L’ospite di Amanda Baker se ne andò decisamente tardi. Nella sua macchina, Gerry rimase a guardare l’ingloriosa uscita di scena di Crawford. L’agente sbucò dalla finestra, raggiunse la sua auto e partì di corsa.
Gerry aspettò ancora un po’ e poi si avvicinò alla casa di Amanda Baker. Una spessa coltre di nuvole nascondeva la luna e il lampione in strada era rotto: la zona era immersa in un fitto manto di oscurità.
Attraversò di soppiatto il vialetto e spiò dentro la finestra. Amanda dormiva accasciata sulla poltrona, con la testa di lato, mentre la TV nell’angolo trasmetteva un documentario. Pastinache giganti nuotavano nell’oceano, accompagnate dalla voce solenne di un narratore.
Gerry posò la mano sul davanzale e tirò su la finestra a ghigliottina. Non era chiusa; salì velocemente e si aprì. Infilò una gamba e scivolò dentro. Richiuse la finestra alle sue spalle e tirò la tenda.
Era in piedi di fronte ad Amanda adesso. Osservava quel viso cadente e addormentato, con la bavetta che le brillava a un angolo della bocca. Sulla moquette c’erano due bottiglie vuote di vino. Sulla poltrona Amanda si mosse all’improvviso, allungando le gambe. Gerry afferrò di corsa il posacenere pesante che aveva di fronte, pronto a spaccarglielo in testa. Ma lei riprese subito il ritmo lento del suo leggero russare.
Le opzioni erano due: piazzare una cimice a batteria da qualche parte o trovare una presa nascosta a cui attaccare una minuscola scatola nera dotata di SIM. Osservò la stanza, il disordine era assoluto, c’erano libri e riviste ovunque; le prese erano quasi introvabili, difficili da raggiungere. Si sentiva puzza di fumo, ma nel soffitto c’era un rilevatore. Montò sul divano e piazzò velocemente la piccola cimice nella custodia di plastica dell’apparecchio. Si attivava al suono della voce e la batteria durava diversi giorni.
Scese dal divano e s’inoltrò nel corridoio. Il telefono era sul tavolino, la luce rossa della carica scintillava nel buio. Mentre allungava la mano per afferrare la cornetta, sentì un cigolio nelle assi del pavimento e s’immobilizzò di colpo. Fuggì di corsa, superando la porta di fronte alla ringhiera; si ritrovò in una stanza vuota piena di spazzatura.
Amanda gli passò di fronte, le assi cigolavano sotto il suo passo pesante, diretto in cucina. Accese la luce e Gerry sentì lo scroscio dell’acqua e lo scricchiolio di qualche contenitore di medicine. Presto la luce si spense e Amanda gli passò di nuovo davanti, salendo le scale stavolta, un po’ barcollante.
Gerry riemerse dall’ombra e lavorò in fretta, afferrando la cornetta e infilando una cimice anche lì.
Si bloccò in mezzo al corridoio, attirato dal rumore delle molle del letto al piano di sopra. Ormai la sua vista si era abituata all’oscurità. Era tentato di salire su e divertirsi un po’ con lei. Era chiaro che non era nelle condizioni di opporre resistenza. Ma doveva restare concentrato. Si sarebbe divertito a tempo debito. Superò lentamente le scale, notando che i gradini erano belli alti.
Lo tenne a mente – per la prossima volta – e uscì dalla finestra, scivolando di nuovo nell’oscurità.