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Ned Mahoney e io eravamo sulla mia macchina e stavamo percorrendo la I-66 verso Alexandria, quando arrivò la telefonata che ci comunicava che eravamo in ritardo: la polizia di Stato della Virginia aveva trovato vuota la casa di Nicholson. C’erano segni di effrazione e di colluttazione, e due valigie pronte nell’ingresso. Tutte e due le automobili di Nicholson erano nel garage.
Le forze dell’ordine di tutta la regione erano state allertate, ma senza un veicolo specifico da inseguire, le speranze di trovare Nicholson erano scarse.
Ci dissero di recarci comunque alla casa, dove Hamel stava organizzando un sopralluogo. Mahoney chiamò l’Hoover Building e chiese una veloce ricerca su Nicholson.
Avendo un Toughbook del Bureau in macchina, ne fece una anche lui. Cominciò a dirmi tutto quello che trovava, parlando a raffica come fa sempre quando è agitato.
«Mai stato arrestato, naturalizzato, alle dipendenze di enti federali o nelle forze armate americane, come prevedibile. Non risulta abbia mai usato altri nomi. Nessun riferimento incrociato nei file del Bureau, né come Tony né come Anthony.»
«Secondo me, non è lui l’assassino» dissi.
Mahoney si fermò e mi guardò con attenzione. «Perché dici questo?»
«Troppi punti interrogativi» spiegai. «Uno di questi è proprio Nicholson. Ma credo non sia niente di più. Mi viene in mente la storia dei cinque ciechi che devono riconoscere un elefante toccandolo. Hai presente?»
«E che parte dell’elefante sarebbe Nicholson? Il buco del culo?»
Scoppiai a ridere. Mahoney ha sempre la battuta pronta, soprattutto quando è sotto pressione.
«Penso che lo stesse cercando anche qualcun altro e che questo qualcuno sia arrivato prima di noi. Il che significa che i pezzi del puzzle sono più di quelli che pensavamo.»
«Potrebbe anche essere una finta» rimarcò Mahoney. «Un modo per depistarci. Ha lasciato due valigie in giro, ha spaccato qualche mobile e adesso è in volo sopra l’Atlantico con una serie di registrazioni hard. Mentre noi cerchiamo impronte digitali in casa sua.»
Stavamo vagliando le diverse possibilità quando ricevemmo un’altra telefonata. Mahoney si agitò nel sentire le novità, e immise un indirizzo nel suo laptop.
Pochi secondi dopo, seguivamo il GPS sulla Beltway verso Alexandria, ma la nostra meta non era più la casa di Nicholson.
«Avalon Apartments» disse Mahoney. «Nicholson è apparso sul database degli inquilini morosi. Ha in affitto una proprietà e si è scordato di pagare.»
«Ha in affitto una proprietà nella stessa città in cui abita?» chiesi.
Mahoney annuì. «Esatto. Nella città in cui abita con la moglie. La quale, scommetto, ha come minimo quindici anni più della signorina che sta nell’appartamento in affitto. Venti dollari: ci stai?»