandola sul tavolo): Oh! è tanto femminile, Caroline, e anche tanto buona. Dovresti sentire quello che dice di lei l’Arcidiacono. La considera il suo braccio destro nella parrocchia. (Al domestico che le parla): Nel salotto giallo. Vogliamo rientrare? Lady Stutfield, vogliamo entrare a prendere il tè?

LADY STUTFIELD: Volentieri, Lady Hunstanton. (Si alzano e si avviano. Sir John si offre di portare il mantello di Lady Stutfield.)

LADY CAROLINE: John! Se lasciassi a tuo nipote la cura del mantello di Lady Stutfield, potresti aiutarmi a portare il mio cestino da lavoro.

(Entrano Lord Illingworth e Mrs. Allonby.)

SIR JOHN: Certo, amor mio. (Escono.)

MRS. ALLONBY: Che cosa curiosa, le donne brutte sono sempre gelose dei loro mariti, mentre le donne belle non lo sono mai.

LORD ILLINGWORTH: Le donne belle non ne hanno il tempo. Sono sempre occupate a essere gelose dei mariti delle altre!

MRS. ALLONBY: Avrei creduto che Lady Caroline fosse ormai stanca di queste schermaglie coniugali. Sir John è il suo quarto marito!

LORD ILLINGWORTH: Tanti anni di matrimonio non giovano certo. Venti anni d’amore riducono una donna a una rovina; ma vent’anni di matrimonio ne fanno una specie di edificio pubblico.

MRS. ALLONBY: Vent’anni d’amore! Esiste una cosa simile?

LORD ILLINGWORTH: Non ai giorni nostri. Le donne sono diventate troppo spiritose. Niente rovina l’amore quanto lo spirito in una donna.

MRS. ALLONBY: O la mancanza di spirito in un uomo.

LORD ILLINGWORTH: Avete ragione. In un Tempio tutti dovrebbero essere seri, meno la cosa da adorare.

MRS. ALLONBY: E questo sarebbe l’uomo?

LORD ILLINGWORTH: Le donne si inginocchiano con tanta grazia! Gli uomini non lo fanno mai.

MRS. ALLONBY: Voi state pensando a Lady Stutfield!

LORD ILLINGWORTH: Vi assicuro che non penso a Lady Stutfield da un quarto d’ora.

MRS. ALLONBY: La trovate molto misteriosa?

LORD ILLINGWORTH: È più che un mistero... è un capriccio.

MRS. ALLONBY: I capricci non durano.

LORD ILLINGWORTH: È la loro principale attrattiva.

(Entrano Hester e Gerald.)

GERALD: Lord Illingworth, tutti mi hanno fatto le loro congratulazioni, Lady Hunstanton, Lady Caroline, e... tutti insomma. Spero che diventerò un buon segretario.

LORD ILLINGWORTH: Sarete il modello dei segretari, Gerald. (Continua a parlare con lui.)

MRS. ALLONBY: Vi piace la vita campestre, Miss Worsley?

HESTER: Moltissimo, davvero.

MRS. ALLONBY: Non vi capita di desiderare di partecipare a un pranzo mondano a Londra?

HESTER: Detesto quel genere di pranzi.

MRS. ALLONBY: Io li adoro. La gente intelligente non ascolta, e quella stupida non parla mai.

HESTER: Mi pare che la gente stupida parli anche troppo.

MRS. ALLONBY: Ma io non l’ascolto mai!

LORD ILLINGWORTH: Mio caro ragazzo, se non mi piaceste, non vi avrei fatto nessuna offerta. È perché mi piacete molto che voglio avervi con me. (Escono Hester e Gerald.) Ragazzo simpatico, Gerald Arbuthnot!

MRS. ALLONBY: È veramente simpaticissimo; ma la giovane Americana mi dà sui nervi.

LORD ILLINGWORTH: Perché?

MRS. ALLONBY: Mi ha detto ieri sera, e anche in modo da farsi sentire, che ha soltanto diciotto anni. Mi è seccato parecchio.

LORD ILLINGWORTH: Non ci si dovrebbe mai fidare di una donna che dice la sua vera età. Se una donna la dice a qualcuno, finirà col dire tutto a quell’uno.

MRS. ALLONBY: Inoltre è una puritana...

LORD ILLINGWORTH: Ah, questo è imperdonabile. Ammetto che le donne brutte siano puritane. È la sola scusa che abbiano d’esser brutte. Ma lei è indiscutibilmente bella. L’ammiro immensamente. (Guarda fisso Mrs. Allonby.)

MRS. ALLONBY: Dovete essere un uomo profondamente perverso.

LORD ILLINGWORTH: E che cos’è per voi un uomo perverso?

MRS. ALLONBY: Quello che ammira l’innocenza.

LORD ILLINGWORTH: E una donna perversa?

MRS. ALLONBY: Oh! Il tipo di donna della quale l’uomo non si stanca mai!

LORD ILLINGWORTH: Siete severa... con voi stessa.

MRS. ALLONBY: Definite voi il nostro sesso.

LORD ILLINGWORTH: Sfingi senza segreti.

MRS. ALLONBY: Incluse le puritane?

LORD ILLINGWORTH: Ma sapete che non credo all’esistenza delle donne puritane? Secondo me non c’è donna al mondo che non si sentirebbe un po’ lusingata se qualcuno le facesse la corte. È proprio questo a rendere le donne così irresistibilmente adorabili.

MRS. ALLONBY: Credete non ci sia donna al mondo che si ribellerebbe a un bacio?

LORD ILLINGWORTH: Pochissime.

MRS. ALLONBY: Miss Worsley non si lascerebbe baciare da voi.

LORD ILLINGWORTH: Ne siete certa?

MRS. ALLONBY: Certissima.

LORD ILLINGWORTH: Che cosa credete che farebbe se la baciassi?

MRS. ALLONBY: O vi sposerebbe o vi colpirebbe in viso col guanto. Che cosa fareste se vi colpisse in viso col guanto?

LORD ILLINGWORTH: M’innamorerei di lei, probabilmente.

MRS. ALLONBY: Allora è una fortuna che non tentiate di baciarla!

LORD ILLINGWORTH: È una sfida?

MRS. ALLONBY: È una freccia lanciata nell’aria.

LORD ILLINGWORTH: Non sapete che riesco sempre in qualunque cosa mi provi?

MRS. ALLONBY: Mi dispiace. Noi donne adoriamo quelli che non hanno successo. Hanno bisogno del nostro appoggio.

LORD ILLINGWORTH: Voi adorate gli uomini che hanno successo. Vi aggrappate a loro.

MRS. ALLONBY: Siamo gli allori che nascondono la loro calvizie.

LORD ILLINGWORTH: E hanno sempre bisogno di voi, eccetto al momento del trionfo.

MRS. ALLONBY: Allora sono privi di interesse.

LORD ILLINGWORTH: Volete proprio provocarmi? (Pausa.)

MRS. ALLONBY: Lord Illingworth, c’è una cosa per la quale mi piacerete sempre.

LORD ILLINGWORTH: Una soltanto? E ho tante cattive qualità.

MRS. ALLONBY: Non ve ne vantate troppo. Potreste perderle, invecchiando.

LORD ILLINGWORTH: Non ho nessuna intenzione di invecchiare. L’anima nasce vecchia, ma ringiovanisce. Tale è la commedia della vita.

MRS. ALLONBY: E il corpo nasce giovane e invecchia. Tale è la tragedia della vita.

LORD ILLINGWORTH: Anche la sua commedia, a volte. Ma per quale misteriosa ragione vi piacerò sempre?

MRS. ALLONBY: Perché non mi avete mai fatto la corte.

LORD ILLINGWORTH: Ma se non ho mai fatto altro!

MRS. ALLONBY: Davvero? Non me ne sono accorta.

LORD ILLINGWORTH: Che disdetta! Avrebbe potuto essere una tragedia per tutti e due.

MRS. ALLONBY: Saremmo sopravvissuti tutti e due.

LORD ILLINGWORTH: Si può sopravvivere a tutto, oggigiorno, meno che alla morte. E a tutto c’è rimedio, meno che alla buona riputazione.

MRS. ALLONBY: Avete provato la buona riputazione?

LORD ILLINGWORTH: È uno dei molti fastidi che non ho mai provato.

MRS. ALLONBY: Vi potrebbe capitare di provarlo.

LORD ILLINGWORTH: Perché mi minacciate?

MRS. ALLONBY: Ve lo dirò quando avrete baciato la puritana.

(Entra un cameriere.)

FRANCIS: Il tè è servito nel salotto giallo, Milord.

LORD ILLINGWORTH: Dite a sua signoria che veniamo.

FRANCIS: Sì, Milord. (Esce.)

LORD ILLINGWORTH: Vogliamo andare a prendere il tè?

MRS. ALLONBY: Godete di questi semplici piaceri?

LORD ILLINGWORTH: Adoro i piaceri semplici. Sono l’ultimo rifugio della gente complicata. Ma se lo desiderate, restiamo qui. Sì, restiamo qui. Il Libro della Vita incomincia con un uomo e una donna in un giardino.

MRS. ALLONBY: E finisce con l’Apocalisse.

LORD ILLINGWORTH: Siete un’eccellente schermitrice. Ma è saltato via il bottone del vostro fioretto.

MRS. ALLONBY: Ho ancora la maschera.

LORD ILLINGWORTH: Rende più adorabili i vostri occhi.

MRS. ALLONBY: Grazie. Venite.

LORD ILLINGWORTH (Vede la lettera di Mrs. Arbuthnot sul tavolo, la prende e guarda la busta:) Che curiosa scrittura! Mi ricorda quella di una donna che conoscevo anni fa.

MRS. ALLONBY: Chi?

LORD ILLINGWORTH: Oh! nessuno. Nessuno in particolare. Una donna senza importanza. (Getta la lettera e sale i gradini della terrazza con Mrs. Allonby. Si sorridono.)

 

Sipario

 

 

Questo ebook appartiene a lidia barone - 1124737 Edito da Newton Compton Editori Acquistato il 01/08/2011 13.50.20 con numero d'ordine 63790
Tutte le opere
cover.xhtml
logo.xhtml
colophon.xhtml
frontespizio.xhtml
Intro.xhtml
notabio.xhtml
James.xhtml
Titolo1.xhtml
tit_orig.xhtml
notaintro.xhtml
prefazione.xhtml
capitolo1.xhtml
capitolo2.xhtml
capitolo3.xhtml
capitolo4.xhtml
capitolo5.xhtml
capitolo6.xhtml
capitolo7.xhtml
capitolo8.xhtml
capitolo9.xhtml
capitolo10.xhtml
capitolo11.xhtml
capitolo12.xhtml
capitolo13.xhtml
capitolo14.xhtml
capitolo15.xhtml
capitolo16.xhtml
capitolo17.xhtml
capitolo18.xhtml
capitolo19.xhtml
capitolo20.xhtml
Titolo2.xhtml
tit_orig2.xhtml
notaintro2.xhtml
racconto1.xhtml
racconto2.xhtml
racconto3.xhtml
racconto4.xhtml
racconto5.xhtml
racconto6.xhtml
Titolo3.xhtml
Avvertenza.xhtml
notaintro3.xhtml
Section0001.xhtml
Section0001.1.xhtml
Section0001.2.xhtml
Section0001.3.xhtml
Section0001.4.xhtml
Section0002.xhtml
Section0002.1.xhtml
Section0002.2.xhtml
Section0002.3.xhtml
Section0002.4.xhtml
Section0003.xhtml
Section0004.xhtml
Section0004.1.xhtml
Section0004.2.xhtml
Section0004.3.xhtml
Section0005.1.xhtml
Section0005.2.xhtml
Section0005.3.xhtml
Section0005.4.xhtml
Section0006.1.xhtml
Section0006.2.xhtml
Section0006.3.xhtml
Section0006.4.xhtml
Section0007.xhtml
Section0007.1.xhtml
Section0007.2.xhtml
Section0008.xhtml
Section0009.xhtml
Section0010.xhtml
Section0011.xhtml
Section0012.xhtml
Titolo4.xhtml
Avvertenza4.xhtml
notaintro4.xhtml
Section0013.xhtml
Section0139.xhtml
Section0014.xhtml
Section0015.xhtml
Section0016.xhtml
Section0017.xhtml
Section0018.xhtml
Section0019.xhtml
Section0020.xhtml
Section0021.xhtml
Section0022.xhtml
Section0023.xhtml
Section0024.xhtml
Section0025.xhtml
Section0026.xhtml
Section0027.xhtml
Section0028.xhtml
Section0029.xhtml
Section0030.xhtml
Section0031.xhtml
Section0032.xhtml
Section0033.xhtml
Section0034.xhtml
Section0035.xhtml
Section0036.xhtml
Section0037.xhtml
Section0038.xhtml
Section0039.xhtml
Section0040.xhtml
Section0041.xhtml
Section0042.xhtml
Section0043.xhtml
Section0044.xhtml
Section0045.xhtml
Section0046.xhtml
Section0047.xhtml
Section0048.xhtml
Section0049.xhtml
Section0050.xhtml
Section0051.xhtml
Section0052.xhtml
Section0053.xhtml
Section0054.xhtml
Section0055.xhtml
Section0056.xhtml
Section0057.xhtml
Section0058.xhtml
Section0059.xhtml
Section0060.xhtml
Section0061.xhtml
Section0062.xhtml
Section0063.xhtml
Section0064.xhtml
Section0065.xhtml
Section0066.xhtml
Section0067.xhtml
Section0068.xhtml
Section0069.xhtml
Section0070.xhtml
Section0071.xhtml
Section0072.xhtml
Section0073.xhtml
Section0074.xhtml
Section0075.xhtml
Section0076.xhtml
Section0077.xhtml
Section0078.xhtml
Section0079.xhtml
Section0080.xhtml
Section0081.xhtml
Section0082.xhtml
Section0083.xhtml
Section0084.xhtml
Section0085.xhtml
Section0086.xhtml
Section0087.xhtml
Section0088.xhtml
Section0089.xhtml
Section0090.xhtml
Section0091.xhtml
Section0092.xhtml
Section0093.xhtml
Section0094.xhtml
Section0095.xhtml
Section0096.xhtml
Section0097.xhtml
Section0098.xhtml
Section0099.xhtml
Section0100.xhtml
Section0101.xhtml
Section0102.xhtml
Section0103.xhtml
Section0104.xhtml
Section0105.xhtml
Section0106.xhtml
Section0107.xhtml
Section0108.xhtml
Section0109.xhtml
Section0110.xhtml
Section0111.xhtml
Section0112.xhtml
Section0113.xhtml
Section0114.xhtml
Section0115.xhtml
Section0116.xhtml
Section0117.xhtml
Section0119.xhtml
Section0120.xhtml
Section0121.xhtml
Section0122.xhtml
Titolo5.xhtml
tit_orig5.xhtml
notaintro5.xhtml
Section0126.xhtml
Section0137.xhtml
Section0127.xhtml
Titolo6.xhtml
tit_orig_6.xhtml
Section0130.xhtml
Section0131.xhtml
Section0138.xhtml
Section0132.xhtml
Section0133.xhtml
Section0134.xhtml
Section0135.xhtml
Section0136.xhtml
indice.xhtml