Il ventaglio di Lady Windermere

Commedia in quattro atti

1893

 

 

 

 

Premessa

 

È la prima commedia del ciclo «dei melensi paralumi rosa», secondo la sprezzante definizione d’un critico dell’epoca che riprendeva alcune parole dello stesso scrittore. È la tipica commedia «ben fatta»: calibrata, scorrevole, ben proporzionata, neanche lontanamente paragonabile ai primi tentativi teatrali dello scrittore.

Con il consueto acume Renato Simoni segnalava in questo modo i suoi meriti:

 

Il ventaglio di Lady Windermere è più interessante della spiritosa maldicenza che gli luccica alla superficie. Si è sentito un fondo di commozione, in quest’opera scritta da un esteta cinico. Il tempo, smontando la «posa» che aveva tanta parte anche nei più artistici atteggiamenti dell’autore, e portando via il fragore dello scandalo, ha come staccato la commedia da ogni attualità, e l’ha ridotta al suo valore essenziale di opera scenica, vivente solo per quel tanto di umanità che, associata a una certa quantità di teatralità, è rimasta intatta, mentre le iridescenze del moralista, del pessimista, dello scettico e del dileggiatore si appannavano. [...] Di là dal miscuglio complicato dei casi, ecco la madre e la figlia di fronte. La madre non vuole che la figlia, che ha salvato, sappia chi è; per lei, la donna che l’ha salvata: non solo per amore della sua creatura, ma anche per amore di sé, e di quel suo combattere aspro per resistere alla vecchiezza che s’avanza, e per riconquistarsi la buona riputazione che ha perduto, e che solo se nessuno saprà che ella è stata una moglie infedele e una pessima madre, potrà sperare di riavere. Questo personaggio femminile si solleva, nuovo e vivente, dal romanticismo sostanziale della commedia che è – ed è di Wilde! – fin troppo virtuosa. Ma la peccatrice cui non importa molto di redimersi moralmente, ma vuole ad ogni costo redimersi socialmente, è una figura di spiccato rilievo. E quel sentimento materno che in lei, sì tipicamente amorale, si risveglia confuso e ardito è assai bello. E dà bontà alla commedia.

 

Anche il personaggio della irreprensibile e virtuosa lady Windermere, probabile omaggio alla mentalità vittoriana, ha uno spessore ben maggiore di quello dei due personaggi che hanno le stesse funzioni in altre commedie: parlo delle «insopportabili» lady Chiltern di Un marito ideale e di Hesther Worsley di Una donna senza importanza, veri monumenti di assurdo rigore moralistico.

Le emozioni di Lady Windermere, invece, per quanto intense e forse dettate da un disprezzo fin troppo altezzoso, conservano una loro plausibilità, la piena e prosaica trama delle vicende quotidiane, lasciando intravedere abbastanza chiaramente l’ostilità dell’autore verso la dura inumanità della virtù e la sua pugnace ripugnanza contro ipocrisie e pregiudizi di qualsiasi specie.

Non si può che concordare con Guido Almansi nella sua esatta individuazione dei motivi di fondo di questa bella commedia: «Wilde ha interessi forti, anzi fortissimi sia sul piano della morale contemporanea che su quello della critica sociale» (dalla «Introduzione» a Teatro di Wilde, Milano, Garzanti, 1993).

Quanto alle rappresentazioni italiane, dopo quella memorabile della Compagnia di Mario Fumagalli con Teresa Franchini, Evelina Paoli, Elisa Berti Masi, scene di Rovescalli e costumi di Caramba (1905), si ricordano le interpretazioni di Irma Gramatica e Luigi Carini e della Compagnia Città di Roma diretta da Ettore Paladini, con Edvige Reinach Guglielminetti e Amedeo Chiantoni. Tuttavia l’opera rimane legata in Italia alle interpretazioni di Emma Gramatica, che, recitando in spagnolo e in inglese, riscosse nel ruolo principale unanimi consensi anche oltre Oceano. L’edizione di riferimento è probabilmente la sua degli anni Quaranta in cui recitavano anche Franca Dominici, Carlo Tamberlani, Guido Morisi, Angelo Calabrese. Una decorosa edizione successiva, con la tradizionale regia di Ernesto Sabbatini, si avvalse delle interpretazioni di Lia Zoppelli, Valeria Valeri, Ernesto Calindri e Franco Volpi.

 

LUCIO CHIAVARELLI

 

 

PERSONAGGI

 

Lord Windermere

Lord Darlington

Lord Augustus Lorton

Mr. Dumby

Mr. Cecil Graham

Mr. Hopper

Parker, maggiordomo

Lady Windermere

La Duchessa di Berwick

Lady Agatha Carlisle

Lady Stutfield

Lady Jedburgh

Mrs. Cowper-Cowper

Mrs. Erlynne

Rosalie, cameriera

 

SCENE DELLA COMMEDIA

 

Atto I, salotto in casa di Lord Windermere; atto II, altro salotto in casa di Lord Windermere; atto III, appartamento di Lord Darlington; atto IV, la stessa scena del primo atto.

 

 

 

Atto I

 

La scena rappresenta un salotto in casa di Lord Windermere in Carlton House Terrace, a Londra. L’azione si svolge nel corso di ventiquattr’ore, dalle cinque del pomeriggio di un martedì, sino al tocco e mezzo del giorno dopo. Epoca: odierna. Porte in centro e a destra. Una scrivania con libri e carte a destra. Un divano e un tavolino da tè a sinistra. Pure a sinistra una finestra che si apre su una terrazza. Un tavolo a destra.

(Lady Windermere, a destra, vicino al tavolo, sta disponendo delle rose in un vaso azzurro. Entra Parker.)

 

PARKER: Vostra Signoria è in casa, questo pomeriggio?

LADY WINDERMERE: Sì... chi è venuto?

PARKER: Lord Darlington, Milady.

LADY WINDERMERE (dopo una breve esitazione): Fatelo entrare... e sono in casa per tutti.

PARKER: Sì, Milady. (Esce dal centro.)

LADY WINDERMERE: È meglio ch’io lo veda prima di questa sera. Sono contenta che sia venuto.

(Entra Parker dalla porta in centro.)

PARKER: Lord Darlington.

(Entra Lord Darlington dal centro.)

LORD DARLINGTON: Buon giorno, Lady Windermere.

LADY WINDERMERE: Buon giorno, Lord Darlington. No, non posso stringervi la mano. Le mie sono tutte bagnate da queste rose. Non sono deliziose? Me le hanno mandate da Selby, questa mattina.

LORD DARLINGTON: Sono assolutamente perfette. (Vedendo un ventaglio sul tavolo.) E che meraviglioso ventaglio! Posso guardarlo?

LADY WINDERMERE: Certo! Grazioso, non è vero? E c’è scritto il mio nome e tutto il resto. L’ho appena guardato io stessa. È il regalo di mio marito per il mio compleanno. Lo sapevate che oggi è il mio compleanno?

LORD DARLINGTON: Ma no! Davvero?

LADY WINDERMERE: Sì, oggi sono maggiorenne. Un giorno molto importante nella mia vita, non vi pare? È la ragione della festa di questa sera. Accomodatevi. (Continuando a disporre i fiori.)

LORD DARLINGTON (sedendo): Vorrei aver saputo che era il giorno del vostro compleanno, Lady Windermere. Avrei coperto di fiori tutta la strada di fronte alla vostra casa, perché vi camminaste sopra. I fiori sono fatti per voi. (Breve pausa.)

LADY WINDERMERE: Lord Darlington, m’avete importunata ieri sera al Foreign Office; e temo stiate per farlo ancora.

LORD DARLINGTON: Io, Lady Windermere?

(Entrano dalla porta in fondo Parker e un domestico, con un vassoio e tutto l’occorrente per il tè.)

LADY WINDERMERE: Mettete qui, Parker. Va bene così. (Si asciuga le mani col fazzoletto, va al tavolino di sinistra e si siede.) Volete venir qui, Lord Darlington?

(Esce Parker.)

LORD DARLINGTON (prende una seggiola e attraversa la scena): Sono desolato, Lady Windermere. Dovete dirmi quello che ho fatto. (Siede al tavolino da tè.)

LADY WINDERMERE: Mi avete fatto dei complimenti esagerati per tutta la sera.

LORD DARLINGTON (sorridendo): Oh, al giorno d’oggi siamo tutti così mal ridotti che le sole cose piacevoli che possiamo permetterci di offrire sono i complimenti.

LADY WINDERMERE (scuotendo la testa): No, sto parlando molto seriamente. Non dovete ridere. Non mi piacciono i complimenti, e non capisco perché un uomo creda di piacere in modo speciale a una donna quando le dice un mucchio di cose che sa non esser vere.

LORD DARLINGTON: Ah, ma io dicevo il vero. (Prende la tazza di tè ch’essa gli offre.)

LADY WINDERMERE (gravemente): Spero di no. Sarei spiacente di dover litigare con voi, Lord Darlington. Ho molta simpatia per voi, lo sapete. Ma non l’avrei se vi ritenessi uguale alla maggior parte degli uomini. Credetemi, voi siete migliore della maggior parte degli uomini, ma qualche volta penso che fingiate di essere peggiore.

LORD DARLINGTON: Tutti abbiamo le nostre piccole vanità, Lady Windermere.

LADY WINDERMERE: E perché proprio questa, in modo particolare? (Sempre seduta al tavolino da tè.)

LORD DARLINGTON (sempre seduto): Oh, al giorno d’oggi c’è tanta gente vanitosa che frequenta la società fingendo d’esser buona, che io credo sia segno di un temperamento dolce e modesto quello di fingere d’essere cattivo. Inoltre, va osservato anche questo. Se fingete d’esser buono, il mondo vi prende molto sul serio. Se fingete d’esser cattivo, no. Tale è la meravigliosa insipienza dell’ottimismo.

LADY WINDERMERE: Allora voi non volete che il mondo vi prenda sul serio, Lord Darlington?

LORD DARLINGTON: No, non il mondo. Chi sono quelli che il mondo prende sul serio? Tutte le persone più insignificanti che uno riesce a farsi venire in mente, dai Vescovi ai seccatori. Io vorrei che foste voi a prendermi sul serio, Lady Windermere, voi sopra chiunque altro al mondo.

LADY WINDERMERE: Perché... perché proprio io?

LORD DARLINGTON (dopo una leggera esitazione): Perché credo che potremmo essere molto amici. Vogliamo essere amici, Lady Windermere? Un giorno potreste aver bisogno di un amico.

LADY WINDERMERE: Perché dite questo?

LORD DARLINGTON: Oh!... tutti abbiamo bisogno di amici, qualche volta.

LADY WINDERMERE: Penso che siamo già ottimi amici, Lord Darlington. E potremo esserlo sempre fino a che...

LORD DARLINGTON: Fino a che?

LADY WINDERMERE: Fino a che non roviniate tutto dicendomi cose stravaganti e sciocche. Penserete ch’io sia una puritana. Ebbene, c’è qualche cosa di puritano in me. Sono stata educata così e ne sono felice. Mia madre morì quando ero ancora una bambina. Son vissuta sempre con Lady Giulia, la sorella maggiore di mio padre. Era molto severa con me, ma mi ha insegnato quello che il mondo sta dimenticando, cioè la differenza tra quello che è onesto e quello che non lo è. Essa non ammetteva compromessi. E neppure io li ammetto.

LORD DARLINGTON: Mia cara Lady Windermere!

LADY WINDERMERE (appoggiandosi al divano): Mi guardate come se appartenessi a un’epoca diversa dalla vostra. Ebbene... è così! Mi dispiacerebbe essere allo stesso livello di un’epoca come questa.

LORD DARLINGTON: Credete che l’epoca nostra sia veramente tanto brutta?

LADY WINDERMERE: Sì. Al giorno d’oggi sembra che tutti intendano la vita come una speculazione. Essa non è una speculazione; è un sacramento. L’amore è il suo ideale. Il sacrificio la sua purificazione.

LORD DARLINGTON (sorridendo): Oh, qualsiasi cosa val meglio che essere sacrificati!

LADY WINDERMERE (sporgendosi in avanti): Non dite questo.

LORD DARLINGTON: Lo ripeto. L’ho provato... lo so.

(Entra Parker dal centro.)

PARKER: Gli uomini vogliono sapere se devono mettere i tappeti sul terrazzo per questa sera, Milady.

LADY WINDERMERE: Credete che pioverà, Lord Darlington?

LORD DARLINGTON: Non ammetto che piova il giorno del vostro compleanno.

LADY WINDERMERE: Dite loro di farlo subito, Parker.

(Esce Parker dal centro.)

LORD DARLINGTON (sempre seduto): Allora voi credete che – naturalmente sto facendo soltanto una supposizione – credete che nel caso di una giovane coppia sposata, mettiamo, da due anni, se il marito diventa improvvisamente l’amico intimo di una donna di... ehm, più che dubbio carattere... e va continuamente a trovarla, pranza con lei e probabilmente paga i suoi conti... non credete che la moglie debba consolarsi?

LADY WINDERMERE (accigliandosi): Consolarsi?

LORD DARLINGTON: Sì, credo che dovrebbe farlo; che ne avrebbe il diritto.

LADY WINDERMERE: Allora, se il marito è un essere abietto, anche la moglie dovrebbe esserlo?

LORD DARLINGTON: Abietto è una parola terribile, Lady Windermere.

LADY WINDERMERE: Ma si tratta di una cosa terribile, Lord Darlington.

LORD DARLINGTON: Sapete, io temo che la gente buona faccia del gran danno in questo mondo. E il danno peggiore è quello di attribuire al male una così grande importanza. È assurdo dividere la gente in buona e cattiva. La gente è affascinante o noiosa. Io mi schiero dalla parte delle persone affascinanti, e voi, Lady Windermere, non potete essere che di queste.

LADY WINDERMERE: Benissimo, Lord Darlington. (Alzandosi e passando a destra davanti a lui.) Non vi muovete; vado a finire di mettere a posto i miei fiori. (Va al tavolo di destra.)

LORD DARLINGTON (alzandosi e spostando la sedia): E devo dirvi che siete molto severa nei confronti della vita moderna, Lady Windermere. Certo c’è molto da dire contro di essa, lo ammetto. Molte donne, ad esempio, sono piuttosto venali, oggigiorno.

LADY WINDERMERE: Non parlate di persone di quel genere.

LORD DARLINGTON: Va bene, non parliamo della gente venale, che naturalmente è spregevole. Ma voi credete sul serio che le donne che hanno commesso quello che si suol chiamare un errore, non debbano mai venir perdonate?

LADY WINDERMERE (in piedi vicino al tavolo): Credo che non dovrebbero mai essere perdonate.

LORD DARLINGTON: E gli uomini? Credete che per gli uomini dovrebbero valere le stesse leggi che valgono per le donne?

LADY WINDERMERE: Certamente!

LORD DARLINGTON: Credo che la vita sia una cosa troppo complessa per poterla limitare entro regole così rigide e dure.

LADY WINDERMERE: Se esistessero «regole così rigide e dure», troveremmo la vita molto più semplice.

LORD DARLINGTON: Non ammettete eccezioni?

LADY WINDERMERE: Nessuna!

LORD DARLINGTON: Ah, Lady Windermere, che affascinante puritana siete mai!

LADY WINDERMERE: L’aggettivo non era necessario, Lord Darlington.

LORD DARLINGTON: Non ho potuto farne a meno. Posso resistere a tutto fuorché alla tentazione.

LADY WINDERMERE: La vostra debolezza è un’affettazione di moda.

LORD DARLINGTON (guardandola): È soltanto un’affettazione, Lady Windermere.

(Entra Parker dal centro.)

PARKER: La Duchessa di Berwick e Lady Agatha Carlisle.

(Entrano la Duchessa di Berwick e Lady Agatha Carlisle. Esce Parker dal centro.)

LA DUCHESSA DI BERWICK (avanzando dal centro, con le mani tese): Cara Margaret; che piacere vederti. Ricordi Agatha, non è vero? (Attraversa da sinistra al centro.) Buon giorno, Lord Darlington. Non vi presenterò a mia figlia, siete troppo pericoloso.

LORD DARLINGTON: Non lo dite, Duchessa. Come uomo pericoloso, sono un vero fallimento. Infatti, ci sono non so quante persone le quali dicono che in realtà io non ho mai fatto niente di male in vita mia. Naturalmente lo dicono soltanto dietro le mie spalle.

LA DUCHESSA DI BERWICK: Sentitelo; non è terribile? Agatha, questo è Lord Darlington. Bada di non credere una sola parola di quello che dice. (Lord Darlington passa da destra al centro.) No, niente tè, cara, grazie. (Attraversa la scena e siede sul divano.) Abbiamo appena preso il tè da Lady Markby. Pessimo, per giunta. Assolutamente imbevibile. Ma non c’è da sorprendersi. Glielo fornisce suo genero. Agatha aspetta con impazienza il tuo ballo di questa sera, cara Margaret.

LADY WINDERMERE (seduta a sinistra): Oh, non dovete credere che si tratti di un ballo, Duchessa. Si faranno quattro salti per festeggiare il mio compleanno. Saremo in pochi e non faremo troppo tardi.

LORD DARLINGTON (in piedi a sinistra): Saremo pochi e scelti, Duchessa.

LA DUCHESSA DI BERWICK (sul divano a sinistra): Naturalmente. Ma è cosa che si sa, cara Margaret, della tua casa. Infatti è una delle poche case di Londra dove posso condurre Agatha e dove mi sento assolutamente sicura riguardo al caro Berwick. Non so proprio che cosa stia diventando la società. Le persone più impossibili si insinuano dappertutto: certo ne vengono anche ai miei ricevimenti. Gli uomini vanno su tutte le furie se non li invitiamo. Sarebbe ora davvero che qualcuno vi mettesse un freno.

LADY WINDERMERE: Io lo farò, Duchessa. Non voglio in casa mia nessuno che abbia fatto sparlar di sé.

LORD DARLINGTON: Oh, non lo dite, Lady Windermere! O non potrei mai essere ammesso in casa vostra!

LA DUCHESSA DI BERWICK: Oh, gli uomini non contano. Per le donne è diverso. Noi siamo buone. Per lo meno, alcune di noi lo sono. Ma a poco a poco ci stanno confinando in un angolo. I nostri mariti dimenticherebbero completamente la nostra esistenza, se non li importunassimo di tanto in tanto, se non altro per ricordar loro che ne abbiamo il diritto.

LORD DARLINGTON: Che strana cosa, Duchessa, succede nel gioco del matrimonio – un gioco, tra parentesi, che sta passando di moda –: le mogli hanno tutte le carte buone e invariabilmente perdono la posta.

LA DUCHESSA DI BERWICK: La posta? Volete dire il marito, Lord Darlington?

LORD DARLINGTON: Sarebbe una buona definizione per un marito moderno.

LA DUCHESSA DI BERWICK: Caro Lord Darlington, come siete corrotto!

LADY WINDERMERE: Lord Darlington è un leggerone.

LORD DARLINGTON: Ah, non dite così, Lady Windermere.

LADY WINDERMERE: Perché allora parlate della vita con tanta leggerezza?

LORD DARLINGTON: Perché credo che la vita sia una cosa troppo importante perché se ne possa parlare seriamente. (Si avvia al centro.)

LA DUCHESSA DI BERWICK: Che cosa ha voluto dire? Vi prego, Lord Darlington, per riguardo alla mia scarsa intelligenza, di spiegarmi che cosa veramente intendete dire.

LORD DARLINGTON (portandosi dietro il tavolo): Credo sia meglio di no, Duchessa. Oggigiorno se uno è comprensibile viene subito scoperto. Addio! (Stringe la mano alla Duchessa.) E ora (muovendo verso il fondo della scena) addio, Lady Windermere. Posso venire questa sera? Vi prego, lasciatemi venire.

LADY WINDERMERE (in piedi in fondo alla scena con Lord Darlington): Sì, certo. Ma non dovete dire alla gente cose sciocche e poco sincere.

LORD DARLINGTON (sorridendo): Ah! state iniziando la mia riforma! È pericoloso, Lady Windermere, voler riformare qualcuno.

(S’inchina ed esce dal centro.)

LA DUCHESSA DI BERWICK (si alza e va al centro): Che simpatico cattivo soggetto! Mi piace moltissimo. Sono assai contenta che se ne sia andato! Che splendido aspetto hai! Ma dove comperi i tuoi vestiti? E ora devo dirti come sono spiacente per te, cara Margaret. (Va a sedersi presso Lady Windermere sul divano.) Agatha, mia cara!

LADY AGATHA: Sì, mamma. (Si alza.)

LA DUCHESSA DI BERWICK: Vuoi andare a dare un’occhiata a quell’album di fotografie?

LADY AGATHA: Sì, mamma. (Va al tavolo a sinistra.)

LA DUCHESSA DI BERWICK: Cara bambina! Le piacciono tanto le fotografie della Svizzera. Ha una purezza di gusto straordinaria, direi. Ma sono veramente così spiacente per te, Margaret.

LADY WINDERMERE (sorridendo): Ma perché, Duchessa?

LA DUCHESSA DI BERWICK: Oh, per colpa di quell’orrida donna. Veste così bene, per di più, il che peggiora la situazione e dà un pessimo esempio. Augustus – tu conosci quell’indegno di mio fratello, una vera croce per noi tutti – dunque, Augustus è perdutamente innamorato di lei. È un vero scandalo, tanto più che lei non può assolutamente venire ammessa in società. Molte donne hanno un passato, ma mi dicono che lei ne abbia almeno una dozzina e tutti attendibili.

LADY WINDERMERE: Ma di chi state parlando, Duchessa?

LA DUCHESSA DI BERWICK: Di Mrs. Erlynne.

LADY WINDERMERE: Mrs. Erlynne? Non ne ho mai sentito parlare. E che cosa ha a che fare con me?

LA DUCHESSA DI BERWICK: Mia povera figliola! Agatha cara!

LADY AGATHA: Sì, mamma.

LA DUCHESSA DI BERWICK: Vuoi andare sulla terrazza a guardare il tramonto?

LADY AGATHA: Sì, mamma. (Esce per la finestra a sinistra.)

LA DUCHESSA DI BERWICK: Che tesoro di ragazza! Adora i tramonti! mostra dei sentimenti ben raffinati, non ti pare? Dopo tutto, non c’è niente come la Natura, non è vero?

LADY WINDERMERE: Ma che cosa c’è, Duchessa? Perché mi parlate di quella persona?

LA DUCHESSA DI BERWICK: Davvero non sai nulla? Ti assicuro che ne siamo veramente desolati. Non più tardi di ieri sera, dalla cara Lady Jansen, tutti trovavano straordinario che proprio Windermere, fra tutti gli uomini di Londra, si comportasse in tal modo.

LADY WINDERMERE: Mio marito... che cosa può avere a che fare con una donna di quella specie?

LA DUCHESSA DI BERWICK: Ah, davvero, che cosa, cara? Questo è il punto. Lui va a trovarla continuamente e si ferma per ore a casa sua, e allora lei non è in casa per nessuno. Non che molte signore vadano a trovarla, cara, ma conta tra i suoi amici molti uomini di cattiva riputazione – il mio stesso fratello prima di tutti, come ti ho detto – e questo rende la cosa più tremenda per Windermere. Noi eravamo abituati a considerarlo un modello di marito, ma temo che non vi possano esser dubbi su questa faccenda. Le mie care nipoti – conosci le ragazze Saville, vero? – quelle amabili e casalinghe creature, terribilmente comuni, ma tanto buone; dunque, stanno sempre alla finestra ricamando o facendo degli orribili oggetti per i poveri, cosa assai meritevole da parte loro in questi brutti tempi di socialismo; e quella donna terribile ha preso una casa in Curzon Street, proprio di fronte a loro e proprio in una strada così rispettabile. Non so davvero dove andremo a finire! E mi dicono che Windermere si rechi da lei quattro o cinque volte alla settimana; esse lo vedono, non possono fare a meno di vederlo e sebbene non facciano uno scandalo per questo, naturalmente fanno notare a tutti la cosa. E il peggio è che mi hanno detto che questa donna deve ricevere una gran quantità di denaro da qualcuno, perché pare che sia venuta a Londra sei mesi fa senza il becco d’un quattrino, e ora possiede quella deliziosa casa a Mayfair, cavalli e carrozza nella quale passeggia tutti i pomeriggi per il Parco e tutto questo... ebbene, tutto questo da quando ha conosciuto il povero e caro Windermere.

LADY WINDERMERE: Oh, non posso crederlo!

LA DUCHESSA DI BERWICK: Ma è assolutamente vero, mia cara. Tutta Londra lo sa. Per questo mi son sentita in dovere di venire a parlartene e di consigliarti di condurre subito Windermere ad Amburgo o ad Aix, dove possa trovare qualche cosa che lo diverta e dove tu possa averlo davanti agli occhi tutto il giorno. Ti assicuro mia cara, che in molte circostanze, nei primi tempi del mio matrimonio, ho dovuto fingere d’essere ammalata e sono stata costretta a bere le più disgustose acque minerali, unicamente per allontanare Berwick da qui. Era tanto sensibile! Pure devo riconoscere che mai ha dato a qualcuno delle grosse somme di denaro. Ha princìpi troppo elevati per questo!

LADY WINDERMERE (interrompendola): Duchessa, Duchessa, non è possibile! (Si alza e attraversa la scena verso il centro.) Siamo sposati soltanto da due anni. Il nostro bimbo non ha che sei mesi. (Siede sulla sedia a destra del tavolo a sinistra.)

LA DUCHESSA DI BERWICK: Ah, la cara, deliziosa creatura! E come sta il piccolo tesoro? È un bimbo o una bimbetta? Spero sia una femminuccia... ah no, ora ricordo che è un maschietto. Mi dispiace. I maschi sono così cattivi. Il mio è proprio un dissoluto. Non puoi neppure immaginare a che ora ritorna a casa. E ha lasciato Oxford solo da pochi mesi... non so davvero che cosa insegnino ai ragazzi, laggiù.

LADY WINDERMERE: Ma tutti gli uomini sono cattivi?

LA DUCHESSA DI BERWICK: Oh, tutti, mia cara, tutti senza eccezione alcuna. E non migliorano mai. Gli uomini invecchiano, ma non diventano mai buoni.

LADY WINDERMERE: Windermere e io ci siamo sposati per amore.

LA DUCHESSA DI BERWICK: Si comincia sempre così. Furono soltanto le minacce brutali e incessanti di suicidio di Berwick che mi indussero ad accettarlo, e prima che fosse passato un anno già correva dietro a tutte le gonnelle, di ogni qualità, foggia e colore. E prima che fosse finita la luna di miele, lo sorpresi a far l’occhiolino alla mia cameriera, una ragazza molto carina e molto a posto. La licenziai su due piedi e senza benservito... ah no, ora ricordo che la passai a mia sorella; il povero caro George era così miope che non c’era pericolo di sorta; invece qualcosa accadde; fu una faccenda abbastanza spiacevole. (Si alza.) E ora, bambina mia, devo andarmene, perché pranziamo fuori. E bada di non prendere troppo a cuore questa piccola scappata di Windermere. Solo conducilo all’estero, e tornerà a te perfettamente guarito.

LADY WINDERMERE: Tornerà a me? (Al centro.)

LA DUCHESSA DI BERWICK (a sinistra-centro): Sì, cara, queste cattive donne ci portano via i mariti, ma essi ritornano sempre; un po’ deteriorati, naturalmente. E non fare scene, gli uomini non le possono sopportare.

LADY WINDERMERE: Siete stata molto gentile, Duchessa, a prendervi la pena di venire a dirmi tutto questo. Ma non posso credere che mio marito mi sia infedele.

LA DUCHESSA DI BERWICK: Cara bambina! Ero come te una volta. Ora so che tutti gli uomini sono dei mostri. (Lady Windermere suona il campanello.) La sola cosa da fare è di nutrirli bene, quei miserabili. Un buon cuoco fa miracoli, e so che tu ce l’hai. Ma, mia cara Margaret, non vorrai mica metterti a piangere?

LADY WINDERMERE: Non temete, Duchessa, io non piango mai.

LA DUCHESSA DI BERWICK: Così va bene, cara. Il pianto è il rifugio delle donne comuni e la rovina di quelle belle. Agatha, tesoro!

LADY AGATHA (entrando da sinistra): Sì, mamma. (In piedi dietro il tavolo di sinistra.)

LA DUCHESSA DI BERWICK: Vieni a salutare Lady Windermere e ringraziala per la bella visita. (Ritornando indietro.) A proposito, devo ringraziarti dell’invito che hai mandato a Mr. Hopper, quel giovane e ricco australiano del quale tutti si interessano tanto in questo momento. Suo padre ha fatto una grossa fortuna vendendo una certa qualità di cibo in scatole rotonde, molto appetitoso, immagino, ma che credo sia quello che anche la servitù rifiuta di mangiare. Il figlio però è molto interessante. E mi pare sia rimasto impressionato dalla conversazione intelligente della mia cara Agatha. Naturalmente saremmo assai spiacenti di perderla, ma credo che una madre la quale non è pronta in ogni momento a separarsi da una figlia, non l’ami di vero affetto. Torneremo questa sera, mia cara. (Parker apre la porta al centro.) E ricorda il mio consiglio, conduci via subito quel poveretto, è la sola cosa da fare. Ancora una volta, arrivederci; vieni, Agatha.

(Escono la Duchessa e Lady Agatha, dal centro.)

LADY WINDERMERE: Ah, che orrore! Ora capisco che cosa intendeva dire Lord Darlington citando l’esempio della coppia sposata da non ancora due anni. Oh! non può esser vero... la Duchessa parlava di enormi somme di denaro pagate a quella donna. So dove Arthur tiene il suo libretto di banca... in uno dei cassetti di quello scrittoio... da quello potrei sapere. Voglio sapere. (Apre il cassetto.) No, ci deve essere un terribile errore. (Si alza e va al centro.) Una stupida calunnia! Egli ama me! Ama me! Ama me! Ma perché non dovrei guardare? Sono sua moglie, ho il diritto di farlo! (Ritorna allo scrittoio, prende il libretto, lo esamina pagina per pagina e sorride sospirando sollevata.) Lo sapevo! non c’è una sola parola di vero in questa stupida storia. (Ripone il libretto nel cassetto, ma trasalisce tirando fuori un altro libretto.) Un altro libretto... nominativo... chiuso in una busta! (Tenta di aprirla ma non ci riesce. Vede un tagliacarte sullo scrittoio e con quello taglia la busta e comincia a leggere il libretto dalla prima pagina, tremando:) «Mrs. Erlynne, 600 sterline – Mrs. Erlynne, 700 sterline – Mrs. Erlynne, 400 sterline». Oh! è vero! Che orrore! (Getta il libretto per terra.)

(Entra Lord Windermere dal centro.)

LORD WINDERMERE: Ebbene, cara, ti hanno mandato il ventaglio? (Spostandosi a destra vede il libretto.) Margaret, hai aperto il mio libretto di banca. Non avevi il diritto di fare una cosa simile!

LADY WINDERMERE: Trovi spiacevole esser stato scoperto, non è vero?

LORD WINDERMERE: Trovo che una moglie non ha il diritto di spiare il marito.

LADY WINDERMERE: Non ti ho spiato. Non sapevo dell’esistenza di quella donna fino a mezz’ora fa. Qualcuno che ha avuto compassione di me ha avuto la gentilezza di dirmi quello che tutta Londra già conosce... le tue visite giornaliere in Curzon Street, la tua pazza infatuazione, le enormi somme di denaro che getti via per quella donna indegna! (Passa a sinistra.)

LORD WINDERMERE: Margaret! non parlare in questo modo di Mrs. Erlynne; non sai quanto sei ingiusta!

LADY WINDERMERE (volgendosi verso di lui): Sei molto geloso dell’onore di Mrs. Erlynne. Vorrei che tu lo fossi stato altrettanto del mio.

LORD WINDERMERE: Il tuo onore è intatto, Margaret. Non devi pensare neppure un istante che... (Ripone il libretto nel cassetto.)

LADY WINDERMERE: Mi pare che tu abbia un modo molto strano di spendere il tuo denaro. Ecco tutto. Oh, non credere che m’importi del denaro. Per quello che mi riguarda, puoi dilapidare tutto quello che abbiamo. Ma quello che m’importa è che tu mi hai amata, che sei tu che mi hai insegnato ad amarti e che tu possa passare così dall’amore puramente offerto, all’amore venale... Oh, è orribile! (Siede sul divano.) E sono io che mi sento degradata! Tu non senti nulla. Io mi sento macchiata, irrimediabilmente macchiata. Non puoi immaginare come mi sembrano odiosi ora questi ultimi sei mesi... ogni bacio che mi hai dato si corrompe nel mio ricordo.

LORD WINDERMERE (avvicinandosi a lei.) Non parlare così, Margaret. Non ho mai amato altri che te al mondo.

LADY WINDERMERE (alzandosi): Chi è questa donna, allora? Perché hai preso una casa per lei?

LORD WINDERMERE: Non ho preso una casa per lei.

LADY WINDERMERE: Le hai dato il denaro per farlo, è la stessa cosa.

LORD WINDERMERE: Margaret, per quello che conosco di Mrs. Erlynne...

LADY WINDERMERE: Esiste un Mr. Erlynne, oppure è un mito?

LORD WINDERMERE: Suo marito morì molti anni fa. È sola al mondo.

LADY WINDERMERE: Non ha parenti? (Pausa.)

LORD WINDERMERE: Nessuno.

LADY WINDERMERE: Piuttosto strano, non ti pare? (Va a sinistra.)

LORD WINDERMERE (passando a sinistra-centro): Margaret, stavo dicendoti, e ti prego di ascoltarmi, che, per quello che conosco di Mrs. Erlynne, essa si è sempre comportata come si deve. Se una volta...

LADY WINDERMERE: Oh! (Passando a destra-centro.) Non voglio sapere alcun particolare della sua vita!

LORD WINDERMERE (al centro): Non intendo darti alcun particolare della sua vita. Ti dirò semplicemente questo: Mrs. Erlynne era un tempo onorata, rispettata. Nata bene, aveva una posizione... ha perso ogni cosa, ha sperperato tutto, se preferisci. Questo rende ancora più amara la sua sorte. Le disgrazie si possono sopportare, quando vengono dall’esterno; sono casi della vita. Ma soffrire per le proprie colpe... ah!... è la più grande pena che possa capitare. Accadde vent’anni fa. Era poco più di una ragazza, allora. Era sposata da meno tempo ancora di te.

LADY WINDERMERE: Non m’interessa... e... non dovresti parlare di lei e di me contemporaneamente. Non mi pare di buon gusto. (Siede allo scrittoio a destra.)

LORD WINDERMERE: Margaret, tu potresti salvare quella donna. Essa vorrebbe esser riammessa in società e vorrebbe che tu l’aiutassi. (Si avvicina a lei.)

LADY WINDERMERE: Io!

LORD WINDERMERE: Sì, tu.

LADY WINDERMERE: Che sfacciataggine da parte sua!

LORD WINDERMERE: Margaret, ero venuto a chiederti un grande favore e te lo chiedo ancora, benché tu abbia scoperto quello chenon avrei mai voluto che tu sapessi, cioè che ho dato a Mrs. Erlynne una grossa somma di denaro. Desidero che tu le mandi un invito per il nostro ricevimento di questa sera. (In piedi alla sua sinistra.)

LADY WINDERMERE: Sei pazzo! (Si alza.)

LORD WINDERMERE: Ti supplico. La gente può chiacchierare sul conto suo, certo lo fa, ma non sa nulla di sicuro contro di lei. È già stata ricevuta in molte case... case dove tu non andresti, ne convengo, ma pur sempre case dove vanno donne che fanno parte della cosiddetta Società. Questo però non le basta. Vuole che tu la riceva almeno una volta.

LADY WINDERMERE: Per trionfare su di me, immagino.

LORD WINDERMERE: No; ma perché sa che tu sei buona, e che se sarà stata qui anche una volta sola, le si offrirà la possibilità di una vita più felice e più sicura di quella che ha vissuto finora. Non farà alcun altro tentativo di avvicinarti. Non vuoi aiutare una donna che cerca di rifarsi una vita?

LADY WINDERMERE: No! Se una donna si pente davvero, non desidera ritornare in seno alla società che ha causato o visto la sua rovina.

LORD WINDERMERE: Ti prego.

LADY WINDERMERE (avviandosi verso la porta a destra): Vado a vestirmi per il pranzo. Non toccare più questo argomento per questa sera, Arthur. (Avvicinandosi a lui.) Forse perché non ho più né padre né madre, pensi che io sia sola al mondo e che puoi trattarmi come ti pare. Hai torto, io ho degli amici, molti amici.

LORD WINDERMERE (da sinistra al centro): Margaret, stai dicendo delle cose senza senso comune. Non discuterò più oltre con te,ma insisto perché tu inviti Mrs. Erlynne per questa sera.

LADY WINDERMERE (passando a sinistra): Non la inviterò.

LORD WINDERMERE: Rifiuti?

LADY WINDERMERE: Assolutamente!

LORD WINDERMERE: Ah, Margaret, fallo per me! è la sua ultima speranza.

LADY WINDERMERE: E che c’entro io, in questo?

LORD WINDERMERE: Come sono spietate le donne buone!

LADY WINDERMERE: Come sono deboli gli uomini cattivi!

LORD WINDERMERE: Margaret, nessun uomo è abbastanza buono agli occhi della donna che ha sposato. Ed è vero; ma tu come puoi credere che... oh, è mostruoso solo il pensarlo!

LADY WINDERMERE: Perché proprio tu saresti diverso dagli altri uomini? Dicono che non ci sia un solo marito a Londra che non rovini la sua vita per qualche vergognosa passione.

LORD WINDERMERE: Non sono uno di quelli!

LADY WINDERMERE: Non ne sono tanto sicura!

LORD WINDERMERE: Ne sei sicura nell’intimo del tuo cuore. Ma non creare abissi sempre più profondi tra di noi. Dio sa quanto ci abbiano già separato questi ultimi minuti. Siedi e scrivi il biglietto d’invito.

LADY WINDERMERE: Nessuna cosa al mondo potrà indurmi a farlo!

LORD WINDERMERE (avvicinandosi allo scrittoio): Allora lo farò io! (Suona il campanello, siede e scrive il biglietto.)

LADY WINDERMERE (avvicinandosi a lui): Allora sei deciso a invitare quella donna?

LORD WINDERMERE: Sì! (Pausa. Entra Parker.) Parker!

PARKER: Milord. (Si avvicina al centro a sinistra.)

LORD WINDERMERE: Fate recapitare questo biglietto a Mrs. Erlynne al numero 84 di Curzon Street. (Passando al centro a sinistra e consegnando il biglietto a Parker:) Non c’è risposta.

(Esce Parker dal centro.)

LADY WINDERMERE: Arthur, se quella donna viene qui, l’insulterò.

LORD WINDERMERE: Margaret, non dir questo.

LADY WINDERMERE: Lo farò certamente.

LORD WINDERMERE: Bambina, se farai una cosa simile, non ci sarà una donna a Londra che non ti compianga.

LADY WINDERMERE: Non ci sarà una donna buona a Londra che non mi dia ragione. Siamo state troppo deboli. Dobbiamo dare un esempio. Mi propongo di cominciare questa sera. (Prendendo il ventaglio:) Sì, oggi tu mi hai dato questo ventaglio; il tuo regalo per il mio compleanno. Se quella donna passerà la soglia della mia casa, glielo sbatterò in faccia.

LORD WINDERMERE: Margaret, tu non farai una cosa simile!

LADY WINDERMERE: Tu non mi conosci! (Si avvia a destra. Entra Parker.) Parker.

PARKER: Sì, Milady.

LADY WINDERMERE: Pranzerò in camera mia. Anzi, non ho voglia di pranzare. Guardate che tutto sia pronto per le dieci e mezza. E attento a pronunciare chiaramente i nomi degli ospiti. Qualche volta parlate così in fretta che non riesco a capirli. Mi preme molto che i nomi siano annunciati con grande chiarezza, per non commettere errori. Avete capito, Parker?

PARKER: Sì, Milady.

LADY WINDERMERE: Ecco tutto! (Esce Parker dal centro. Rivolgendosi a Lord Windermere:) Arthur, se quella donna viene qui... ti avverto...

LORD WINDERMERE: Margaret, tu vuoi rovinarci!

LADY WINDERMERE: Rovinarci! Da questo momento la mia vita è separata dalla tua. Ma se vuoi evitare un pubblico scandalo, scrivi subito a quella donna, e dille che le proibisco di venire qui!

LORD WINDERMERE: No, non voglio... non posso... deve venire!

LADY WINDERMERE: E allora farò esattamente come ho detto. (Va a destra.) Non mi lasci altra scelta. (Esce da destra).

LORD WINDERMERE (chiamandola): Margaret! Margaret! (Pausa.) Dio mio, che cosa farò? Non oso dirle chi è quella donna. Morrebbe di vergogna. (Si lascia cadere su una sedia, nascondendo il volto tra le mani.)

 

Sipario

 

 

Questo ebook appartiene a lidia barone - 1124737 Edito da Newton Compton Editori Acquistato il 01/08/2011 13.50.20 con numero d'ordine 63790
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