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Quella sera festeggiammo con una cena ordinata in un ristorante cinese specializzato in cucina del Sichuan e una bottiglia di champagne che stappammo con Sampson e Billie, venuti a sentire la grande notizia. Io ero al settimo cielo, ma anche Sampson e Billie erano emozionatissimi e felici per noi. Non fecero nemmeno una battuta su quanto doveva essere pazza Bree per volermi sposare.
Più tardi, a letto – solo Bree e io, naturalmente – stavamo parlando della festa di nozze che ci sarebbe piaciuto organizzare per l’estate successiva, quando squillò il mio cellulare sul comodino.
«No, no, no.» Nascosi la testa sotto il cuscino. «Il mio proposito per l’anno nuovo è basta telefoni. Mai più.»
L’indomani mattina dovevamo andare entrambi al lavoro, ma mancavano ancora otto ore.
«Tesoro,» disse Bree scavalcandomi per tirare fuori dal cassetto il cellulare «sto per sposare un poliziotto. E i poliziotti rispondono al telefono. Fattene una ragione.» Me lo porse con un bacio e si lasciò rotolare di nuovo dalla sua parte del letto.
«Pronto» risposi.
«Volevo essere fra i primi a congratularmi con te, Alex. Con te e Bree, anzi. Che bel lieto fine.»
Mi tirai su di colpo. Quella voce non mi era soltanto familiare, era il più agghiacciante dei miei incubi.
Per la maggior parte della gente Kyle Craig era il Mastermind. Per me era un vecchio amico trasformatosi nel peggior nemico.
«Kyle, qual è il vero motivo per cui mi hai telefonato?»
«Mi annoio, Alex. Non c’è nessuno che sappia giocare con me come fai tu. Nessuno che mi conosca così bene. Pensavo che potrebbe essere il momento giusto per divertirci ancora un po’, solo tu e io.»
«Non credo che abbiamo lo stesso concetto di divertimento» risposi.
Rise sommessamente. «Hai ragione. E in effetti mi rendo conto che, dopo Zeus, hai bisogno di un po’ di riposo. Ti lascerò in pace. Consideralo il mio regalo di nozze. Ma non rilassarti troppo, amico mio. Tutto finisce, prima o poi. Ma lo sapevi già, vero? Fai i miei auguri a Bree, Nana e naturalmente ai ragazzi. Buon anno, Alex.»