Quando Erika arrivò alla stazione di Lewisham Row c’era una rissa in corso alla reception. Due adolescenti crollarono sul pavimento con un tonfo sordo e cominciarono a rotolarsi avvinghiati, incitati dai fratelli e dalle giovani madri. Il più grosso dei due montò sopra l’altro e cominciò a prenderlo a pugni in faccia, imbrattandogli bocca e denti di sangue. Woolf si lanciò nella mischia, coadiuvato da un paio di agenti. Erika riuscì a superare indenne la zuffa e Moss le aprì le porte interne.
«Cazzo, che bello rivederti qui», disse mentre percorrevano il corridoio.
«Non ti entusiasmare troppo. Mi hanno solo convocata, non invitata a tornare», disse Erika, nervosa ed eccitata.
«Be’, Marsh sta dando di matto», le disse Moss.
«Succede quando lasci che delle persone esterne mettano bocca in un’indagine», disse Erika.
Arrivarono davanti alla porta dell’ufficio di Marsh. Moss bussò ed entrarono. Marsh era pallido, in piedi davanti al computer a guardare il sito della BBC News, che stava dando l’annuncio del rilascio di Marco Frost.
«Grazie, detective Moss. Detective Foster, siediti, prego».
«Mi farebbe piacere se restasse anche Moss, signore. Ha lavorato sul caso mentre io…».
«Sono al corrente delle vostre indagini».
Qualcuno bussò vivacemente alla porta, la segretaria di Marsh si affacciò nella stanza e disse: «Ho in linea Simon Douglas-Brown, dice che è urgente».
Marsh si passò la mano tra i capelli corti. Pareva infastidito.
«In questo momento ho una riunione importante, glielo dica. E gli dica che lo richiamerò il prima possibile».
La segretaria annuì e uscì, chiudendo la porta.
«La riunione importante sarei io?», chiese Erika. Marsh passò dietro la scrivania e si sedette. Erika e Moss avvicinarono due sedie.
Marsh tentò di sorridere. «Dunque, detective Foster… Erika. Quello che è successo è stato molto spiacevole. Ammetto che sei stata trattata ingiustamente e mi occuperò della questione a tempo debito. Ma al momento ci troviamo nel bel mezzo di una crisi. Siamo sulla difensiva. Ho bisogno di tutte le informazioni e gli indizi che hai raccolto nel corso della tua indagine alternativa».
«Che adesso spero diventi la vostra indagine principale».
«Questo lo deciderò io. Dimmi solo cosa hai scoperto», disse Marsh.
«No», rispose Erika.
«No?»
«Capo, le dirò tutto e le illustrerò le mie teorie quando lei mi restituirà il mio distintivo e mi riassegnerà questo caso». Erika si appoggiò allo schienale e fissò Marsh.
«Chi ti credi di essere? Come osi venire qui e…», cominciò lui.
«Okay, allora la lascio alla sua chiacchierata con sir Simon. Me lo saluti». Erika si alzò e fece per andarsene.
«Mi stai chiedendo una cosa impossibile. Ci sono delle accuse molto serie contro di te, detective Foster».
«Stronzate. Il commissario capo Oakley agiva per conto di Simon Douglas-Brown, che ha sempre voluto togliermi il caso. Il piccolo Matthew Norris fa avanti e indietro dal riformatorio da anni. Ha aggredito diverse assistenti sociali e, lo ripeto ancora una volta, quando l’ho colpito mi stava mordendo una mano. Ora, se questa faccenda è più importante del caso mi sta bene, ma potete scordarvi il mio aiuto. E ovviamente racconterò tutta questa faccenda alla stampa, non me ne starò di certo zitta».
Marsh si passò le dita tra i capelli.
«Signore, Marco Frost ha appena trovato un alibi e grazie a lui adesso sembrate un mucchio di poliziotti da cartone animato. Al detective Sparks non è venuto in mente di fare qualche controllo? Per l’amor del cielo, le telecamere di un chiosco! Oh, e mi assicurerò anche che la stampa capisca bene che in giro c’è ancora un assassino a piede libero grazie a lei, al detective Sparks e ovviamente al più astuto di tutti, il commissario capo Oakley».
Marsh sembrava sul punto di esplodere. Erika lo fissò senza distogliere lo sguardo.
«Mi rimetta su questo caso e prenderò quel bastardo», disse.
Marsh si alzò e andò alla finestra, dove rimase a osservare il cupo paesaggio invernale. Poi si voltò. «Che cazzo. Va bene. Ma il guinzaglio sarà corto questa volta, mi hai capito, detective Foster?».
Moss lanciò a Erika un’occhiata di trionfo.
«Ho capito. Grazie, signore».
Marsh si riavvicinò e si sedette. «Bene, adesso dimmi tutto».
«Okay. Direi di uscire allo scoperto. Facciamo un nuovo appello e se le è rimasto un briciolo di influenza provi a ottenere una ricostruzione televisiva del caso. Dovremo affrontare molte critiche per Marco Frost, signore, e lei dovrà essere pronto a bombardare la stampa con tutte le altre cose di cui ci stiamo occupando, in modo che si concentrino su ciò che abbiamo fatto, invece che su ciò che non abbiamo fatto».
Marsh continuava a fissare Erika mentre proseguiva: «Abbiamo già festeggiato una volta la cattura dell’assassino. Non possiamo farlo di nuovo, a meno che non lo prendiamo davvero. Perciò dobbiamo riuscire a indirizzare la stampa nella giusta direzione. George Mitchell deve essere il nostro interesse principale. Inondiamo i giornali della foto di lui insieme ad Andrea… E poi ci serve un capro espiatorio. La stampa sarà contenta di sapere che qualcuno pagherà per questo casino. E ho già in mente chi».