Aveva ricominciato a piovere. Erika parcheggiò di fronte alla stazione di Lewisham Row e scese dall’auto. C’era Woolf di turno e la reception era piena di giovani donne imbronciate sedute su una fila di sedie di plastica. Due di loro avevano persino dei neonati in carrozzina che piangevano a più non posso. Altri tre bambini piccoli erano in piedi sulle sedie in fondo alla fila: due maschietti e una femminuccia. Battevano i piedini nudi sui sedili di plastica verde, ridevano e si alzavano a disegnare sulla condensa della finestra. Sopra le loro teste, irraggiungibile, l’ombra unticcia di una scritta tracciata con un dito sporco: CREPATE MAIALI. I bambini erano trasandati e rumorosi, ma quando vide le loro minuscole ciabattine allineate sul pavimento il cuore di Erika si sciolse.
«Buongiorno. Marsh vi vuole tutti in sala operativa», disse Woolf da dietro la scrivania della reception.
«Ha detto perché? In teoria alle nove avrei dovuto tenere un briefing».
Woolf si chinò in avanti e bisbigliò: «Ha a che fare con l’arresto del dottor Strong. Pensano che abbia ucciso il fidanzato con un posacenere… Io non sapevo neanche che fumasse, figuriamoci se sapevo che gli piaceva prenderlo in culo!».
«Sergente, non hai niente di meglio da fare che spettegolare? Evidentemente non hai abbastanza lavoro da sbrigare!», disse Erika, gelandolo con lo sguardo. Aprì la porta automatica ed entrò senza voltarsi.
Grazie alle telecamere di sicurezza Woolf la osservò marciare lungo il corridoio.
«Ehi! Si può sapere quanto devo aspettare ancora?», urlò una delle signore.
«Potrai riabbracciare l’amore della tua vita molto presto», disse Woolf. «E lo stesso vale anche per i vostri compagni, care signore. Il tempo di prendere le impronte e accusarli di lesioni aggravate».
Le donne gli lanciarono un’occhiataccia e tornarono a parlare fra loro.
«A quanto pare il senso dell’umorismo scarseggia stamattina», bofonchiò Woolf aprendo il giornale e addentando una brioche.
Quando Erika raggiunse la sala operativa, tutti gli altri agenti erano già seduti in silenzio. Marsh aspettava bevendo una tazza di caffè.
«Ah, Erika. Prego, siediti pure».
«Pensavo di dover aggiornare la squadra stamattina, signore».
«Già, lo pensavo anch’io, ma le cose sono cambiate. Adesso siediti, per favore».
Erika si accomodò a uno dei lunghi tavoli in fondo, vicino alle stampanti stranamente silenziose.
Marsh cominciò a parlare: «Ieri notte il dottor Isaac Strong, il medico legale che ci ha seguito in queste e altre indagini, è stato arrestato con l’accusa di aver ucciso il suo compagno, lo scrittore Stephen Linley».
Marsh fece una pausa di qualche secondo, dando il tempo a tutti di assorbire la notizia.
«Questo ci mette in una posizione piuttosto complicata. Molte delle prove forensi che abbiamo sugli omicidi di Gregory Munro e Jack Hart ci sono state fornite dal dottor Strong e, in entrambi i casi, le sue scoperte ci hanno aiutato a ottenere un profilo dell’assassino. L’uccisione di Stephen Linley ha molti tratti in comune con gli omicidi di Munro e Hart. Stephen Linley è stato trovato con alti livelli di flunitrazepam nel sangue. È stato soffocato con la stessa busta di plastica, la cosiddetta suicide bag: l’unica differenza è che, a quanto pare, la vittima stavolta ha opposto resistenza. L’autopsia e gli esami tossicologici hanno dimostrato che Linley faceva regolarmente uso di droghe a scopo ricreativo – come le benzodiazepine o il Rohypnol, nome commerciale del flunitrazepam – e dunque aveva un’alta tolleranza alle suddette sostanze. Sulla scena del crimine è stato rinvenuto esclusivamente DNA maschile».
Marsh fece un’altra pausa, per permettere agli agenti della sala operativa di immagazzinare tutte le informazioni. Poi proseguì. «Sembra che Stephen abbia avuto diversi partner sessuali e ieri sera è stato visto in una sauna gay. I filmati delle telecamere a circuito chiuso rivelano che si è trattenuto alla sauna Chariot, vicino Waterloo, dalle diciotto alle ventidue. In aggiunta a tutto questo, l’omicidio di Stephen Linley è avvenuto a Bowery Lane Estate, EC1, area di competenza della City of London Police. Quindi, non solo non è avvenuto nella nostra zona, ma proprio al di fuori della nostra giurisdizione».
«Signore, non penseranno mica che Isaac Strong sia il nostro serial killer?», chiese Erika.
«Posso finire, per favore?»
«Avrei preferito che mi informasse prima, signore. Sono l’ufficiale responsabile delle indagini e sento parlare di queste cose solo ora».
Un pesante disagio calò sugli agenti della sala operativa.
«Erika, io stesso sono stato informato dal commissario aggiunto appena venti minuti fa», rispose Marsh. «Adesso posso continuare, per favore?»
«Certo, signore», rispose Erika.
«Il dottor Strong era sulla scena del crimine. All’inizio è stato trattenuto per un interrogatorio di routine – sostiene di aver scoperto lui il corpo di Stephen. Ma poi sono iniziati ad arrivare i risultati preliminari delle analisi sulla scena del crimine. C’erano diverse foto sul computer di Stephen Linley in cui era presente anche JordiLevi».
«JordiLevi è il gigolò che abbiamo interrogato. Si trovava a casa di Gregory Munro qualche sera prima dell’omicidio», disse Crane.
«Già, nel computer c’erano diverse foto di JordiLevi, Stephen Linley e Isaac Strong insieme. Foto in cui stavano facendo sesso. La polizia ha ispezionato anche la casa del dottor Strong, trovando piccole quantità di ecstasy, marijuana e flunitrazepam, la droga usata in tutti e tre i casi. Hanno rinvenuto anche una vasta gamma di giochi fetish: maschere, sacchetti e roba che si usa in genere per l’asfissia erotica o per il controllo del respiro al fine di aumentare il piacere sessuale…».
Erika, seduta in fondo alla stanza, sentiva il sangue gelarsi nelle vene. La sua mente cominciò a vagare, ripensando a tutte le volte che era stata a casa di Isaac. Poteva essere vero?
«Adesso, come al solito», continuò Marsh, «dobbiamo ritenere che una persona sia innocente fino a prova contraria, inoltre bisogna dimostrare dei riguardi particolari nei confronti di Isaac Strong, che è uno di noi, un eccellente medico legale con una storia professionale immacolata. Ma le prove trovate contro di lui hanno alzato un polverone non indifferente, e così la City Police non ha avuto scelta: ha dovuto arrestarlo per l’omicidio di Stephen Linley. Isaac Strong adesso è anche tra i sospettati per la morte di Gregory Munro e Jack Hart».
«Quali sono le ripercussioni su di noi, come squadra?», chiese Erika.
Marsh esitò prima di rispondere. «Come ben sapete, dobbiamo garantire la massima trasparenza. Avete fatto tutti un ottimo lavoro e per questo vi ringrazio. Ispettore capo Foster, hai collaborato a stretto contatto con il dottor Strong. Dobbiamo controllare i suoi verbali per scoprire se e come ha influenzato le indagini. Inoltre il dottor Strong ti ha telefonato dalla scena del crimine, prima ancora di allertare la polizia…».
Tutti gli occhi schizzarono verso Erika.
«Conosco Isaac – il dottor Strong – personalmente», rispose Erika. «E aveva appena trovato il fidanzato morto assassinato».
«Non ti sto accusando di nulla, Erika. Ma ha oltrepassato il confine chiamandoti. Non è accettabile che l’agente responsabile del caso riceva telefonate personali da parte di un sospettato sulla scena del crimine. Un nostro vecchio collega, l’ispettore capo Sparks, era presente sulla scena ieri notte. Questo, insieme alla sua lunga esperienza nella squadra omicidi, ci ha portato a sceglierlo come nuovo responsabile del caso».
Diversi agenti si voltarono a fissare Erika, che si sforzava di non perdere il controllo.
Marsh continuò: «Sono qui per ringraziarvi del vostro duro lavoro e per informarvi che il caso deve passare di mano questa mattina stessa, il prima possibile. L’ispettore capo potrebbe decidere di mantenere qualcuno di voi nel suo team».
Erika scattò in piedi. «Signore, posso parlarle in privato, per favore?»
«Erika…».
«Vorrei parlarle nel suo ufficio, signore. Subito».