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Le persone con cui potevo parlare delle indagini erano sempre meno. Per mia fortuna, avevo ancora Nana.
Da qualche giorno non le raccontavo niente, perché non mi sembrava giusto rovesciarle addosso il mio stress. Ma con il passare del tempo, quando andarla a trovare in ospedale diventò quasi normale, cominciai a rendermi conto che, se Nana fosse stata cosciente, mi avrebbe chiesto tutti i giorni notizie delle indagini sull’omicidio di Caroline. Ne ero sicuro al cento per cento.
E così ricominciai a parlarle del mio lavoro.
«Non va affatto bene, nonna. Le indagini sulla morte di Caroline sono a un punto morto» le dissi quella sera. «Non so che pesci pigliare, se devo essere sincero. Non mi è mai successo di trovarmi in una posizione del genere. O, se mi è successo, me ne sono scordato. Ramon Davies mi toglierà l’incarico al minimo passo falso. L’FBI ha impegnato parecchie risorse nelle indagini, ma non so a che punto siano. Ho la Casa Bianca che mi alita sul collo. Non ci crederai, ma è la verità. E questi sarebbero i buoni, Nana. Non so cosa dire. Sta diventando sempre più difficile distinguerli dai cattivi. Qualcuno ha detto che si può amare questo Paese e detestare il governo. Be’, temo che abbia ragione.»
Nella stanza c’era silenzio, come al solito. Quando andavo a trovare Nana abbassavo il volume della macchina per il monitoraggio cardiaco, per cui oltre alla mia voce si sentiva solo il sibilo del ventilatore e qualche brandello di conversazione proveniente dalla sala infermieri nel corridoio.
Le condizioni di mia nonna erano stazionarie, ma a me sembrava peggiorata. Pareva diventata più piccola, più grigia, meno presente. Avevo la sensazione che mi stesse sfuggendo tutto di mano.
«Non so che cosa fare. Prima o poi scoppierà uno scandalo di proporzioni gigantesche. Come il Watergate, temo. Verrà aperta un’inchiesta, ci saranno tentativi di strumentalizzazione e molto probabilmente non si saprà mai la verità. Io la voglio scoprire a ogni costo, ma ho l’impressione di essere l’unico.»
Il silenzio aveva un altro vantaggio, e cioè che riuscivo a sentire le risposte di Nana.
Povero Alex. Solo contro tutti, eh? Su chi puoi contare?
Non era una domanda retorica. Nana voleva davvero una risposta, quindi ci riflettei un po’... Dalla mia parte avevo Sampson, e naturalmente Bree. Avevo Ned Mahoney, anche se meno vicino.
Mi era venuta in mente un’altra possibilità. Era una cosa che una volta messa in moto non si sarebbe più potuta fermare ma, come dicono, a mali estremi, estremi rimedi.
Infilai le braccia fra le sbarre del letto e presi le mani di Nana. Il contatto fisico era diventato più importante che mai, adesso che gli altri mezzi per comunicare non erano più accessibili.
Il ventilatore continuava a sibilare e dal corridoio giunse uno scoppio di risa.
«Grazie, nonna» dissi. «Ovunque tu sia.»
Prego, mi comunicò lei in qualche modo. Per quella sera, non ci dicemmo altro. Come sempre, Nana aveva avuto l’ultima parola.