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Non dovetti impegnarmi molto per accertare la veridicità della storia raccontatami da Lauren, perché l’indomani mattina la risposta mi giunse da sola.
Mi fermai a fare il pieno all’auto che avevo preso a noleggio nel distributore di un 7-Eleven in L Street, vicino a casa, pensando più che altro a quanto mi mancava la mia macchina. Era in officina per la sostituzione dei vetri dopo la sparatoria di Alexandria e avrei voluto che fosse già magicamente pronta. È inutile, nulla può sostituire la sensazione di familiarità, di comfort che si ha al volante della propria macchina, dove persino il portabicchiere è esattamente a portata di mano.
Sentii suonare il cellulare. Era un numero privato, ma da quando Nana era ricoverata in ospedale, rispondevo a tutte le chiamate.
«Dottor Cross?» Era una voce di donna che non conoscevo, dal tono piuttosto formale. «Resti in linea, le passo il capo di Gabinetto della Casa Bianca.»
Non ebbi il tempo di rispondere, che già mi aveva messo in attesa. Ero esterrefatto, non tanto per la chiamata in sé, quanto per il tempismo. Che cosa stava succedendo? Che cosa voleva da me la Casa Bianca? Era vero o era uno scherzo?
Poco dopo sentii la voce inconfondibile di Gabriel Reese. La riconobbi subito, avendola già sentita alla TV, al telegiornale e nelle trasmissioni della domenica mattina tipo Meet the Press.
«Pronto, ispettore Cross, come sta?» esordì Reese, pieno di brio.
«Dipende. Posso chiederle come ha avuto il mio numero?»
Naturalmente non mi rispose. «Avrei bisogno di vederla prima possibile. L’ideale sarebbe qui nel mio ufficio. Ho già provveduto a tutte le autorizzazioni del caso. Tra quanto può essere qui?»
Pensai a Ned Mahoney, a quanto era agitato l’ultima volta che ci eravamo visti e alla paura che aveva di una fuga di notizie. Evidentemente ne aveva ben donde.
«Mi scusi, signor Reese, ma di che cosa si tratta? Posso chiederle almeno questo?»
Seguì un silenzio, probabilmente studiato, ma non ne ero sicuro. Poi Reese disse: «Credo che lei lo sappia già».
In effetti era vero.
«Posso essere lì tra un quarto d’ora.»
Reese mi sorprese nuovamente.
«No. Mi dica dove si trova e la mando a prendere.»