Era passata una settimana dal ritrovamento del cadavere di Gregory Munro. Il pomeriggio era caldo e afoso, Erika venne chiamata alla stazione di Lewisham Row per rendere conto dei progressi del caso. Le indagini avevano subito una battuta d’arresto, un brutto colpo per la sua autostima. Erika si presentò all’incontro meno sicura delle proprie capacità.
La riunione si sarebbe tenuta nella sfarzosa sala conferenze all’ultimo piano. Sarebbero stati presenti il sovrintendente capo Marsh, l’addetta stampa della polizia metropolitana Colleen Scanlan, severa e matronale, un giovane profiler e il commissario aggiunto Oakley, che sedeva impettito a capotavola. Oakley odiava Erika, e non si era mai sforzato di nasconderlo. Lineamenti decisi e sfuggenti, capelli brizzolati sempre perfettamente in ordine: quell’uomo la faceva pensare a una volpe, una volpe astuta e lucida. Soffriva il caldo. Il sudore gli bagnava i capelli e si era addirittura tolto la giacca della polizia con i gradi ricamati sulle spalline, arrotolandosi le maniche della camicia fino al gomito.
Fu Erika ad aprire l’incontro, fornendo un resoconto dettagliato delle indagini in corso.
«Forti della convinzione che l’assassino abbia organizzato una visita preliminare all’abitazione di Gregory Munro, gli agenti della mia squadra stanno tutt’ora esaminando centinaia di ore dei video di sicurezza delle telecamere alla stazione di Honor Oak Park e nelle zone limitrofe. Abbiamo interrogato di nuovo i residenti di Laurel Road, ma nessuno ricorda di aver visto un impiegato della fantomatica GuardHouse Alarms nei giorni precedenti al delitto. La compagnia stessa è inesistente. Non ce n’è alcuna traccia. L’account email sul volantino è stato disattivato e il numero di telefono è collegato a una scheda prepagata non rintracciabile».
Osservando attentamente i volti dei partecipanti all’incontro, Erika capì che quello era il momento decisivo: doveva impedire che le togliessero gran parte del nutrito personale che le avevano affidato. La pressione era insostenibile, e il condizionatore era rotto. La spiacevole atmosfera appiccicosa non faceva che peggiorare la situazione.
Continuò il suo rapporto: «Sto controllando ogni singolo dettaglio della vita privata di Gregory Munro. È molto probabile che conoscesse il suo aggressore o avesse già avuto contatti con lui. L’identità del killer risiede nel passato della vittima. Ma il caso è complesso, e mi servirà più tempo».
«Il cognato della vittima, Gary Wilmslow, è indagato per dei crimini non correlati all’omicidio ed è un membro chiave dell’Operazione Hemslow», la interruppe Oakley. «Confido che manterrete separate le due indagini e che gli agenti che lavorano al caso Munro verrano tenuti all’oscuro dell’Operazione Hemslow».
«Certo, signore. È tutto sotto controllo», rispose Marsh lanciando a Erika uno sguardo d’intesa. Seguì qualche secondo di silenzio, mentre tutti gli occhi tornavano a posarsi sull’ispettore. Poi Marsh cambiò argomento: «Vorrei parlare delle riviste porno gay presenti sulla scena del crimine. Ho saputo che Gregory Munro ha scaricato un’applicazione per appuntamenti fra uomini sul suo cellulare, o sbaglio?».
Ne avevano già discusso: Marsh sicuramente glielo stava domandando per conto di Oakley.
«Sì, signore. Sulla scena sono state rinvenute delle riviste porno gay e la vittima aveva scaricato Grindr, un’app per incontri fra soli uomini, senza mai attivarla. Non c’erano né contatti né messaggi», rispose Erika.
«Quindi è probabile che la vittima fosse omosessuale e avesse deciso di incontrare altri uomini in forma anonima?», chiese Oakley.
«Oltre a qualche vecchia rivista porno spiegazzata, non ci sono altre prove che confermino un’identità gay o bisessuale della vittima», rispose Erika.
«E perché non avete preso in considerazione l’idea di controllare le zone di Londra più frequentate dai gay? Bagni pubblici? Parchi?», la incalzò Oakley.
«L’ho presa in considerazione, signore. Di zone ne conosciamo diverse, ma non sono coperte da telecamere a circuito chiuso. Tutti i miei agenti stanno indagando in lungo e in largo in base alle prove che abbiamo effettivamente, senza vagare per i cespugli a interrogare gente a caso…».
«Era un uomo sposato con pulsioni omosessuali. Non capisco perché non sia questa la sua prima linea di indagine, detective Foster».
«Come ho già detto, signore, stiamo seguendo diverse piste. Avrei bisogno di più agenti, se dovessi iniziare…».
«Ha uomini a sufficienza, ispettore. Forse dovremmo parlare di come li impiega prima che lei venga a elemosinarne altri».
«Le assicuro, signore, che tutti i miei agenti stanno lavorando al massimo delle loro capacità».
Oakley raccolse una delle foto del corpo di Gregory Munro scattate sulla scena del crimine e l’osservò attentamente. «Nella comunità gay la violenza è spesso legata intrinsecamente al desiderio sessuale. Uomini del genere amano gli incontri clandestini, no? E a volte invitano individui pericolosi nelle proprie case».
«È ovvio, signore, che io e lei conosciamo diverse tipologie di uomini gay», ribatté Erika stizzita. Sul tavolo calò il silenzio.
«È il caldo, signore. Sta dando alla testa un po’ a tutti», si affrettò a dire Marsh, lanciando un’occhiataccia a Erika.
Oakley la guardò storto e prese il fazzoletto perfettamente piegato che aveva in tasca. Se lo premette sulla fronte, asciugando il sudore che gli imperlava l’attaccatura dei capelli. Sollevò la frangetta con tanta cautela che Erika ebbe il sospetto che indossasse un parrucchino. Zucca pelata. Quelle parole cominciarono a ronzarle in testa senza sosta… Zucca pelata… Zucca pelata… I suoi fratelli fan la frittata e non danno niente alla Zucca pelata… E alla fine si ricordò di quando era arrivata in Inghilterra per la prima volta, Mark che le canticchiava quella filastrocca.
«Cosa c’è di tanto divertente, ispettore Foster?», chiese Oakley, infilando di nuovo il fazzoletto in tasca.
«Niente, signore», rispose Erika cercando di ricomporsi.
«Bene, perché oltre alle questioni del personale abbiamo il problema dei media. Lei non è riuscita a individuare un sospettato e quelli ne hanno approfittato per dare un altro calcio nel didietro alla polizia metropolitana. Prima le testate locali, e adesso anche quelle nazionali». Indicò con un cenno gli articoli al centro del tavolo: PRESTIGIOSO MEDICO DI BASE UCCISO NEL SUO LETTO e ANCORA CACCIA ALL’ASSASSINO: LA POLIZIA BRANCOLA NEL BUIO. «Tu invece non hai detto molto, Colleen, cos’hai da aggiungere?»
«Sto lavorando…», rispose Colleen, poi esitò.
Stava per dire “vigorosamente”, pensò Erika.
«Sto lavorando duramente per far sì che la mia squadra instradi i media nella direzione desiderata. Certo, non abbiamo nuove prove da diffondere», continuò, cercando di addossare tutta la colpa a Erika.
«Il nostro lavoro non è mica imboccare i giornalisti. Secondo me è stato prematuro rilasciare una dichiarazione così presto», replicò prontamente l’ispettore. «Avremmo dovuto tenerci costantemente due passi avanti a loro, in modo da essere sempre pronti con nuove informazioni. Ora è successo esattamente quello che avevo predetto: non hanno di che parlare, quindi si sono creati un loro punto di vista e hanno collegato questo caso ai tagli delle forze di polizia fatti dal governo».
«Già, e chissà da dove hanno preso questa idea eh, detective Foster?», disse Oakley, raccogliendo un giornale a caso. «“In tutta Londra, sono quattordicimila le telecamere a circuito chiuso non più funzionanti. La polizia non ha più modo di tenere al sicuro gli abitanti della capitale con la necessaria efficienza”. Lei ha espresso con una certa chiarezza la sua opinione a proposito della scarsità di telecamere, non è vero?»
«Sta forse insinuando che sia stata io a parlare con la stampa?»
«No, il commissario non sta affatto dicendo questo», la interruppe Marsh.
«Posso parlare anche da solo, grazie, Paul», lo richiamò Oakley. «Quello che voglio dire è che questo allarmismo non funziona, ispettore Foster. Lei gestisce molti agenti. La sua squadra ha ricevuto rinforzi importanti per questo caso e penso che non sia giusto per il morale di tutti che lei vada in giro a lamentarsi di ciò che non ha. Quanti ufficiali crede che le servano ancora?»
«Signore, non sono una persona negativa e non vado certo in giro a lamentarmi», rispose Erika.
«Quanti?»
«Cinque. Le ho stilato un rapporto dettagliato su come intendo utilizzare…».
«È passata una settimana dall’assassinio di Gregory Munro e devo assicurarmi che la forza lavoro sia stata opportunamente impiegata», la interruppe Oakley.
«Certo, signore, ma…».
«Le consiglio vivamente di reindirizzare la sua linea investigativa, ispettore Foster, e di concentrarsi sull’ipotesi che Gregory Munro abbia invitato un uomo a casa sua per scopi sessuali e che quest’uomo, chiunque fosse, l’abbia ucciso. Un crimine passionale».
«Una notte di sesso violento finita male, insomma?», replicò Erika.
«Non amo certe definizioni, detective Foster».
«Ma la stampa sì. Le adora. E senza dubbio ci saranno ripercussioni negative sulla comunità gay se adotteremo questa linea di indagine. Inoltre abbiamo trovato prove d’effrazione sulla finestra della cucina, e la recinzione in fondo al cortile sul retro è stata tagliata. Non sembra affatto che Gregory Munro abbia invitato l’aggressore in casa. Per ora il volantino dell’azienda di sicurezza fittizia è la nostra pista principale. In più siamo nel pieno dell’estate: dobbiamo ancora raccogliere le deposizioni dei residenti di Laurel Road che si trovano in vacanza. Stiamo rintracciando anche i pazienti che si sono lamentati del dottore. Glielo ripeto: ci vuole tempo».
«Le lamentele si sono rivelate una pista utile finora?», chiese Oakley.
«No, ancora no. Ma…».
«Vorrei sentire l’opinione del nostro profiler», disse Oakley, interrompendola di nuovo. «Tim?».
Tim Aiken, il criminologo, era rimasto in silenzio fino a quel momento. Folti capelli corti e luminosi, barba curata. Nonostante il completo, aveva una spessa fila di braccialetti colorati ai polsi. Alzò lo sguardo dalla serie di cubi che stava disegnando sul suo quaderno. «Credo che l’uomo che stiamo cercando sia un individuo molto controllato. Che pianifica attentamente ogni mossa. Fisicamente forte. Gregory Munro non era esile e non ci sono tracce di colluttazione».
«Gregory Munro è stato drogato: aveva un alto livello di flunitrazepam in corpo. E il flunitrazepam è la droga che viene usata spesso per commettere uno stupro. Chiunque abbia fatto irruzione in casa sua lo ha drogato e poi ha aspettato che la sostanza facesse effetto», aggiunse Erika.
«Sì, ma il flunitrazepam è largamente usato nella comunità gay per acuire il piacere sessuale, a scopo ricreativo», rispose Tim.
«Scopo ricreativo, eh? Chissà che ne pensa tutta la gente che si è ritrovata una pillolina nel bicchiere», ribatté Erika.
Tim continuò imperturbabile: «L’assassino potrebbe aver architettato un piano complesso, utilizzando il volantino dell’azienda di sicurezza come esca per attirare la vittima. Questo, insieme all’impiego del sedativo, ci sconsiglia di escludere la possibilità di una componente omosessuale».
«Gregory Munro non è stato stuprato», disse Erika.
«Vero, ma l’assassino potrebbe avere un problema con la sua mascolinità o avere avuto esperienze negative con individui di tipo A, o maschi alfa. È probabile che voglia distruggere gli individui più virili».
«Santo cielo. Quanto ci costa quel tizio?», disse Erika appena la riunione ebbe fine – quaranta caldissimi e spiacevolissimi minuti dopo. Uscì insieme a Marsh. Scesero le scale.
«Non dai tanta fiducia ai profiler, eh?»
«Penso che a volte siano davvero utili, ma troppo spesso si pensa che facciano miracoli. Non sono i profiler che prendono gli assassini. Siamo noi».
«Non lamentarti. Ricorda: lui lavora per te. In fondo ha convinto Oakley a non tagliarti il budget».
«Solo accecandolo con dei paroloni».
«Non sembri contenta».
«Sarò contenta quando prenderemo l’assassino», rispose Erika. «Tim non ci ha detto nulla che non sapessimo già. Anche se tutta quella teoria sul maschio alfa è interessante. Ma come facciamo a utilizzarla? È troppo generica. Non possiamo mica mettere sotto sorveglianza ogni uomo dominante e aggressivo: il mondo ne è pieno».
Marsh alzò gli occhi al cielo. «Intanto potresti pensare a ricucire i rapporti con Oakley. Faresti un bel favore a te stessa».
«Non gli ho risposto male per tutte le sue sparate omofobiche. Mi pare un buon inizio. E poi, signore, che senso avrebbe? Tanto non mi apprezzerà mai. Voglio dire, non mi manderà certo un biglietto di auguri per Natale, no?».
Avevano raggiunto il piano dell’ufficio di Marsh. «Tienimi aggiornato, okay?», disse mentre varcava la soglia.
«Prima che vada, signore, c’è qualche novità per il posto di sovrintendente?».
Marsh si fermò all’istante e si voltò verso di lei.
«Ti ho già detto che appoggerò la tua candidatura, Erika».
«E l’ha detto anche a Oakley?»
«Sì».
«E lui?»
«Non posso discutere i dettagli del processo di selezione, lo sai. Ora devo andare». Marsh si voltò e attraversò la porta.
«Un’ultima cosa, signore. Che cosa faremo per Peter Munro? Vive sotto lo stesso tetto di Gary Wilmslow e sono preoccupata per la sua sicurezza».
Marsh si fermò e si voltò di nuovo.
«Nel corso dell’ultima settimana Peter ha lasciato casa solo per andare a scuola, con sua madre. Abbiamo piazzato delle cimici in diverse stanze e, per quanto ne sappiamo, sta bene. E poi Gary Wilmslow è un criminale vecchia scuola. L’onore e la famiglia sono sacrosanti per lui. Non permetterebbe mai che qualcuno torcesse un capello a uno dei suoi».
«Lei guarda troppe soap opera, signore. Ma spero che abbia ragione».
«Certo che ho ragione», rispose Marsh con voce glaciale, e poi scomparve nell’ufficio.
«Chissà come mai mi trovano tutti così simpatica ultimamente. Eppure cerco solo di fare il mio dannato lavoro», borbottò Erika fra sé e sé, scendendo le ultime rampe di scale.
Nella sala operativa i ventilatori giravano alla massima potenza, ma smuovevano solo aria calda, odore di caffè e puzza di sudore.
«Capo, ho appena parlato con gli agenti sul posto: i dirimpettai di Gregory Munro sono tornati dalle vacanze», disse Peterson, mettendo giù il telefono.
Moss era seduta di fronte a lui, con il viso arrossato per il caldo. Anche lei aveva appena terminato una chiamata. «Era Estelle Munro. Dice che nella casa di Laurel Road manca l’attestato del General Medical Council».
«Quando abbiamo tolto i sigilli dalla casa?», chiese Erika.
«Ieri. Ho guardato le perizie della scientifica e l’elenco di tutto ciò che è stato preso. Nessuna traccia di un certificato simile».
«Potrebbe averlo rubato l’assassino. Merda. Come abbiamo fatto a lasciarcelo sfuggire?».