Appena si presentò al lavoro la mattina successiva Erika fu convocata nell’ufficio del sovrintendente Marsh. Aveva con sé un assegno per l’affitto e il contratto firmato. Quando entrò fu sorpresa di vedere il detective Sparks seduto di fronte a Marsh. Sparks aveva un ghigno stampato in volto.
«Signore?»
«Che cosa pensavi di fare al Crown ieri notte?», le chiese Marsh.
Erika spostò lo sguardo tra Sparks e Marsh. «Ho bevuto solo del succo d’arancia…».
«Non c’è niente da ridere! Ti sei imbucata alla veglia di Pearl Gadd e hai scatenato il panico. Sai chi è la famiglia Gadd?»
«No. Dovrei?»
«Sono dei delinquenti di bassa lega che possiedono un’enorme società di trasporti su gomma nel sud dell’Inghilterra. E lavoravano per noi».
«Lavoravano per noi, signore? Vuole che liberi un posto per qualcuno di loro alla centrale operativa?»
«Non fare la furba».
Sparks stava tentando di celare la sua soddisfazione mentre seguiva lo scambio di battute, con il mento posato sulla mano. Erika notò che si era lasciato crescere l’unghia degli indici.
«Signore. Se mi ha chiamata qui per farmi il culo, gradirei che lo facesse in privato».
«Il detective Sparks è un tuo pari grado, e siete qui perché seguite entrambi questo caso. Dovreste lavorare insieme. Immagino che la visita al Crown fosse parte dell’indagine?».
Erika rimase in silenzio e si sedette accanto a Sparks.
«Okay. Se si tratta di una riunione è tutto a posto. Raccontatemi pure dei nostri colleghi della feccia di South London».
Sparks sollevò il mento dalla mano. «I membri della famiglia Gadd sono stati nostri informatori negli ultimi otto mesi. Le loro informazioni dovrebbero portarci al sequestro di sigarette contraffatte e alcol, un giro dell’ordine di un milione di sterline».
«In cambio di cosa?», chiese Erika. Marsh la interruppe.
«Non c’è bisogno di scendere nei dettagli, detective Foster. Il confine tra quello che possiamo e non possiamo fare è molto sottile. Hai idea di quanto sia delicato l’ecosistema di South London? In cambio di queste informazioni abbiamo chiuso un occhio riguardo… be’, alcuni festini privati e altre cose. Finché ieri notte non hai fatto irruzione con il tuo distintivo e le tue provocazioni».
«Hanno detto che era una veglia, signore».
«Be’ era veramente una cazzo di veglia!».
«Okay, mi dispiace. A quanto pare qui gestisce le cose in maniera un po’ diversa da come faceva a Manchester».
«Non facciamo niente di diverso», disse Sparks con un tono fastidiosamente calmo. «Ci prendiamo solo lo scrupolo di controllare come stanno le cose prima di fare irruzione da qualche parte».
«Cosa hai detto?», disse Erika.
«Sto parlando di ieri notte».
«Sicuro?»
«Basta così!», esclamò Marsh sbattendo il pugno sul tavolo.
Erika ingoiò la propria rabbia e l’odio nei confronti di Sparks. «Signore, la mia visita al Crown aveva un obiettivo. Ho potuto ottenere nuove informazioni sull’assassino di Andrea».
Marsh si sedette. «Va’ avanti», disse.
«Ho un secondo testimone che ha visto Andrea la notte in cui è scomparsa, al Glue Pot, mentre parlava con un uomo dai capelli scuri e con una donna bionda. Questa nuova testimone ha anche azzardato l’ipotesi che Andrea potesse avere una relazione con l’uomo».
«E chi sarebbe la testimone?»
«Ivy Norris».
Sparks alzò gli occhi al cielo e guardò Marsh. «Ma fammi il favore! Ivy Norris? Ovvero Jean McArdle, Beth Crosby, o Paulette O’Brien?».
«Signore, lei…».
«È una nota buona a nulla», disse Marsh.
«Ma signore, ho avuto la sensazione che fosse spaventata quando ho cercato di farle dire di più su quest’uomo. Una paura sincera e radicata. E credo inoltre, soprattutto adesso che abbiamo trovato la scatola sotto il letto, che Andrea avesse un altro cellulare, di cui nessuno era al corrente. Sono convinta che avesse certi amici di cui preferiva tenere all’oscuro il suo fidanzato, Giles Osborne…».
«I tabulati del vecchio telefono di Andrea, quello che aveva perso l’anno scorso, sono arrivati ieri sera», disse Sparks.
«No, credo che Andrea avesse un altro telefono. E che lo usasse ancora. Quattro mesi fa ha comprato una scheda prepagata, abbiamo trovato lo scontrino sotto il suo letto, nella scatola», spiegò Erika.
«Non vuol dire niente. Magari era un regalo per un’amica», disse Sparks. «Comunque, tornando ai dati del vecchio telefono, quello che esiste davvero, ieri sera ho colto l’occasione e li ho esaminati, e sono venute alla luce informazioni interessanti».
«Ovvero?», chiese Erika.
«Dal registro delle chiamate sono usciti fuori diversi nomi, che ho incrociato con quelli dell’account Facebook. Uno è un tizio di nome Marco Frost… Il nome non vi dice niente?».
Marsh guardò Erika.
«Sì. È un barista con cui Andrea usciva, boh, diciamo due anni fa. È italiano, lavora in un bar a Soho, giusto?».
Sparks annuì e proseguì. «Ha fatto almeno un centinaio di chiamate al vecchio telefono di Andrea, in un periodo di circa dieci mesi, tra maggio 2013 e marzo 2014».
«Perché nessuno mi ha avvertita che erano arrivati i tabulati?», chiese Erika.
«Era molto tardi. Pensavo fosse già andata a dormire, per svegliarsi più fresca riposata».
«Va’ avanti, Sparks», disse Marsh.
«Okay. Ho ripreso gli appunti del mio colloquio con i Douglas-Brown, quando Andrea era ufficialmente solo scomparsa. E loro avevano nominato questo Marco Frost. Andrea era uscita con lui per circa un mesetto all’inizio del 2013. Poi l’aveva scaricato e lui aveva cominciato a tempestarla di chiamate. Si era anche presentato a casa diverse volte. Non accettava il rifiuto. Sir Simon aveva mandato da lui un agente di polizia, per dirgli che il suo interesse per Andrea era morboso».
«Perché nessuno mi ha detto nulla di tutto questo?», chiese Erika.
«I miei appunti erano disponibili nel fascicolo».
«Io non li ho mai avuti».
«Be’, erano disponibili».
«Okay, okay. Cerchiamo di comportarci da persone adulte», disse Marsh, spazientito. «Va’ avanti, detective Sparks».
«Okay. A quel punto ho ripreso il nuovo telefono di Andrea, dove, come sappiamo, non c’era granché da scoprire. Ma lei controllava anche le email da quel telefono, e c’erano un sacco di inviti a feste ed eventi…».
«Sì, i ragazzi li hanno esaminati, ce ne sono centinaia. Era socia di un sacco di club privati», disse Erika.
Sparks continuò: «C’era anche l’invito per un evento alla Rivoli Ballroom giovedì otto gennaio, il giorno della scomparsa. Era uno spettacolo burlesque organizzato da uno dei club di cui era socia».
«Sì, ma quella stessa sera Andrea era stata invitata a diverse feste in tutta Londra. E come ho già detto, era iscritta a un sacco di mailing list… e aveva in programma di andare al cinema con il fratello e la sorella».
«Ma tutti i suoi familiari hanno detto che era una ragazza volubile, cambiava idea in continuazione. Non mi stupirei se avesse deciso di andare da qualche altra parte», disse Sparks.
Con una certa riluttanza, Erika dovette dargli ragione.
Sparks proseguì: «La Rivoli Ballroom è proprio di fronte alla stazione di Crofton Park, che sulla cartina è vicinissima a quella di Forest Hill. Sono a circa un chilometro di distanza, per la precisione. Per andare a Forest Hill o a Crofton Park bisogna prendere un treno dal London Bridge, ma le due stazioni sono su due linee diverse. E se Andrea fosse semplicemente salita sul treno sbagliato? Non usava spesso i mezzi pubblici. Potrebbe essere questo il motivo per cui si è ritrovata a Forest Hill così in tiro».
Erika e Marsh rimasero in silenzio.
«E ho lasciato il meglio per ultimo», disse Sparks. «Ieri sera ho contattato l’organizzatore dell’evento alla Rivoli Ballroom e lui mi ha mandato la sua mailing list. C’è anche Marco Frost. Aveva ricevuto l’invito anche lui. Questo ci apre un’opportunità…».
Erika guardò Marsh, tutto preso da quelle informazioni.
«Sembra una pista promettente», disse alzandosi e cominciando a camminare avanti e indietro. «E la mia prossima domanda è: dov’è questo Marco Frost?»
«Non lo so. Sono stato in piedi tutta la notte a tentare di mettere insieme i pezzi del puzzle», disse Sparks.
«Stammi a sentire, Sparks. Abbiamo avuto le nostre divergenze e mi piacerebbe davvero molto che questa pista fosse solida. Ma non mi pare granché. Quanta gente c’era su quella mailing list?», chiese Erika.
«Tremila persone».
«Tremila. E cosa ti fa pensare che Andrea sia arrivata fino a questa Rivoli Ballroom? Il suo corpo è stato trovato a meno di un chilometro dalla stazione di Forest Hill, dove è scesa dal treno».
Marsh continuava a camminare, pensieroso.
Erika proseguì: «Io ho due testimoni che hanno visto Andrea al Glue Pot la sera in cui è scomparsa».
«E di questi una è svanita nel nulla e l’altra è una nota drogata, alcolista e prostituta», disse Marsh.
«Ma signore, credo che Ivy Norris…».
«Ivy Norris è feccia», disse Sparks. «Una delle sue attività preferite è cagare sui cofani delle autopattuglie nel parcheggio».
«Signore, almeno riconosca che abbiamo due linee di indagine diverse», disse Erika. «Se pensa che la mia non sia affidabile, deve ammettere che quella di Sparks è assolutamente circostanziale! Io credo che potremmo usare l’appello alla stampa di questo pomeriggio per chiedere informazioni sull’uomo e sulla donna con cui Andrea è stata vista al Glue Pot».
Marsh scosse la testa. «Detective Foster, qui abbiamo a che fare con persone in vista. La stampa non vede l’ora di riempirle di fango. Lord Douglas-Brown, sua moglie, la sua famiglia, e ovviamente Andrea, che non è stata così fortunata da poter essere qui a difendersi da queste accuse».
«Non sono accuse, signore».
«Il Glue Pot è un noto ritrovo di prostitute», disse Sparks. «Ci abbiamo fatto spesso delle retate. E un tizio che viveva al piano di sopra è finito dentro per pedofilia».
«Sono d’accordo con Sparks», disse Marsh. «Qualsiasi cosa diremo su Andrea Douglas-Brown verrà immediatamente distorta e fatta a pezzi dalla stampa. Dobbiamo essere sicuri».
«E se convincessi Ivy Norris a venire qui e a rilasciare una dichiarazione?»
«Non è affidabile. Ha già dichiarato il falso in altre occasioni», disse Marsh.
«Ma signore!».
«Basta così, detective Foster. Lavorerai con il detective Sparks sulla sua pista, quella di Marco Frost e dell’invito alla festa alla Rivoli Ballroom. È chiaro?»
«Sissignore», sogghignò Sparks.
Erika annuì.
«Bene. Puoi andare, Sparks. E non essere così allegro, si tratta pur sempre di una ragazza morta». Un po’ più abbacchiato, Sparks uscì dall’ufficio.
Marsh lanciò una lunga occhiata a Erika. «Erika, devi almeno provare ad avere qualcosa che assomigli a una vita privata. Sono contento che i miei agenti mostrino spirito di iniziativa, ma devi seguire le regole e informarmi sui tuoi spostamenti. Prenditi una serata libera, e magari fa’ una lavatrice».
Erika si rese conto di avere ancora la giacca di pelle macchiata di birra della sera precedente.
«Sei già andata dal dottore?», aggiunse Marsh.
«No».
«Stasera, quando finisci, voglio che tu vada dal medico di turno. È un ordine».
«Sissignore», disse Erika. «Ecco il contratto dell’appartamento».
«Okay, bene. Come ti è sembrato? È a posto?»
«Sì».
Quando Erika emerse dall’ufficio di Marsh, Woolf la stava aspettando nel corridoio.
«Non sono stato io a fare la spia, ha ricevuto una chiamata dal proprietario del Crown e ha chiesto i registri allo sportello».
«È tutto a posto. Grazie».
Mentre Woolf andava a cambiarsi e poi a casa dopo il lungo turno di notte, Erika si chiese quanti altri criminali londinesi avessero la facoltà di alzare il telefono e chiamare il sovrintendente Marsh.