Capitolo 15

La sede della Yakka Events si trovava in un palazzo dall’aspetto futuristico, in una strada residenziale di Kensington. Svettava tra le file di normali casette a schiera come una pretenziosa scultura inviata per errore all’indirizzo sbagliato. Erika, Peterson e Moss dovettero superare due diverse porte a vetri prima di raggiungere la reception. Una giovane addetta era tutta intenta a picchiettare sul computer con le cuffie alle orecchie. Si accorse della loro presenza, ma non disse una parola e continuò a digitare. Erika si chinò in avanti e le tolse le cuffie.

«Sono l’ispettore capo Foster, e loro sono la detective Moss e il detective Peterson. Vorremmo parlare con Giles Osborne, per favore».

«Il signor Osborne è molto occupato. Se potete attendere un momento finisco di fare una cosa e vi fisso un appuntamento», disse la receptionist, alzando la mano per rimettersi le cuffie.

Erika si chinò di nuovo e strattonò il cavo, strappando gli auricolari dalle orecchie della ragazza. «Non le sto chiedendo un appuntamento, la sto informando che dobbiamo vedere Giles Osborne».

Le mostrarono i distintivi. La ragazza mantenne il suo atteggiamento scostante, ma alzò il telefono. «Di che si tratta?»

«Della morte della sua fidanzata», disse Erika. La ragazza compose un numero.

«Per cosa pensava che fossimo venuti? Per un gattino del cazzo in cima a un albero?».

La receptionist riattaccò. «Il signor Osborne arriverà tra qualche istante. Potete aspettare lì».

Si spostarono in una zona adibita a sala d’attesa, con divanetti e un tavolino basso di legno sopra il quale erano disposte a ventaglio diverse riviste di design. In un angolo c’era un piccolo mobile bar con un enorme frigorifero, illuminato e pieno di bottiglie di birra allineate. Accanto c’era una gigantesca macchina del caffè argentata. Le pareti erano coperte da un collage di fotografie scattate ai vari eventi della Yakka, i soggetti erano per lo più giovani ragazzi e ragazze che servivano champagne.

«Non mi avrebbero mai assunta, con il culone che mi ritrovo», borbottò Moss mentre si sedevano. Erika le lanciò un’occhiata e la vide sorridere per la prima volta. Le restituì il sorriso.

Pochi attimi dopo Giles Osborne comparve da una porta a vetri offuscata adiacente al bar. Era basso e cicciottello, con i capelli scuri e unti pettinati di lato. Aveva gli occhi porcini e troppo vicini l’uno all’altro, un grosso naso e niente mento. In qualche modo era riuscito a infilarsi dei jeans stretti e indossava una maglia con lo scollo a V troppo piccola per il suo ventre prominente. A completare il look, ai piedi aveva uno strano paio di stivaletti bassi, che facevano pensare al personaggio di Humpty Dumpty. Erika rimase parecchio sorpresa. Era quello l’uomo che Andrea aveva deciso di sposare?

«Salve, sono Giles Osborne. Cosa posso fare per voi?», disse con un accento affettato e sicuro di sé.

Erika fece le presentazioni e aggiunse: «Prima di tutto vorremmo porgerle le nostre condoglianze».

«Sì, grazie. È stato un vero shock. Sto ancora cercando di rendermi conto della cosa. Non so se ci riuscirò mai…». Sembrava addolorato, ma non aggiunse altro.

«Possiamo andare da qualche parte e parlare in privato? Vorremmo farle qualche domanda», disse Erika.

«Ieri ho già parlato a lungo con il detective Sparks», disse socchiudendo gli occhi con aria sospettosa.

«Sì, apprezziamo il tempo che ci sta dedicando, ma capirà bene che si tratta di un’indagine per omicidio e dobbiamo essere certi di avere tutte le informazioni possibili…».

Giles li osservò ancora per qualche istante, dopodiché parve liberarsi di colpo di ogni sospetto. «Ma certo. Posso offrirvi da bere? Cappuccino? Espresso? Latte macchiato?»

«Un cappuccino per me», disse Moss. Peterson si associò.

«Sì, grazie», disse Erika.

«Michelle, siamo in sala conferenze», disse Giles alla receptionist. Poi tenne aperta la porta a vetri e li fece passare da un open space in cui sei o sette ragazzi e ragazze erano chini sui loro computer. Nessuno dimostrava più di venticinque anni. Giles aprì un’altra porta a vetri che conduceva alla sala conferenze, arredata con un lungo tavolo di vetro e delle sedie. Su un grosso schermo al plasma appeso alla parete era proiettata una pagina web, dove si intravedeva un’anteprima di diverse immagini. Guardando meglio, Erika si rese conto che erano fotografie di bare. Giles si affrettò a raggiungere il computer sul tavolo di vetro e chiuse il browser. Sullo schermo comparve il logo della Yakka Events.

«Non riesco nemmeno a immaginare che momento terribile debba essere per lord e lady Douglas-Brown. Ho pensato di cominciare a fare qualche ricerca per il funerale», spiegò.

«Hanno identificato ufficialmente Andrea solo un’ora fa», disse Moss.

«Sì, ma l’avevate già identificata voi, se non vado errato», rispose Osborne.

«Sì», disse Erika.

«Non sai mai come puoi reagire a un lutto del genere. Di sicuro a voi sembra parecchio strano…». Sussultò e si portò una mano al volto. «Scusate. Ho solo bisogno di concentrarmi… di fare qualcosa, e quello che faccio da sempre è organizzare eventi, immagino sia per questo. Non riesco a credere che sia successo davvero».

Erika prese un fazzoletto da una scatola sul tavolo e lo porse a Giles.

«Grazie», disse lui, prendendolo e soffiandosi il naso.

«Mi pare di capire che la sua società ha parecchio successo», disse Erika, cambiando argomento mentre si sedevano.

«Sì, non posso lamentarmi. Non mancano mai persone ansiose di far conoscere al mondo il loro nuovo prodotto. Le recessioni vanno e vengono, ma c’è sempre bisogno di comunicare un concetto, un marchio, o un evento. E io sono qui per comunicare il messaggio giusto».

«E che messaggio sperava di comunicare al funerale di Andrea?», chiese Moss. Prima che lui potesse rispondere la receptionist arrivò con i cappuccini e li posò sul tavolo.

«Grazie Michelle, sei un tesoro», le disse Giles mentre usciva. «Uhm, bella domanda. Vorrei che la gente ricordasse Andrea per com’era: una ragazza giovane e bellissima, pura e integra, innocente, con tutta la vita davanti e…».

Erika girò e rigirò quelle parole nella sua mente. Guardò Moss e Peterson, capì che stavano facendo la stessa cosa.

«Il cappuccino è ottimo», disse Moss.

«Grazie. Ci siamo occupati noi del lancio del prodotto. Ed è tutto commercio equo e solidale. I coltivatori ricevono molto più del valore di mercato e i loro figli vanno a scuola. Hanno servizi igienici e accesso all’acqua potabile. E una copertura sanitaria completa».

«Non pensavo di poter fare del bene semplicemente bevendo un cappuccino», disse Peterson, con la voce che trasudava sarcasmo. Erika aveva notato che Moss e Peterson condividevano la sua impressione negativa di Giles Osborne. Ma lui non doveva accorgersene.

«Siamo venuti da lei», disse Erika, «per provare a tracciare un ritratto di Andrea. Crediamo che il modo migliore per prendere il colpevole sia ricostruire la sua vita e soprattutto le ultime ore».

«Certo», disse Giles. «È stato uno shock… uno shock terribile». I suoi occhi ricominciarono a riempirsi di lacrime, se li strofinò furiosamente con il fazzoletto accartocciato. Poi si soffiò il naso un paio di volte. «Dovevamo sposarci quest’estate. Lei era così eccitata all’idea. Aveva già provato qualche vestito. Voleva un Vera Wang, e io esaudivo sempre ogni desiderio della mia Andrea…».

«E i genitori? Non volevano pagare loro?», chiese Erika.

«No. Secondo la tradizione slovacca le spese si dividono a metà tra le due famiglie. È slovacca anche lei? Mi pare di sentire un po’ di accento», chiese Giles.

«Sì».

«Ed è sposata?»

«No. Posso chiederle quando ha conosciuto Andrea?»

«Quando è venuta a lavorare per me, lo scorso giugno».

«In che senso?»

«Era una delle nostre modelle, in realtà non credo che comprendesse bene il significato della parola “lavoro”. Io e lady Diana ci eravamo conosciuti qualche anno prima. Spesso per i nostri eventi ci serviamo al suo negozio di fiori. Ha detto che sua figlia stava cercando lavoro, mi ha fatto vedere una sua foto e detto fatto».

«In che senso “detto fatto”?», chiese Peterson.

«Be’, era molto bella. Il genere di ragazza che assumiamo di solito… e poi ovviamente io mi sono innamorato subito di lei».

«Lavorava qui già da un po’ quando avete cominciato la vostra relazione?», chiese Peterson.

«No… be’, ci è voluto un po’ di più. In realtà per noi ha fatto solo un lavoro, a un evento della Moët, doveva distribuire dei campioncini. Era un disastro: si comportava come se fosse un’invitata alla festa, non un’addetta, e si è persino ubriacata! Non funzionava granché come dipendente, ma noi invece funzionavamo alla grande…». Giles si interruppe. «Ma è davvero così importante? Pensavo che doveste trovare l’assassino».

«Quindi è stato un corteggiamento molto breve. Di fatto vi siete conosciuti otto mesi fa, lo scorso giugno?», disse Erika.

«Sì».

«E le ha chiesto di sposarlo quasi subito».

«Come vi ho detto, è stato amore a prima vista».

«E crede che sia stato così anche per Andrea?», chiese Moss.

«Sospettate forse di me?», domandò Giles, dimenandosi sulla sedia, a disagio.

«Come mai le è venuto un dubbio simile? Le avevamo detto che le avremmo fatto delle domande», disse Erika.

«Sì, ma sono domande a cui ho già risposto. Se volete tagliare corto, posso dimostrare dove mi trovavo la notte in cui Andrea è scomparsa. Dalle tre del pomeriggio di giovedì otto gennaio fino alle tre del mattino del nove ho seguito il lancio di un prodotto al Raw Spice, a Soho, al 106 di Beak Street. Poi sono tornato qui con il mio team e ci siamo fatti una bevuta per rilassarci. Le telecamere di sicurezza hanno ripreso tutto. Alle sei siamo usciti a fare colazione, al McDonald’s di Kensington High Street. Ho almeno una dozzina di persone dello staff in grado di confermare queste affermazioni, e sono sicuro che la maggior parte dei posti in cui sono stato fosse fornita di telecamere. Il portiere del mio palazzo mi ha visto tornare a casa alle sette, e non sono più uscito fino a mezzogiorno».

«Cos’è il Raw Spice?», chiese Peterson.

«È un locale di sushi fusion».

«Sushi fusion?»

«Non mi aspetto che una persona come lei sappia di che si tratta», disse Giles, insofferente.

«Una persona come me?», chiese Peterson alzando la mano per toccarsi un dreadlock.

«No, no, no. Intendevo una persona che… probabilmente non frequenta i locali esclusivi al centro di Londra…».

Erika si intromise. «Sì, okay. Senta, signor Osborne…».

«Chiamatemi Giles, vi prego. In ufficio facciamo tutti così».

«Giles. Lei è su Facebook?»

«Certo che sì», replicò lui. «Gestisco una società di eventi. Siamo molto attivi su tutti i social media».

«E Andrea?»

«No. Era una delle poche persone che conosco a non avere Facebook. Ho provato… ho provato un paio di volte a farle aprire un profilo Instagram, ma lei… non ne capiva niente di tecnologia».

Erika si alzò e tirò fuori un paio di screenshot del profilo Facebook di Andrea. Li posò sul tavolo di vetro di fronte a Giles.

«Andrea ce l’aveva, un profilo Facebook. L’ha disattivato nel giugno del 2014. Immagino più o meno nello stesso periodo in cui vi siete conosciuti».

Giles prese i fogli stampati. «Forse voleva ricominciare da zero?», disse con aria confusa. Si stava chiaramente sforzando di non reagire in modo scomposto di fronte alla fotografia di Andrea sdraiata sopra un uomo giovane e aitante, che le accarezzava il seno da sopra la canottiera scollata.

«Quindi le ha mentito quando le ha detto di non avere un profilo Facebook».

«Be’, mentire è una parola un po’ forte, non trova?»

«Ma perché non dirglielo?»

«Non saprei».

«Giles, conosce il Glue Pot? Si trova a Forest Hill», gli chiese Peterson.

«No, non credo. Che cos’è?»

«Un pub».

«No, allora proprio no. E non vado praticamente mai sulla riva sud del fiume, a dir la verità».

«Andrea è stata vista in questo pub la sera in cui è scomparsa. Prima era con una ragazza con i capelli biondi corti, poi con un uomo dai capelli scuri. Ha idea di chi potessero essere? Andrea aveva amici a South London, dalle parti di Forest Hill?»

«No, non che io sappia».

«Le viene in mente qualcuno che poteva avere un motivo per fare del male? Aveva dei debiti, per caso?»

«No! No, tra sir Simon e me, ad Andrea non mancava nulla. La sera in cui è sparita mi ha detto che doveva andare al cinema con Linda e David. Io la incoraggiavo a passare più tempo con loro, non sono molto uniti».

«Perché no?»

«Be’, sapete com’è nelle famiglie ricche. I genitori delegano la cura dei figli agli insegnanti e alle tate. Che sono sempre in competizione per avere il loro affetto… Certo, David e Andrea hanno sempre ricevuto più attenzioni di Linda. Io sono stato fortunato. Sono figlio unico».

Erika ripensò a Humpty Dumpty. Un piccolo Giles grassottello, seduto da solo su un muretto, con i piedi che toccavano a malapena terra.

«Ha mai conosciuto una ragazza di nome Barbora Kardosova? Era un’amica di Andrea». Posò sul tavolo una foto di Barbora.

Giles si chinò a esaminarla. «No. Però Andrea me ne ha parlato. A quanto ho capito l’ha delusa come amica, in maniera molto crudele. È successo poco prima che la conoscessi».

«Fino a che punto conosceva le amiche di Andrea?»

«Lei non aveva molte amiche femmine. Quando provava ad avvicinarsi, si ingelosivano subito perché lei era… be’, così bella».

«Lei e Andrea eravate sessualmente attivi?», chiese Peterson.

«Come? Sì. Ci eravamo appena fidanzati ufficialmente…».

«Ha avuto rapporti sessuali con Andrea nel giorno in cui è scomparsa?»

«E questo che c’entra con…?», cominciò a dire Giles.

«Per favore, risponda alla domanda», disse Erika.

«Uhm, forse sì, può darsi nel pomeriggio. Ma non capisco cosa c’entri la nostra vita sessuale con la sua scomparsa! Non sono affari vostri, cazzo!». Giles era paonazzo.

«E praticavate sesso anale o solo vaginale?», chiese Peterson.

Giles si alzò in piedi così bruscamente che rovesciò il caffè e la sedia. «Basta! Fuori! Mi avete sentito? Questa è solo una chiacchierata informale, giusto? Non sono tenuto a parlare con voi».

«Certo», disse Erika. «Ma potrebbe rispondere alla domanda? Andrea è stata vittima di un’aggressione brutale e prolungata prima di essere uccisa. C’è una ragione per cui facciamo queste domande».

«Che volete sapere? Se abbiamo… praticato atti innaturali? No. No! Non sposerei mai una ragazza che…». Giles si strattonò il colletto, incapace di mettere in parole i suoi pensieri. «Scusatemi, ma devo chiedervi di andarvene. Se volete farmi altre domande voglio che il mio avvocato sia presente. Tutto questo è davvero sgradevole e doloroso».

Il caffè versato raggiunse l’orlo del tavolo e si udì un gocciolio quando cominciò a colare a terra.

«È stata violentata? Aveva ferite gravi?», chiese Giles con voce più bassa, scoppiando poi in lacrime. Si appoggiò al tavolo e singhiozzò nella manica della maglia.

«Non pensiamo che sia stata violentata, ma l’aggressione è stata brutale ed è durata a lungo», disse Erika in tono gentile.

«Mio Dio», disse Giles prendendo un profondo respiro e strofinandosi di nuovo gli occhi. «È solo che non riesco a pensare… non riesco a immaginare cosa abbia passato».

Erika gli concesse un momento, poi continuò. «Giles, sa dirmi se Andrea aveva più di un telefono?».

Giles alzò lo sguardo, perplesso. «No. No, aveva l’iPhone con gli Swarovski. Alle bollette pensava la segretaria di sir Simon. Faceva lo stesso per Linda e per David».

Erika lanciò un’occhiata a Moss e Peterson, che si alzarono.

«Direi che possiamo chiudere qui, signor Osborne. Mi dispiace che la situazione abbia preso una piega spiacevole, ma le sue risposte ci saranno di grande aiuto per le nostre indagini». Erika gli sfiorò una manica. «Non c’è bisogno che ci accompagni alla porta», soggiunse.

Uscendo incrociarono Michelle che andava in sala conferenze, armata di una manciata di fazzoletti. Lanciò loro un’occhiata di disapprovazione.

«Che ne pensate?», chiese Erika quando furono in strada.

«Be’, lo dirò io. Tanto lo stiamo pensando tutti. Che diavolo ci faceva Andrea con uno così? Davvero, erano proprio di due pianeti diversi!», disse Peterson.

«E credo che non la conoscesse affatto», disse Moss.

«Oppure lei gli diceva solo ciò che voleva che sapesse», aggiunse Peterson.

La donna di ghiaccio - La vittima perfetta - La ragazza nell'acqua
titlepage.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-264.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-1.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-2.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-3_split_000.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-3_split_001.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-4.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-5.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-6.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-7.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-8.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-9.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-10.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-11.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-12.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-13.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-14.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-15.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-16.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-17.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-18.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-19.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-20.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-21.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-22.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-23.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-24.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-25.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-26.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-27.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-28.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-29.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-30.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-31.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-32.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-33.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-34.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-35.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-36.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-37.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-38.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-39.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-40.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-41.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-42.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-43.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-44.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-45.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-46.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-47.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-48.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-49.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-50.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-51.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-52.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-53.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-54.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-55.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-56.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-57.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-58.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-59.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-60.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-61.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-62.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-63.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-64.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-65.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-66.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-67.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-68.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-69.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-70.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-71.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-72.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-73.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-74.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-75.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-76.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-77.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-78.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-79.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-80.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-81.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-82.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-83.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-84.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-85.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-86.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-87.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-88.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-89.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-90.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-91_split_000.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-91_split_001.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-91_split_002.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-92.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-93.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-94.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-95.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-96.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-97.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-98.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-99.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-100.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-101.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-102.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-103.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-104.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-105.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-106.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-107.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-108.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-109.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-110.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-111.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-112.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-113.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-114.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-115.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-116.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-117.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-118.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-119.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-120.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-121.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-122.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-123.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-124.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-125.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-126.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-127.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-128.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-129.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-130.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-131.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-132.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-133.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-134.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-135.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-136.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-137.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-138.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-139.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-140.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-141.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-142.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-143.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-144.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-145.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-146.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-147.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-148.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-149.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-150.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-151.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-152.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-153.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-154.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-155.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-156.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-157.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-158.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-159.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-160.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-161.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-162.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-163.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-164.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-165.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-166.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-167.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-168.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-169.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-170.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-171.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-172.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-173.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-174.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-175.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-176.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-177.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-178.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-179_split_000.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-179_split_001.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-179_split_002.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-180.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-181.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-182.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-183.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-184.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-185.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-186.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-187.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-188.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-189.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-190.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-191.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-192.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-193.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-194.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-195.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-196.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-197.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-198.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-199.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-200.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-201.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-202.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-203.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-204.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-205.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-206.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-207.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-208.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-209.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-210.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-211.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-212.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-213.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-214.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-215.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-216.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-217.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-218.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-219.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-220.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-221.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-222.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-223.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-224.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-225.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-226.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-227.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-228.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-229.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-230.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-231.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-232.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-233.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-234.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-235.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-236.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-237.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-238.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-239.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-240.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-241.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-242.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-243.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-244.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-245.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-246.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-247.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-248.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-249.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-250.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-251.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-252.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-253.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-254.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-255.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-256.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-257.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-258.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-259.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-260.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-261.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-262.xhtml
SUN160_donna_ghiaccio-263.xhtml