Non appena arrivò alla stazione di Brockley, Erika si infilò nel bar, ordinò un caffè, accese il computer e cominciò a fare ricerche su Internet. Dato che aveva a disposizione nomi e date di nascita non ci volle molto per trovare altri dettagli sulle ragazze. La prima vittima era la diciannovenne Tatiana Ivanova, originaria della Slovacchia. Un nuotatore solitario aveva trovato il corpo a marzo del 2013, in uno dei laghetti di Hampstead Heath. Era stato un inizio di primavera piuttosto caldo e il corpo era già parecchio decomposto. I giornali avevano usato una fotografia di Tatiana scattata a una gara di ballo. Indossava un body nero con delle frange luccicanti ed era in posa con la mano sul fianco. Probabilmente stava eseguendo una coreografia insieme ad altre ballerine, che erano state tagliate dalla foto. Aveva i capelli neri ed era molto bella, dimostrava meno della sua età.
La seconda vittima si chiamava Mirka Bratova, diciotto anni. Veniva dalla Repubblica Ceca ed era stata trovata otto mesi dopo la sua scomparsa, nel novembre del 2013. Uno dei guardiani della riva sulla Serpentine aveva trovato il corpo che galleggiava nell’acqua tra foglie e immondizia vicino al canale di scolo. Anche lei aveva i capelli scuri ed era bella, nella foto comparsa sui giornali teneva in braccio un gattino bianco su un balcone illuminato dal sole. Alle sue spalle file di palazzi si stendevano a perdita d’occhio.
La terza vittima era Karolina Todorova, anche lei diciotto anni. Il suo cadavere era stato scoperto nel febbraio del 2014. Un uomo che era uscito la mattina presto per portare fuori il cane l’aveva trovata sulla sponda di uno dei laghetti di Regent’s Park. Karolina era originaria della Bulgaria. Per lei la stampa aveva usato una fototessera in cui pareva pronta per una serata fuori: aveva una canottiera bianca scollata e una ciocca rosa tra i capelli scuri. Nella foto c’era un’altra ragazza che l’abbracciava, ma il suo volto era stato coperto.
Erika era frustrata perché le era impossibile scoprire altro. Nei resoconti fatti dai giornali i dettagli erano molto vaghi e sbrigativi.
Delle ragazze si diceva che erano venute in Inghilterra per lavorare come au pair, e poi erano “precipitate” nel mondo della prostituzione. Erika si chiese se fosse stato un processo graduale. Le ragazze erano state attirate nel Regno Unito con la speranza di una vita migliore, di una buona occupazione? L’opportunità di imparare l’inglese?
Guardò fuori dalla vetrina. La pioggia scrosciava, martellando il tendone esterno sotto cui si erano riparate diverse persone. Bevve un sorso del suo caffè, ma ormai si era raffreddato.
Quando aveva diciotto anni Erika aveva lasciato la Slovacchia per le stesse ragioni, voleva fare la ragazza alla pari. Era partita dalla stazione degli autobus di Bratislava una grigia mattina di novembre, diretta a Manchester. Parlava solo qualche parola di inglese.
Era andata a lavorare da una buona famiglia. I bambini erano carini ma la madre aveva un atteggiamento un po’ freddo, come se in qualche modo intrinsecamente ritenesse le ragazze dell’Est inferiori. Erika trovava un po’ sinistra la strada di periferia dove vivevano, l’atmosfera in casa era sempre tesa tra moglie e marito. Quel primo Natale non le avevano dato il permesso di tornare a casa in anticipo quando sua madre si era ammalata di cirrosi epatica. Diciotto mesi più tardi avevano deciso che non avevano più bisogno di una ragazza alla pari e le avevano dato tre giorni di preavviso. Non le avevano nemmeno chiesto se avesse un posto dove andare a stare.
Erika realizzò tuttavia che era stata fortunata. Tatiana, Mirka e Karolina avevano avuto la possibilità di salutare i propri familiari, come lei? Ricordò l’affollata stazione degli autobus a Bratislava: file e file di fermate. Accanto a ognuna c’erano dei pali di metallo arrugginito che sorreggevano delle pensiline. L’aria era umida. Si era chiesta se l’umidità non fosse causata dalle lacrime di tutte quelle adolescenti costrette a dire addio al loro bellissimo Paese, dove l’unico modo di fare qualcosa della propria vita era andarsene.
I genitori delle tre ragazze morte avevano pianto? Non potevano sapere che le loro bambine non sarebbero più tornate. E cosa era successo quando erano arrivate a Londra? Come erano finite a fare le prostitute?
Le lacrime cominciarono a solcare le guance di Erika e quando il cameriere venne a prendere la sua tazza di caffè distolse lo sguardo e si asciugò rabbiosamente gli occhi.
Aveva già versato abbastanza lacrime per una vita intera. Adesso era il momento di agire.