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Uno striscione colorato, preparato all’ultimo momento, campeggiava sopra il portone: «Bentornata, Nana!»
I ragazzi uscirono di corsa non appena ci videro arrivare. Presi in braccio Ali per paura che facesse inciampare la nonna correndole incontro.
«Piano!» dissi a Jannie, che stava per gettarle le braccia al collo con quasi altrettanta irruenza.
«Ci sei mancata, nonna!» esclamò lei. «Che bello che sei tornata! Che bello che sei di nuovo a casa!»
«Abbracciami come si deve, Janelle. Non mi spezzo, sai?» Nana era raggiante.
Ali insistette per portarle la borsa, che fece sbattere contro tutti i gradini della veranda. Nana fece il suo ingresso trionfale in casa, sottobraccio a me da una parte e a Jannie dall’altra.
Bree era al telefono in cucina. Sorrise a Nana e le fece segno che fra un minuto sarebbe stata da lei.
«Sì, certo, certo. La ringrazio molto» disse nella cornetta.
«Chi era?» le chiesi, ma lei era già corsa ad abbracciare Nana.
«Piano!» le raccomandò Ali. Nana scoppiò a ridere.
«Non sono un canestro di uova» dichiarò. «Sono una vecchia gallina robusta.»
Ci sedemmo a tavola, perché Nana aveva detto chiaro e tondo che intendeva andare a letto «quando era l’ora di andare a letto» e neanche un minuto prima.
Bree si schiarì la voce come per fare un annuncio. Ci guardò negli occhi e cominciò: «Ho pensato che l’idea di prendere qualcuno che stesse con Nana qualche ora al giorno potesse non venire accolta con entusiasmo. Sbaglio?»
«Mmm.» Nana mi guardò come a dire: Hai visto? Lei sì che mi capisce.
«Perciò ho pensato di prendere un periodo di aspettativa dal lavoro e stare io con te, Nana. Sempre che ti faccia piacere.»
Nana era raggiante. «Sei così premurosa, Bree. E l’hai messa giù così bene... Sì, direi che la tua proposta è più che accettabile.»
Ero sbigottito. «Vuoi prendere l’aspettativa?» chiesi.
«Sì. Continuerò a darti una mano con il caso di Caroline, ma per il resto mi concederò una pausa. Ah, Nana, dimenticavo...» Si alzò e andò a prendere dei fogli. «Ho stampato queste ricette da internet. Le guardi e mi dici cosa ne pensi. Volete un tè?»
Mentre Nana leggeva, raggiunsi Bree davanti ai fornelli. Mi bastò un’occhiata per capire che non era il caso di chiederle se era davvero quello che desiderava. Bree faceva solo quello che desiderava: lo dico nel senso buono.
«Grazie» le dissi sottovoce. «Come te non c’è nessuno.» Bree mi sorrise, per farmi capire che non era necessario ringraziarla e che sì, sapeva anche lei di essere una donna eccezionale. «Le voglio tanto bene anch’io» mi sussurrò.
«Melanzane?» esclamò Nana, sollevando uno dei fogli. «Non si possono cucinare le melanzane senza un briciolo di sale. È materialmente impossibile.»
«Be’, leggi le altre» disse Bree. Poi si andò a sedere vicino a lei. «Ne ho stampate un bel po’. Cosa ne pensi di questo pasticcio di granchio, per esempio?»
«Be’, questo direi che si può fare.»
Rimasi a guardarle per un po’. Mi pareva di vedere il cerchio della vita. Notai come Bree le si avvicinava quando rideva e come Nana le teneva sempre una mano sul braccio. Sembrava fossero amiche da sempre. A Dio piacendo, lo sarebbero state ancora per un po’.
«Angel Food Cake con glassa al cioccolato?» si stupì Nana, con una luce allegra negli occhi. «Dici che può far parte di una dieta equilibrata, Bree? Perché no?»