Moss aveva approfittato di quell’improvvisa domenica libera per tornare a casa a fare il bagnetto a suo figlio Jacob e metterlo a letto. Appena ebbe finito di leggergli una fiaba notò che si era addormentato. Gli diede un bacio sulla fronte e tirò la cordicella della lampada da notte perché gli suonasse la ninna nanna ancora per un po’.
Quando tornò nell’altra stanza, trovò sua moglie Celia con il telefono in mano.
«È Erika Foster», le disse. Moss afferrò la cornetta, andò nella piccola camera che usavano come studio e chiuse la porta.
«Scusa se ti chiamo a casa, Moss», disse Erika.
«Nessun problema, capo. Che succede?»
«Se la sono svignata tutti oggi».
Seguì un momento di silenzio imbarazzato da parte di Moss. «È vero. Mi dispiace. Pensavo che fossi impegnata con Marsh, no?»
«Eccome se lo ero. Ti sei goduta il giorno libero?»
«Sì, siamo stati a St. James Park. È stato fantastico».
«Puoi parlare?»
«Sì, ho appena finito di leggere a Jacob le avventure de Il piccolo bruco Maisazio e adesso ho una gran voglia di insalata – e credo sia solo l’inizio».
«Io invece ho letto un libro del detective Bartholomew, sai, la serie di romanzi che sta scrivendo… stava scrivendo… Stephen Linley…».
«Ah, vuoi mettere su un gruppo di lettura?», rispose Moss.
«Ah, ah, molto divertente. No, ho iniziato a leggere Dalle mie fredde mani morte e l’ho trovato un tantino inquietante…».
«In che senso?»
«Mi sta bene la violenza nei thriller, ma qui si tratta di roba macabra e malata. C’è questo serial killer che violenta le donne la notte e durante il giorno le tiene rinchiuse in uno scantinato per torturarle».
«Come ne Il silenzio degli innocenti?»
«No, Il silenzio degli innocenti ha una sua eleganza, una sua delicatezza nella descrizione della violenza. Qui è solo porno e tortura. Mi sono dovuta sforzare per andare avanti dopo pagine e pagine di stupri espliciti inframezzati da una scena in cui l’assassino versa dell’acqua bollente sul corpo nudo delle vittime».
«Santo cielo».
«È come se si divertisse a descrivere certe cose… È un’ipotesi azzardata, ma se l’Ombra della notte avesse ucciso Stephen per il suo atteggiamento nei confronti delle donne?»
«Secondo la nuova ipotesi è stato Isaac Strong a uccidere Stephen, no? E pensavo che ti avessero tolto il caso».
«Tu credi che Isaac possa aver fatto una cosa simile, Moss?»
«No, ma io non lo conosco bene».
«Ho visto la scena del crimine. Tutto, tutto indica che sia opera dello stesso assassino. Ho appena cercato Stephen Linley su Google e a quanto pare vende una valanga di libri, ma molti eventi letterari a cui ha partecipato si sono rivelati controversi. Diverse persone hanno criticato il modo in cui trattava la violenza ai danni delle donne nei suoi libri; c’è addirittura una specie di campagna per boicottare i suoi romanzi. E se fosse questo il legame? E se il libro avesse instillato in qualcuno un desiderio di violenza? E se fosse stata l’Ombra della notte a subire le conseguenze di questo impulso? Nella telefonata che ho ricevuto, mi ha detto che suo marito la torturava, ma è morto prima che potesse vendicarsi».
«Non male come teoria, capo. Ma ti ricordo che i casi non si risolvono leggendo libri», ribatté Moss.
«Dico solo che non abbiamo cercato seriamente un movente. Con Gregory Munro abbiamo sprecato un sacco di tempo pensando che si trattasse di un amante rifiutato, e anche con Jack Hart non siamo andati a fondo, con tutta l’attenzione mediatica, poi…».
«Rimane sempre un problema, capo. Non è più il nostro caso. Io sono stata temporaneamente riassegnata al gruppo che esamina i video di sicurezza», le disse Moss.
«E Peterson?»
«Non lo so. Anche lui è stato riassegnato, così ho sentito, ma non so dove».
«Be’, io tecnicamente sarei in vacanza», rispose Erika con una punta di ironia.
«E sai cosa fanno in genere le persone in vacanza? Vanno a trovare gli amici… Magari potresti andare da Isaac. Se non puoi fare il poliziotto, fai l’amica».