«Ho ricevuto un messaggio dal capo», disse Moss, entrando nella centrale operativa. Peterson era arrivato quasi nello stesso momento, con in mano un vassoio pieno di tazze di caffè. Le stava offrendo agli agenti assonnati che si stavano togliendo i cappotti.
«Vuole che continuiamo, e interroghiamo Linda per prima».
«Il suo avvocato è già arrivato?», chiese Peterson.
«Sì, l’ho appena visto all’ingresso. Non sembra troppo felice di essere stato tirato giù dal letto a un orario così indegno».
«Oh be’, alle nove sarà tutto finito», disse l’agente Singh, avvicinandosi per prendere l’ultima tazza di caffè.
«Mi dispiace, ma quella serve a me», la fermò Moss. «Va’ alla macchinetta».
«Sei stata un po’ dura», disse Peterson, dopo che Singh si fu allontanata.
«Da come l’ha detto, sembrava sottintendere che non faremo altro che guardare l’orologio fino alle nove… come se fosse solo una formalità».
«Non lo è?», chiese Peterson, con un tono un po’ imbarazzato.
«No», rispose Moss, determinata. «Ora stammi a sentire, il capo ha avuto un’idea…».