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Il mistero si infittiva e nello stesso tempo si allargava coinvolgendo chiunque lo sfiorasse e mietendo nuove vittime.

Adam Petoskey si alzò di scatto dal divano, con il cuore in gola, svegliato non solo da uno degli incubi terrificanti che faceva in quel periodo, ma anche da qualcos’altro.

Che cosa c’era questa volta?

Che altro era successo?

Tutte le luci nell’appartamento erano spente. Solo il televisore era acceso. Quando si era appisolato, stava guardando The Daily Show; la comicità di Jon Stewart lo rilassava. In quel momento invece era in onda uno spot pubblicitario di qualche dieta, con gente che rideva e lanciava gridolini entusiastici. Forse era stato quello a svegliarlo.

La paranoia era diventata la sua unica compagnia, ultimamente, e non era piacevole stare chiusi in casa con lei. Non metteva il naso fuori da una settimana. Sette giorni, non uno di meno. Aveva staccato il telefono e teneva le tende sempre chiuse. La spazzatura si stava accumulando vicino alla porta di servizio, da quando l’aveva inchiodata, la prima notte, non riuscendo a chiudere occhio.

Adam Petoskey sapeva troppo. Sapeva cose che avrebbe preferito non sapere.

Già era stato abbastanza brutto lavorare per Tony Nicholson e la sua amica Mara, truccando i conti e facendo finta di non vedere. Ma non lavorarci più, non avere più loro notizie, si stava rivelando ancora peggiore.

Come quella sera, tanto per fare un esempio. Si alzò, ancora un po’ scosso, per andare in cucina.

A metà strada si fermò. Per la centesima volta da una settimana a quella parte aveva la netta sensazione di avere qualcuno alle spalle.

Non ebbe neppure il tempo di voltarsi e la sensazione si trasformò in certezza.

Uno sconosciuto lo afferrò per il collo e tirò forte, sollevandolo da terra. Poi gli tappò la bocca con del nastro isolante. Petoskey riconobbe il rumore dello strappo e poi si sentì schiacciare il nastro sulla nuca perché aderisse bene.

«Non opponga resistenza, Petoskey. Se prova a difendersi, avrà la peggio e morirà.»

Lo sconosciuto gli premette un dito con forza fra le scapole per spingerlo verso la camera da letto. «Andiamo. Da questa parte.»

Petoskey rabbrividì. Dal momento che i numeri erano il suo mestiere e sapeva risolvere equazioni e calcolare probabilità alla velocità di un computer, stabilì che era meglio ubbidire. Provò quasi una specie di sollievo nel fare quello che gli veniva ordinato, dopo sette giorni di solitudine, chiuso in quel buco.

Quando furono in camera, l’uomo accese la luce. Petoskey non lo conosceva: era bianco, alto di statura, con i capelli scuri brizzolati. La pistola aveva una specie di prolunga sulla canna che, a giudicare dai gialli che vedeva in TV, doveva essere un silenziatore.

«Fa’ i bagagli» gli ordinò lo sconosciuto. «Non dimenticarti niente. Vestiti, portafoglio, passaporto, prendi tutto quello che ti serve. Sarà un lungo viaggio.»

Petoskey non esitò, ma mentre faceva la valigia gli si affacciò alla mente una nuova serie di interrogativi. Dove lo avrebbero portato? Quale lungo viaggio? E come poteva convincerli che non aveva mai avuto intenzione di dire ad anima viva quello che sapeva? Che, peraltro, era la verità?

Una cosa per volta, Petoskey. Prima i vestiti, il portafoglio, il passaporto...

«Ora vai nel bagno» gli disse l’uomo. «Prendi tutto quello che ti serve.»

Già, pensò Petoskey, accingendosi a eseguire l’ordine. Non dimenticarti niente. Spazzolino da denti, dentifricio, rasoio... preservativi? Certo. Vogliamo essere ottimisti.

Il bagno era piccolo, c’era pochissimo spazio tra il lavabo, il water e la vasca.

Petoskey aprì l’armadietto dei medicinali, ma in quel momento sentì un’altra ditata fra le scapole.

«Entra nella vasca e sdraiati, nanerottolo.»

Era assurdo, ma non più di tutto il resto. Lo sconosciuto voleva legarlo nella vasca da bagno? Derubarlo? Lasciarlo lì?

«No» disse l’uomo. «Per l’altro verso, con la faccia verso lo scarico.»

Di colpo capì tutto, con raccapriccio. Petoskey lanciò un grido, e si rese conto di quanto fievole fosse la sua voce attutita dal nastro isolante. Era la fine. Proprio la fine. Quella sera era l’ultima della sua vita.

Sapeva troppo: tutti quei nomi famosi e tutti i loro sporchi segreti.

Il segno del male
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