«Mi pare che si sia agitato parecchio là dentro», disse Moss quando Erika e Peterson tornarono in sala video. Rimasero tutti a fissare i quattro schermi. Simon stava ancora sbraitando per quella “stronza di poliziotta” che non aveva nessun diritto di proibirgli di vedere sua figlia.
«Forse devono soltanto calmarsi un po’ tutti quanti», commentò Peterson.
«Sì, ma ricorda che abbiamo solo ventiquattr’ore. Se non li accusiamo poi saremo costretti a rilasciarli».
«Se solo potessimo arrestare di nuovo Kucerov per l’omicidio di Nadia Greco», disse Moss.
«Non abbiamo prove. E comunque non ci sarebbe di nessun aiuto. Dobbiamo collegarlo ai soldi che sono passati di mano tra Simon e Giles», disse Erika. «Linda invece è il collegamento tra Andrea e Igor».
Sullo schermo si vedeva Linda seduta con la testa appoggiata al tavolo. Aveva un’aria assente e tracciava dei cerchi con il dito sulla superficie tutta graffiata.
Nello schermo sotto il suo si vedeva Igor, sempre seduto a gambe larghe, con la testa appoggiata alla parete. Anche Giles era impassibile, si guardava intorno come se cercasse un cameriere che aveva dimenticato la sua ordinazione.
«Prendiamoci qualche minuto», disse Erika. Prese le sigarette e si avviò fuori.
Quando uscì sulle scale di fronte all’ingresso trovò Diana Douglas-Brown che si stava accendendo a sua volta una sigaretta. Era in piedi in fondo alle scale e indossava un lungo cappotto nero di pelliccia. I capelli erano acconciati in un taglio perfetto e vaporoso che le incorniciava il volto esausto.
Erika stava per voltarsi e rientrare quando Diana la notò.
«Detective Foster, che succede?»
«Stiamo andando avanti con gli interrogatori», disse Erika.
Fece per rientrare, ma Diana le disse: «La prego, potrebbe dare questo a Linda?». Infilò la mano nella tasca del cappotto e tirò fuori un piccolo portachiavi con un gattino di stoffa. Era nero con gli occhi marroni, la lingua era fatta di un minuscolo scampolo di stoffa rosa.
«Mi dispiace… non posso», disse Erika.
«La prego… lei non capisce. Linda ha bisogno di qualcosa che le sia familiare». Diana fece un tiro di sigaretta. «Quando è nata ha avuto dei problemi respiratori. E ha dei disturbi emotivi. Non sa come affrontare il mondo!». Diana quasi gridò le ultime parole.
«Il sergente di turno può far venire un medico nel giro di pochi minuti, ma Linda sta bene, glielo giuro. Vogliamo solo farle qualche domanda».
Diana scoppiò in lacrime. Chinò il capo e i capelli ricaddero in avanti, coprendole il volto. Accostò il gattino di stoffa al viso e singhiozzò. Erika si voltò e tornò dentro.
«Tutto torna», disse Crane, andandole incontro. «Ho la lista dei passeggeri secondo la quale Igor Kucerov ha lasciato il Paese il 31 dicembre dall’aeroporto di Luton per la Romania. È tornato il 15 gennaio».
«Merda!», disse Erika. Tutti gli occhi erano puntati su di lei. «E se fosse tornato indietro? Ci sono immagini delle telecamere di sicurezza che lo mostrano al gate?», chiese.
«Capo, le informazioni mi arrivano dall’ufficio Passaporti e Immigrazione».
«Lo so, ma abbiamo a che fare con materiali secretati e verbali classificati. Igor Kucerov ha già ricevuto un trattamento di favore durante il processo. Qualcuno ha modificato i dati ufficiali… Potrebbe aver rimesso piede nel Paese con un pullman o in macchina, e poi essere tornato indietro allo stesso modo e…».
Crane si grattò la testa. «Sì, capo, immagino sia possibile».
«Be’, non immaginare, scoprilo. Voglio le immagini del controllo passaporti e del suo arrivo in Romania, e un riscontro delle impronte digitali che confermi che Igor Kucerov ha lasciato il Paese il 31 dicembre ed è tornato il 15 gennaio».
«Sì, capo».
«E ricordate che non abbiamo molto tempo», disse Erika guardando l’orologio. «Diciannove ore».
Erika uscì di nuovo e trovò Moss e Peterson ad attenderla in corridoio. Disse loro che Igor Kucerov probabilmente era fuori dal Paese all’epoca della scomparsa di Andrea.
«Questo vuol dire che non può aver ucciso lui Andrea, né Ivy. Non possiamo accusarlo di quegli omicidi», disse Moss.
Erika scosse la testa.
«E le altre ragazze? Tatiana Ivanova, Mirka Bratova e Karolina Todorova? Abbiamo le date in cui i cadaveri sono stati trovati. Non possiamo scoprire dov’era lui?», chiese Peterson.
«Per le prime tre ragazze la scientifica ha soltanto dei dati approssimativi, oltre alla data della scomparsa. E poi ho affermato pubblicamente che riteniamo che quegli omicidi siano legati a quello di Andrea e di Ivy. E sono sicura che lo siano. A meno che non sia un imitatore? Cazzo, è tutto così complicato», disse Erika passandosi una mano sul volto. Vide Moss e Peterson che si scambiavano un’occhiata. «Che c’è? Sputate il rospo».
«L’avvocato di Simon Douglas-Brown è sul piede di guerra. Sta provando a sentire il commissario capo», le spiegò Moss.
«Sta provando a telefonare a Oakley?»
«Sì. E non dal centralino, ha il suo diretto».
«Ci è riuscito?»
«No, non ancora. Oakley ha preso un paio di giorni di ferie».
«Oakley è in ferie per un paio di giorni. Marsh ha accompagnato sua moglie a un fine settimana per artisti… Chi diavolo comanda qui?»
«Be’, capo, tecnicamente tu», disse Peterson.
«Giusto. Okay. Andiamo a fare due chiacchiere con Giles Osborne», disse Erika in tono deciso.