Quel tardo pomeriggio, Erika era nell’ufficio del sovrintendente Yale seduta di fronte a lui all’altro lato della scrivania. Il capo aveva l’aria esausta. Il viso era pallido e due cerchi neri e spessi gli contornavano gli occhi. Stavano aspettando Marsh, che aveva appena chiamato per annunciare il suo ritardo.
«Signore, non credo ci sia bisogno che affidiate altre risorse al mio caso», disse.
Yale sollevò una mano. «Erika, non penso che mettere una pattuglia di guardia al tuo albergo ci farà fallire. C’è già stato un accoltellamento sulle scale della nostra centrale, in pieno giorno, e uno dei miei agenti è stato trovato morto in circostanze sospette».
«Erano due agenti», rispose Erika. «Be’, un’ex agente, Amanda Baker».
«Sì», ammise con un pelo di riluttanza. Si strofinò gli occhi. «Immagino che tu abbia saputo di Jason Tyler?»
«A che proposito?»
«Dopo che gli hanno negato la cauzione l’hanno portato a Belmarsh: prigioniero di categoria A. Si è sparsa la voce che avrebbe fatto la spia in cambio di un patteggiamento e l’hanno ammazzato. La notte scorsa è stato accoltellato nelle docce».
«Come hanno fatto a procurarsi dei coltelli?»
«Non ci crederai mai. Kit Kat».
«È una parola in codice?»
«No», rispose Yale impaziente. «I veri Kit Kat, o meglio l’involucro che avvolge le barrette. Qualche genio con l’ergastolo li ha messi da parte per mesi, accumulandone centinaia, e con quelli ha costruito un coltellaccio appuntito e letale. Tyler è stato ferito alla gamba e lasciato morire dissanguato nella doccia. E ora tutto il suo impero se ne va con lui».
Qualcuno bussò alla porta, e una donna dello staff entrò con un vassoio di tè. Passò a Yale la sua tazza Chi è il capo? e a Erika un’altra con il Cookie Monster disegnato sopra.
«Ecco qui», disse. «Ho pensato che magari avreste gradito un dolcetto». Appoggiò sulla scrivania due Kit Kat, uno per ciascuna tazza, e se ne andò.
«Per l’amor del cielo!», urlò Yale.
Erika stava per scoppiare a ridere: dovette ricorrere a ogni briciola di autocontrollo che aveva per mantenere un’espressione compita mentre Yale li toglieva dalla scrivania e andava a buttarli nel cestino.
Bussarono di nuovo, e Marsh entrò.
«Scusate il ritardo».
«Non fa niente, si accomodi».
«Davvero una brutta cosa perdere un agente così, non giova affatto all’umore collettivo», commentò Marsh.
«Due agenti», puntualizzò Erika.
«Ma sì, certo», concordò Marsh.
L’ispettore spiegò i nuovi sviluppi del caso.
«Abbiamo messo mano sui tabulati dell’agente Crawford e possiamo confermare che è rimasto in contatto con Amanda Baker nelle ultime settimane. Siamo riusciti anche a trovare il cellulare della Baker: era caduto fra i cuscini della poltrona, quindi chiunque l’avesse cercato probabilmente non l’ha trovato. I ragazzi della sezione crimini informatici gli hanno dato una bella rivoltata e hanno scoperto che era stato hackerato con un programma trojan e tenuto sotto controllo da settimane. Lo stesso vale per il cellulare di Crawford e il mio. Qualcuno ha ascoltato e monitorato le nostre chiamate, modificando persino la memoria. Amanda mi aveva chiamato al cellulare la notte in cui è morta, lasciando un messaggio in segreteria. Aveva provato a contattare anche Crawford, sempre tramite la segreteria. Ma i messaggi sono stati cancellati da remoto, su entrambi i dispositivi».
«Cristo, Erika!», disse Marsh. «Quindi l’intera indagine potrebbe essere compromessa?»
«Sìssignore».
«Devo informare assolutamente il commissario aggiunto…».
«E, con rispetto parlando, signore, io sono costretta a vivere in albergo perché qualcuno si è introdotto in casa mia. Abbiamo di fronte qualcuno che è sempre diversi passi avanti a noi, da settimane ormai».
«Quindi non credi che Joel Michaels c’entri qualcosa?»
«Joel Michaels ha passato gli ultimi giorni accanto al letto d’ospedale di Trevor Marksman, ancora ricoverato in terapia intensiva. Secondo lo staff ospedaliero, si allontana soltanto per andare in bagno. Marianne Collins può anche essere risultata una pazza armata di coltello, ma rientra nella legge sulla salute mentale e si trova in un reparto sicuro. Non posso incontrarla, non posso interrogarla… E l’unico dannato agente che sembrava averci capito qualcosa, be’, lei è morta… E come ho già detto, chiunque sia il responsabile è sempre un passo avanti a noi».
Yale e Marsh rimasero in silenzio.
«Oh, e ho mandato alcuni dei miei uomini a recuperare materiale utile a casa di Amanda Baker. A quanto pare aveva iniziato a lavorare al caso per conto suo: abbiamo trovato scartoffie e immagini. Passeremo al vaglio tutto quanto. E sempre in casa sua, hanno trovato una cimice nascosta nel rilevatore di fumo».
«Chi diavolo è davvero la famiglia Collins?», mormorò Marsh.
«Non ho intenzione di lasciar perdere», disse Erika. «E spero che lei e il commissario aggiunto mi lascerete continuare e ricalibrare le mie ipotesi».
Marsh si appoggiò allo schienale della sedia. Lasciò passare un momento prima di rispondere.
«Per adesso, sì. Ma ti aggiornerò con quanto espresso dal commissario aggiunto, non appena l’avrò aggiornata».
Dopo la riunione, Erika entrò nella toilette delle donne e si sciacquò il viso con dell’acqua fresca, fermandosi a osservare il viso stanco riflesso nello specchio. In uno dei bagni, qualcuno tirò lo sciacquone e una giovane donna la raggiunse ai lavandini. Erika la riconobbe: era una delle agenti che aveva partecipato alla raccolta fondi nella notte di Guy Fawkes. Era pronta a iniziare il suo turno. Sopra la divisa indossava un giubbotto anti-taglio Kevlar.
«Tutto bene, signora?», le chiese mentre si lavava le mani.
Erika notò il giubbotto e smise immediatamente di provare pena per se stessa.
«Sì. È stata solo una giornata lunga e difficile», le rispose.
«Tutta la settimana è stata lunga e difficile, signora». La ragazza si asciugò le mani e fece per andarsene.
«Sta’ in guardia là fuori, d’accordo, agente…?». Le parole le uscirono di bocca prima che se ne fosse resa conto.
«Agente Claremont».
«Tieni gli occhi aperti, agente Claremont».
«Come sempre. Grazie, signora», rispose uscendo in fretta dalla toilette.
Erika si lavò le mani. E tornò subito alla sala operativa.