Capitolo 33

Nei giorni seguenti la copertura mediatica dell’omicidio di Andrea cambiò. La dichiarazione di Erika alla conferenza stampa suscitò una reazione negativa da parte della stampa. All’inizio furono solo allusioni a relazioni passate di Andrea, poi il clima si accese con una serie di rivelazioni piccanti sui molti amanti della giovane vittima. Girò voce che si intrattenesse con partner di entrambi i sessi. Alla fine della settimana i tabloid erano un fuoco d’artificio di indiscrezioni. Uno degli ex fidanzati di Andrea, che si autodefiniva un artista performativo, vendette la sua storia ai giornalisti. Spuntarono dei frame di un video, loro due che facevano sesso orale e anale, Andrea che veniva legata e frustata in un locale sotterraneo sadomaso con indosso un completo di plastica trasparente e un bavaglio. I tabloid avevano pixelato le immagini, ma nessun lettore poteva avere dubbi su cosa stesse facendo. I giornali ufficiali biasimarono i tabloid e allo stesso tempo fornirono opinioni e commenti sull’accaduto, alimentando così i pettegolezzi. I giornali di destra ebbero a disposizione una nuova arma per attaccare Simon Douglas-Brown; ai loro occhi era persino possibile, forse, che Andrea se la fosse andata a cercare. Erika trascorse quattro lunghi giorni solitari nel suo appartamento, tentando di ambientarsi. Sistemò la faccenda della corrente elettrica e seguì le contorsioni e le evoluzioni dei media. Andò anche a farsi visitare. Prese l’autobus fino al Lewisham Hospital, spiegò che era un agente di polizia ed era stata esposta a sangue e fluidi corporei. Le presero dei campioni di sangue e di urina e le dissero di tornare per rifare gli esami del sangue nel giro di tre mesi. Fu tutto molto freddo e professionale e la fece sentire piccola e insignificante. Sola nel suo appartamento continuava a fissare il biglietto, tentando di capire come fosse finito nella sua tasca. Stava impazzendo? Come aveva fatto a non accorgersene? Ripercorse i giorni precedenti al ritrovamento, i posti in cui era stata, ma poteva essere accaduto in qualsiasi frangente. Per il momento conservò il foglio in una busta di plastica trasparente. Sapeva che avrebbe dovuto consegnarlo a chi di dovere, ma qualcosa in un angolo della sua mente le diceva di tenerlo per sé.

La mattina del quinto giorno andò all’edicola di fronte alla stazione di Brockley per comprare i giornali e vide il titolo in prima pagina del «Daily Mail»: SUPERPOLIZIOTTA SOSPESA DAL CASO DI ANDREA.

Dentro c’era un resoconto dettagliato della faccenda: dopo una serie di gravi errori e sviste nel corso dell’indagine per l’omicidio di Andrea Douglas-Brown, la detective Erika Foster era stata sospesa dal servizio ed era in attesa di una vera e propria indagine. Il giornale affermava che era stata accusata di essersi comportata in modo inaffidabile, di aver passato indiscrezioni alla stampa e di aver gestito male informazioni confidenziali riguardanti alcuni fonti della polizia, cosa che “con buona probabilità” aveva indirettamente causato la morte di Ivy Norris.

C’era anche una foto di Erika scattata dal finestrino di una macchina. Aveva gli occhi spalancati e la mascella serrata e allungava una mano sul cruscotto. Sotto la foto c’era la didascalia: L’IMBARAZZANTE POLIZIOTTA ERIKA FOSTER. La fotografia era stata scattata appena fuori dalla scena del crimine all’Horniman Museum, quando l’auto di Moss stava scivolando sul ghiaccio.

Erika strappò via il giornale appeso e se ne andò senza comprare nulla.

Quando tornò a casa si fece un caffè forte e accese la televisione. Dopo la rassegna stampa, sulla BBC News comparve il volto di Andrea Douglas-Brown, seguito dall’annuncio che la polizia aveva arrestato un uomo di nome Marco Frost in relazione al caso.

La linea tornò al conduttore: «Il ventottenne Marco Frost era stato cancellato dalla lista dei sospetti, ma in seguito è emerso che aveva mentito alla polizia: non si trovava all’estero al momento dell’omicidio di Andrea Douglas-Brown».

Le immagini mostravano Marco, un giovane di bell’aspetto con i capelli scuri, che usciva in manette dal portone d’ingresso di un condominio. Teneva la testa china mentre due agenti lo accompagnavano all’auto. Lo fecero salire tenendogli una mano sopra la testa, poi la macchina partì.

Sullo schermo comparve quindi l’immagine di Simon Douglas-Brown e Giles Osborne, in piedi accanto a Marsh davanti all’insegna di Scotland Yard.

«Questa mattina gli agenti di polizia hanno fatto irruzione a casa di Marco Frost, dove hanno trovato del materiale di natura inquietante riguardante la vittima. Si ritiene che il sospetto avesse sviluppato un’insana ossessione per Andrea Douglas-Brown nei mesi precedenti al suo rapimento e omicidio», disse Marsh.

Poi si fece avanti Simon, con il volto contratto dal dolore e le mani che tormentavano le tasche della giacca del suo completo: «Vorrei ringraziare la polizia metropolitana per la sua scrupolosità e per i continui sforzi impiegati in un’indagine così problematica. Voglio anche dire che ho piena fiducia nella nuova squadra investigativa, che ringrazio per l’impegno dimostrato nella ricerca dell’assassino di Andrea. Da parte nostra, continueremo a collaborare a stretto contatto con la polizia. Grazie».

Il conduttore riprese la linea e passò a un’altra notizia. Erika prese il cellulare con la scheda prepagata che aveva comprato il giorno prima e chiamò Lewisham Row. Rispose Woolf.

«Sono Foster, puoi passarmi il sergente Crane?»

«Capo, non dovrei…».

«Per favore. È importante».

Si udì un bip e poi Crane rispose.

«Quali prove ci possono essere su questo Marco Frost per giustificare un arresto?», disse Erika, andando subito al punto.

«Mi dia il suo numero, la richiamo io», disse Crane. Poi riattaccò. Trascorsero dieci minuti – Erika stava giusto pensando che l’avesse liquidata – quando il telefono squillò.

«Mi scusi, capo, ma devo sbrigarmi, sto chiamando dal mio cellulare e mi sto congelando le chiappe nel parcheggio. Marco Frost ha mentito, non era in Italia. L’abbiamo scoperto solo dopo aver guardato ore e ore di video delle telecamere di sicurezza del London Bridge della sera in cui Andrea è scomparsa. È salito su un treno per Forest Hill venti minuti dopo Andrea. Ovviamente non abbiamo filmati che lo collochino sulla scena del crimine, ma si è dato la zappa sui piedi mentendo e costringendo gli zii a procurargli un alibi falso».

«Potrebbe anche essere una sfortunata coincidenza», disse Erika.

«La sua fidanzata, che vive nel Kent, gli ha fornito un altro alibi, ma visto che ha mentito abbiamo un appiglio. Lo teniamo dentro per i prossimi tre giorni».

«E l’omicidio di Ivy Norris?»

«Se ne sta occupando la squadra Narcotici e Prostituzione», disse Crane. «Senta, capo. Non si mette bene per la sua teoria».

«Oh, adesso è una teoria?», disse Erika. Crane non rispose. Erika riusciva a sentire il rumore delle auto che sfrecciavano fuori dal parcheggio.

«Tutto okay, capo?»

«Sto bene. E per favore, fallo sapere anche agli altri. Di sicuro hanno visto i giornali».

«Non sapevo di suo marito. Mi dispiace».

«Grazie».

«Posso fare altro?»

«Continua a tenermi aggiornata. Anche a costo di congelarti le chiappe nel parcheggio».

Crane scoppiò a ridere. «La terrò aggiornata il più possibile, capo, okay?»

«Grazie, Crane», disse Erika. Riattaccò e prese la giacca. Era ora di andare a far visita a Isaac Strong.

La donna di ghiaccio - La vittima perfetta - La ragazza nell'acqua
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