Capitolo 62

Erika e il resto della squadra lottavano per resistere al sonno. Avevano lavorato fino a notte fonda, confrontando i vecchi indizi con le nuove informazioni. Intorno all’una di notte erano arrivati a una svolta. Per ore poi avevano pianificato le mosse successive e alle tre Erika aveva mandato tutti a casa a dormire qualche ora. L’appuntamento era alle prime luci dell’alba per avviare la fase preliminare del piano.

Adesso erano le undici ed Erika era seduta con Moss, Peterson e Crane nella saletta video di Lewisham Row. Davanti a loro c’erano quattro schermi, ognuno mostrava le immagini di una diversa sala per gli interrogatori.

Nella saletta numero uno Linda Douglas-Brown camminava nervosamente avanti e indietro. Indossava una gonna nera lunga e un maglione bianco macchiato di tè con sopra disegnati dei gattini neri. Sullo schermo accanto, saletta numero due, Simon Douglas-Brown sedeva impassibile, con le mani posate sul tavolo e lo sguardo fisso davanti a sé. Nonostante fosse stato buttato giù dal letto da degli agenti armati si era vestito di tutto punto, con dei pantaloni scuri, una camicia azzurra ben stirata e un maglione con lo scollo a V.

Sullo schermo accanto c’era la saletta numero tre, dove si poteva ammirare la curiosa figura di Giles Osborne. Indossava jeans aderenti verde bottiglia e una maglietta con una stampa di palme tropicali che gli copriva a malapena la pancia. I capelli unti erano pettinati di lato, teneva gli occhi fissi sulla telecamera in alto.

«Sono venti minuti che non distoglie lo sguardo», disse Crane tamburellando con la penna sullo schermo.

«L’unico che sembra non avere una sola preoccupazione al mondo è Igor Kucerov», disse Erika guardando lo schermo della saletta numero quattro.

Igor era appoggiato allo schienale della sedia a gambe larghe. Quando la polizia era andata ad arrestarlo a casa sua, in una graziosa stradina borghese di Kilburn, si stava allenando. Indossava una maglietta bianca aderente con il logo della Nike, dei pantaloncini da corsa neri, sempre Nike, e le scarpe da ginnastica. Aveva un fisico atletico e muscoloso e la carnagione olivastra e abbronzata. Non aveva più la barba corta che Erika aveva visto nelle foto con Andrea. Alzò gli occhi scuri e guardò la telecamera.

«Cominciamo con lui», disse Erika. Moss e Crane rimasero nella sala video, Erika uscì insieme a Peterson. Nel corridoio incontrarono l’avvocato di Igor, un uomo magro con i capelli appena ingrigiti e i baffetti. Attaccò subito a protestare, lamentandosi delle motivazioni per cui il suo cliente veniva trattenuto.

«Consiglierò al mio cliente di non rispondere a nessuna delle vostre domande finché non avrete in mano…».

Erika e Peterson passarono oltre ed entrarono nella saletta per gli interrogatori numero quattro. Igor era sempre stravaccato sulla sedia. Con i suoi occhi scuri squadrò Erika mentre entrava, seguita da Peterson. Un bip prolungato e il sistema di registrazione si attivò.

«Sono le undici e cinque di mattina del ventiquattro gennaio. Sono il detective ispettore capo Erika Foster, con me ci sono anche il detective ispettore Peterson e l’avvocato John Stephens».

Erika e Peterson si sedettero di fronte a Igor e al suo avvocato. Lei si prese qualche minuto per controllare i suoi appunti, poi alzò lo sguardo su Igor.

«Okay, signor Kucerov. O devo chiamarla George Mitchell?»

«Chiamami come vuoi, tesoro», rispose lui sorridendo. Aveva una voce profonda, con un accento russo appena accennato.

«Può spiegarci perché usa due nomi diversi?».

Lui scrollò le spalle.

«Lavora per l’MI٥ o per l’MI٦? È un agente segreto? Si occupa di spionaggio? Ha forse firmato un documento che la vincola al segreto professionale?».

Igor le rivolse un sorriso obliquo e si strofinò il mento. «No», disse infine.

«Mi scusi, ma le sue sono domande assurde», disse l’avvocato.

«No, sono assolutamente giustificate. Signor Stephens, lei sa che il suo cliente ha affrontato un processo per l’omicidio di una ragazza di nome Nadia Greco? Il suo cadavere in decomposizione fu trovato in una discarica dentro una sacca da palestra».

Erika fece scorrere una fotografia di Nadia dall’altra parte del tavolo. Il corpo gonfio e scuro si intravedeva tra i lembi aperti della borsa.

«Grazie alla sacca gli inquirenti sono risaliti a Barbora Kardosova, che all’epoca era la fidanzata del signor Kucerov. Nadia Greco è stata picchiata a morte a casa di Barbora. Il DNA di Igor è stato trovato sulla scena del crimine e Barbora ha testimoniato contro di lui al processo. La giuria tuttavia non è riuscita a esprimere un verdetto e il processo è stato annullato».

L’avvocato lanciò un’occhiata a Igor.

«Mi mostri le prove», disse lui scrollando le spalle.

«È proprio questo il problema, Igor. I verbali e i documenti del processo sono classificati come materiale secretato, cosa che accade solo per i processi criminali legati a questioni che potrebbero minare la sicurezza nazionale. Lei è al corrente di tutto questo, signor Stephens?»

«So bene cos’è il materiale secretato, sì», disse l’avvocato, evidentemente perplesso.

«Quindi comprenderà che è piuttosto strano incontrare restrizioni del genere in riferimento al processo per omicidio del suo cliente, se lui non ha nulla a che fare con i servizi segreti», concluse Erika. Igor alzò le braccia sopra la testa e ruotò il collo da entrambi i lati, facendolo scrocchiare.

«Forse assomiglio un po’ a James Bond», disse Igor.

«No, decisamente non è James Bond quello che ci viene in mente quando ti guardiamo», disse Peterson freddamente.

«Non fare quella faccia, amico. Non si parla sempre di fare un James Bond nero, o no? Potresti avere una possibilità», rispose Igor.

Peterson rimase in silenzio e spinse un po’ più avanti la foto di Nadia Greco.

«Guarda meglio la foto. Riconosci questa ragazza?», chiese.

«Consiglierei al mio cliente di non rispondere», disse Stephens.

«Okay. E questa foto? Questi siete tu e Andrea Douglas-Brown. Sei al corrente del suo omicidio? Questa foto è stata scattata quattro giorni prima, e anche questa, e questa…».

Peterson gli mise davanti tutta la serie di fotografie, cominciando con quelle di Igor e Andrea insieme davanti all’Horniman Museum, per finire con quelle più esplicite. Igor si ritrasse con una smorfia.

«Lei è l’Andrea Douglas-Brown che è stata assassinata».

«Sì, sappiamo bene chi è», sbottò l’avvocato. «State accusando il mio cliente del suo omicidio?».

Erika lo ignorò. «Sei stato visto con Andrea poche ore prima della sua morte, al pub Glue Pot di Forest Hill…».

«Non sono tenuto a rispondere alle vostre domande. Me ne voglio andare», disse Igor alzandosi in piedi.

«Siediti», ordinò Erika. Lui fece una smorfia e incrociò le braccia sul petto, rimanendo in piedi. «E sei tenuto eccome a rispondere alle mie domande. Come ho già detto, sei stato visto insieme ad Andrea».

«No. Non sono stato visto da nessuna parte perché non ero in Inghilterra la notte in cui Andrea è scomparsa. Sono stato in Romania dal 31 dicembre al 15 gennaio. Ho i biglietti aerei e potete controllare il mio passaporto».

«Il tuo o quello di George Mitchell?»

«Non è illegale cambiare nome», disse Igor. «Tu sei slovacca giusto? E ti chiami Foster?»

«È il mio cognome da sposata», disse Erika.

«Sposata?», disse Igor inarcando un sopracciglio. «E come è stato possibile?»

«Ti ho chiesto di sederti», esclamò Erika, battendo il pugno sul tavolo.

«Se avete intenzione di accusare il mio cliente…», fece l’avvocato Stephens.

Erika si alzò in piedi e uscì.

«Il detective Foster ha appena lasciato la stanza. Interrompo il colloquio alle ore undici e venti», disse Peterson alzandosi e seguendola fuori.

«È un vero bastardo!», disse Erika a Peterson una volta fuori dalla saletta. Tremava di rabbia. «Non dovevo perdere la calma così presto. Lui ha quell’aria così compiaciuta… Puoi chiedere a Crane di controllare il suo alibi? Vediamo se era davvero all’estero».

«Sì capo, ma non si lasci irritare. Abbiamo appena cominciato. Vuole tornare dentro?».

Erika fece un profondo respiro e scosse la testa. «No, voglio andare a fare due chiacchiere con Simon Douglas-Brown».

La donna di ghiaccio - La vittima perfetta - La ragazza nell'acqua
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