«Maledizione, devi tenere a bada i tuoi agenti, Erika. Perché hai abbandonato la scena del crimine?», chiese Marsh camminando nervosamente avanti e indietro nel suo ufficio. Anche Foster era rimasta in piedi.
«Non era ancora una scena del crimine quando me ne sono andata io, signore. Peterson e Moss stavano aspettando insieme a Estelle Munro il tecnico della scientifica per il rilevamento delle impronte… E Wilmslow è arrivato più tardi».
«Be’, la sfuriata di Oakley al nucleo operazioni speciali me la sono dovuta sorbire io».
«Signore, quelli delle operazioni speciali sanno che esiste un potenziale conflitto con il nostro caso».
«Sì, e grazie all’ispettore Peterson le due squadre si sono scontrate in pieno».
«Signore, a Wilmslow e al suo avvocato non è stata detta neppure una parola a proposito dell’Operazione Hemslow. E nessuno dei miei uomini ne è al corrente. Il comportamento di Peterson è stato…».
«Incredibilmente stupido. Ecco cos’è stato».
«Ho rilasciato Wilmslow con un semplice avvertimento», disse Erika.
«E non credi che lo troverà sospetto? Nell’ultimo periodo abbiamo preso tutte le misure immaginabili contro il mercato nero e le evasioni fiscali. Poi lo becchiamo con ventimila pacchetti di sigarette, aggredisce un agente di polizia. E noi che facciamo? Gli diamo una sculacciata e lo lasciamo andare. Non credi che si farà due domande?»
«Non so dirle che cosa pensa Wilmslow, signore. Ma so che si è scelto una carriera da malvivente, e la vita di un criminale è una continua altalena tra la paranoia e l’euforia».
«Erika, Gary Wilmslow è l’unico membro di una fitta rete di pedofili a cui siamo riusciti ad avvicinarci. Sono stati investiti milioni su milioni nell’Operazione Hemslow e se lo perdono…».
«Non lo perderanno, signore».
«Vuoi dirigere anche l’Operazione Hemslow adesso?»
«No, signore. Preferirei avere delle novità sulla promozione prima…».
Marsh ricominciò a fare avanti e indietro, ed Erika si morse la lingua. Ma perché non riesco mai a stare zitta?, pensò.
«Novità sul caso Munro?», le chiese alla fine il sovrintendente.
«Stiamo aspettando i risultati della cornice esaminata in casa Munro ieri sera. A quanto pare l’attestato dell’ordine dei medici è stato rubato nel corso dell’irruzione. Ma il furto è stato segnalato solo dopo che abbiamo riconsegnato la casa a Estelle Munro, la scientifica aveva già compiuto tutte le sue rilevazioni. Inoltre, i dirimpettai sono tornati dalle vacanze. Nelle due settimane antecedenti l’omicidio hanno visto dei giovani che andavano e venivano da casa di Munro. Gigolò, forse. Dovrei ottenere gli identikit entro domani».
Marsh restò in silenzio per qualche secondo e poi la guardò dritto negli occhi. «Voglio che passi il caso alla squadra specializzata nei reati a sfondo sessuale».
«Cosa?»
«Sono state rinvenute delle riviste porno gay sulla scena del crimine, la vittima aveva scaricato un’app per incontri fra uomini e adesso i vicini dichiarano di aver visto dei gigolò frequentare la casa del dottore…».
«Le identità dei giovani non sono state ancora confermate», disse Erika, pentendosi all’istante di aver pronunciato la parola “gigolò”. «Se passiamo il caso ora, si perderà in mezzo alle altre indagini. Ormai sono vicina…».
«Vicina a gettare al vento un’operazione sotto copertura dal valore di diversi milioni di sterline?»
«Signore, questo non è giusto».
Marsh smise di camminare e si sedette dietro alla scrivania.
«Ascolta, Erika. Ti consiglio vivamente di rinunciare al caso. Mi assicurerò che non venga visto come un fallimento da parte tua».
«La prego, signore…».
«Non ho intenzione di discutere. Fa’ in modo che tutta la documentazione sul caso Munro sia pronta per essere trasmessa ai colleghi domani a pranzo».
«Certo, signore». Erika aprì la bocca per ribattere, ma l’istinto le suggerì di tacere. Prese la borsa e uscì alla svelta, sforzandosi di non sbattere la porta alle sue spalle.
Nel parcheggio di casa sua, Erika spense il motore. Il pensiero di rinchiudersi là dentro la deprimeva ancora di più. Abbassò il finestrino e si accese una sigaretta, ascoltando il rumore del traffico e del canto dei grilli nei cespugli circostanti.
Le stava sfuggendo qualcosa, anche se non capiva cosa. Il colpevole era Gary Wilmslow? O uno dei gigolò che si era presentato da Gregory Munro? Forse Gregory aveva scoperto qualcosa di losco e Gary l’aveva fatto fuori? Erika sentiva di avere la risposta sotto il naso. Celata in un dettaglio apparentemente irrilevante. Era sempre così: un piccolo indizio quasi invisibile, come un punto saltato in una cucitura. Doveva trovare il filo che cedeva, tirarlo, e in un attimo si sarebbe sbrogliata l’intera matassa.
Ma non sarebbe stata lei a trovare l’assassino di Gregory Munro, no. Il giorno dopo sarebbe dovuta andare in ufficio e informare la sua squadra che il caso era stato assegnato a un altro team. Un pensiero che la torturava. Proprio ora che le cose si facevano interessanti.