Θρηνῳδία
Euripides, Hecuba, 444-483
Song sung by the captive women of Troy on the beach at Aulis, while the Achaeans were there storm-bound through the wrath of dishonoured Achilles, and waiting for a fair wind to bring them home.
Στροφή
O fair wind blowing from the sea!
Who through the dark and mist dost guide
The ships that on the billows ride,
Unto what land, ah, misery!
Shall I be borne, across what stormy wave,
Or to whose house a purchased slave?
O sea-wind blowing fair and fast
Is it unto the Dorian strand,
Or to those far and fabled shores,
Where great Apidanus outpours
His streams upon the fertile land,
Or shall I tread the Phthian sand,
Borne by the swift breath of the blast?
Ἀντιστροφή
O blowing wind! you bring my sorrow near,
For surely borne with splashing of the oar,
And hidden in some galley-prison drear
I shall be led unto that distant shore
Where the tall palm-tree first took root, and made,
With clustering laurel leaves, a pleasant shade
For Leto when with travail great she bore
A god and goddess in Love’s bitter fight,
Her body’s anguish, and her soul’s delight.
It may be in Delos,
Encircled of seas,
I shall sing with some maids
From the Cyclades,
Of Artemis goddess
And queen and maiden,
Sing of the gold
In her hair heavy-laden.
Sing of her hunting,
Her arrows and bow,
And in singing find solace
From weeping and woe.
Στροφή B
Or it may be my bitter doom
To stand a handmaid at the loom,
In distant Athens of supreme renown;
And weave some wondrous tapestry,
Or work in bright embroidery,
Upon the crocus flowered robe and saffron-coloured gown,
The flying horses wrought in gold,
The silver chariot onward rolled
That bears Athena through the Town;
Or the warring giants that strove to climb
From earth to heaven to reign as kings,
And Zeus the conquering son of Time
Borne on the hurricane’s eagle wings;
And the lightning flame and the bolts that fell
From the risen cloud at the god’s behest,
And hurled the rebels to darkness of hell,
To a sleep without slumber or waking or rest.
Ἀντιστροφή B
Alas! our children’s sorrow, and their pain
In slavery.
Alas! our warrior sires nobly slain
For liberty.
Alas! our country’s glory, and the name
Of Troy’s fair town;
By the lances and the fighting and the flame
Tall Troy is down.
I shall pass with my soul over-laden,
To a land far away and unseen,
For Asia is slave and handmaiden,
Europa is Mistress and Queen.
Without love, or love’s holiest treasure,
I shall pass into Hades abhorred,
To the grave as my chamber of pleasure,
To death as my Lover and Lord.
Trenodia
Euripide, Ecuba, 444-483
Canzone cantata dalle troiane prigioniere sulla spiaggia di Aulide, durante il soggiorno colà degli Achei gettativi da una tempesta per l’ira del disonorato Achille, e in attesa di un vento propizio per tornare in patria.
Στροφή
O vento gagliardo che soffi dal mare!
Che per tenebra e nebbia guidi
Le navi a cavallo sui marosi,
A quale paese, ah, dolore!
Sarò recata, oltre quale onda procellosa,
O a quale casa, schiava comperata?
O vento marino che soffi gagliardo e veloce,
È alla dorica sponda
O a quelle lontane e favolose rive,
Dove il grande Apidano riversa
Le sue acque sul fertile terreno,
O camminerò sulla sabbia Ftia
Recata dal rapido alito della bufera?
Ἀντιστροφή
O vento che soffi! tu avvicini il mio dolore,
Poiché certo trasportata con schizzi di remi,
E nascosta in qualche orribile prigione di galera
Sarò condotta a quella lontana sponda
Dove l’alto palmizio prima si radicò, e fece,
Con fitto di foglie d’alloro, una piacevole ombra
A Leto quando con gran travaglio recò
Un dio e una dèa nell’amaro conflitto d’Amore,
Dolore del suo corpo, e delizia della sua anima.
Può essere che a Delo,
Circondata dai mari,
Canterò con delle fanciulle
Dalle Cicladi
Di Artemide dèa
E regina e vergine,
Canterò dell’oro
Nella sua carica chioma.
Canterò della sua caccia,
Delle sue frecce ed arco,
E nel canto troverò consolazione
Da pianto e dolore.
Στροφή B
O potrà essere mio amaro destino
Star ritta come ancella al telaio,
Nella lontana Atene dalla fama suprema;
E tessere qualche meraviglioso arazzo,
O lavorare in coloriti ricami,
Sul manto fiorito di crochi e sulla veste colorata di zafferano,
I cavalli volanti lavorati in oro,
Il cocchio d’argento avanzava rullando,
Recante Atena per la Città;
O i combattenti giganti che tentarono di scalare
Da terra a cielo per regnare come sovrani,
E Zeus vittorioso figlio di Tempo
Recato sulle ali d’aquila dell’uragano;
E la fiamma del lampo e i fulmini che piombarono
Dalla nube sollevata all’ordine del dio,
E scaraventarono i ribelli alla tenebra dell’inferno,
A un sonno senza assopimento o veglia o riposo.
Ἀντιστροφή B
Ahimè! il dolore dei nostri figli, e la loro sofferenza
Nella schiavitù.
Ahimè! i nostri mariti guerrieri nobilmente trucidati
Per la libertà.
Ahimè! la gloria del nostro paese, e il nome
Della bella città di Troia;
Per le lance e la lotta e la fiamma
L’alta Troia è abbattuta.
Passerò con la mia anima troppo gravata
A una terra assai lontana e non vista,
Poiché Asia è schiava e ancella,
Europa è Padrona e Regina.
Senza amore, o il più santo tesoro d’amore,
Passerò nell’Ade aborrito,
Alla tomba come mia camera di piacere,
Alla morte come mio Amante e Signore.