Mentre l’Eurostar di Gerry lasciava i confini inglesi per iniziare il viaggio di trentanove chilometri nel tunnel della Manica, Erika, Moss, Peterson e John fremevano d’ansia davanti alla fila di stampanti nella sala operativa di Bromley. Dei due Gerry O’Reilly, avevano scoperto che il più anziano era morto nel 1982, poco prima di Natale, più o meno a un anno di distanza dalla nascita di Jessica. Ci fu un ronzio seguito da un segnale acustico, e una luce rossa cominciò a lampeggiare.
«Chissà come si cambia la carta in questa maledetta cosa?», gridò Erika.
John arrivò in fretta e infilò subito un nuovo pacco di fogli nel cassetto della stampante, che riprese a ronzare animata da una nuova vita. E, alla fine, sputò fuori l’immagine del passaporto di Gerry O’Reilly.
Erika la prese e fissò quegli occhi furiosi sotto le sopracciglia spesse e una massa selvaggia di ricci. Sollevò lo sguardo verso Moss e Peterson. «Dov’è l’identikit del tizio che è entrato nel mio appartamento?».
L’agente Knight corse da lei e glielo consegnò prontamente. Erika appoggiò i fogli sulla scrivania. Uno accanto all’altro.
«Cristo. È lui! È la stessa persona!», esclamò Peterson.
«D’accordo, ascoltatemi tutti», disse Erika spostandosi sul fronte della sala operativa, con la fotocopia del passaporto e l’identikit sollevati. Li attaccò al centro della lavagna bianca.
«Questo è il nostro indiziato numero uno: il quarantaseienne Gerry O’Reilly. Voglio subito un mandato d’arresto per lui, contattate la polizia ferroviaria, le dogane, gli aeroporti, i gestori delle carte di credito e di debito, tutti. Dobbiamo trovarlo subito. Ha ucciso due dei nostri. Inoltre crediamo che sia il vero padre di Jessica Collins… Voglio che mi diciate che cosa ha fatto negli ultimi ventisei anni e se sapeva di avere una figlia. Laura Collins ha dato alla luce Jessica nell’Irlanda dei primi anni Ottanta, in un ambiente fortemente cattolico. Non sto dicendo che Gerry O’Reilly abbia un movente per aver ucciso sua figlia, ma lui è la pista più promettente che abbiamo finora. E se anche non avesse ucciso sua figlia, sta facendo di tutto per impedirci di trovare il vero colpevole. Trovandolo, sveleremo il mistero. Ora tutti al lavoro».
La sala operativa brulicava di vita con tutti gli agenti che immediatamente cominciarono a lavorare al computer o al telefono. Poco dopo Moss comparve sull’uscio dell’ufficio di Erika, con in mano un fascicolo. «La fedina penale di Gerry ci è appena arrivata via fax. È bella folta», disse.
«Spara», rispose Erika.
«D’accordo. I primi guai con la legge sono iniziati quando aveva dieci anni, nel 1980», lesse Moss. «Faceva parte di una gang di sei ragazzini che aggrediva le signore anziane per derubarle, è stato arrestato e multato… Arrestato di nuovo a undici e dodici anni per taccheggio, incendio doloso e per aver ferito un compagno di scuola alla gamba con un coltello. A diciassette anni è stato accusato di lesioni aggravate per aver colpito una barista con un bicchiere durante una rissa al pub, la ragazza ha perso l’occhio. L’hanno spedito all’istituto per minori St. Patrick di Dublino per diciotto mesi… E poi sembra che abbia girato un po’ per il mondo, si è unito all’esercito nel 1991. È stato due anni in Kuwait per la Guerra del Golfo, poi Eritrea per un altro anno e ha passato diverso tempo in Bosnia nelle forze di pace… Nel 1997 litiga con un altro ufficiale e per poco non lo ammazza, così lascia l’esercito con l’accusa di disonore. Negli anni seguenti ha svolto diversi lavori nella sicurezza, a parte una multa per possesso di marijuana si è tenuto sempre lontano dai guai e fuori dal radar».
«Gesù».
«Lo so».
«Va bene, ma la domanda più importante è: dov’era nell’estate del 1990, quando è scomparsa Jessica?»
«John sta aspettando i registri del passaporto… Che cosa vuoi fare con tutta questa roba, capo? Vuoi arrestare Laura e interrogarla?»
«No. Preferisco affrontarla di persona, coglierla di sorpresa», disse Erika.