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L’avevano chiamata Operazione Coitus Interruptus, a dimostrazione del fatto che c’è qualcuno con il senso dell’umorismo anche nell’FBI.

La squadra di Ned era riunita al gran completo in una cascina nella contea di Culpeper, vicino allo Shenandoah National Park, a circa un’ora e mezzo da Washington. Erano un mix piuttosto strano e inquietante: Mahoney e l’altro agente responsabile, Renee Victor, sei agenti dell’Antisequestri, tre esperti nella negoziazione di crisi della Tactical Support Branch e dieci agenti federali delle Squadre Speciali.

Mi aspettavo di trovare solo uomini dell’Antisequestri, ma non era un problema: le Squadre Speciali del Bureau sono formate dagli agenti migliori del mondo. Sarebbe stata un’operazione spettacolare.

C’era anche un rappresentante della polizia di Stato della Virginia, che aveva in standby due unità per la raccolta delle prove. E poi c’ero io. Non so cos’avesse fatto Ned per avermi lì, ma gliene ero grato. Probabilmente pensava anche che avrei fatto la mia parte.

Ci radunammo dietro al pick-up di qualcuno per un piccolo briefing.

«Nel club ci saranno alcuni esponenti di rilievo, ma noi procederemo come di consueto» disse Ned. «Quelli delle Squadre Speciali entreranno per primi. Voglio che vengano messe in sicurezza le uscite. Occorre che siate preparati a tutto, comprese scene di sesso e resistenza violenta. Non me ne aspetto, ma è possibile che ci sia. Tutto è possibile. Vogliamo lavorare in fretta e in sicurezza e procedere nel modo più pulito possibile.»

La sorveglianza segnalava che la villa aveva ingressi sui lati nord, sud ed est. Mahoney ci divise in tre gruppi e disse che io sarei entrato con lui dall’ingresso principale. C’erano anche diverse dépendance che si presumevano vuote, almeno quella sera. Non potei fare a meno di chiedermi quali festini vi si organizzassero.

Prima di partire, Ned mi diede un giubbotto in fibra di aramide nuovo, che prese in macchina, e una giacca dell’FBI. Era il giubbotto antiproiettile più leggero che avessi mai indossato e me ne rallegrai, visto che ci aspettava una camminata di diversi chilometri da lì al club.

Impiegammo quarantacinque minuti per raggiungerlo, camminando in una fitta boscaglia. Dopo i primi due chilometri, vennero usati solo visori notturni: quelli che li avevano guidavano gli altri.

Smettemmo anche di parlare, a parte qualche scambio via radio fra Mahoney e il capo degli uomini delle Squadre Speciali.

La villa, di tre piani, si trovava in cima a una ripida altura. Cercammo di tenerci fuori della visuale, a un’ottantina di metri dalla facciata. Ned mandò avanti in ricognizione le Squadre Speciali e io mi feci prestare un paio di binocoli per osservare, in attesa del via.

Era una villa imponente e lungo il viale di accesso c’erano auto lussuosissime: Mercedes, Rolls Royce, Bentley e persino una vecchia Lamborghini e una Ferrari Testarossa.

Il pianterreno aveva alte bifore da cui si vedeva che nelle sale le luci erano accese. Non vidi passare nessuno, però. Probabilmente erano tutti di sopra, dove le finestre erano buie od oscurate.

Era lì che era stata uccisa Caroline? Quel pensiero mi opprimeva. Era stata fatta a pezzi in quel luogo? Stavamo per entrare in una sorta di macelleria o nella sala giochi di un riccastro? Era strano non sapere a cosa sarei andato incontro.

Finalmente Mahoney ricevette una comunicazione. Io non sentii nulla, perché gli arrivò in cuffia, ma capii che stavamo per partire con l’operazione. Ned ordinò alle altre unità di prepararsi e gli uomini presero posto intorno alla villa. A quel punto, Ned mi fece uno dei suoi sorrisetti.

«Pronto per Coitus Interruptus?»

«Per quel che si può» risposi.

«Andiamo, allora. Vedrai che ci divertiremo.» Si rimise le cuffie e cominciò il conto alla rovescia. «A tutte le unità: tenetevi pronte. Non voglio feriti, né da una parte, né dall’altra.»

Pochi secondi dopo, gli uomini delle Squadre Speciali uscirono dal bosco seguiti da tutti noi e corremmo verso quella lussuosa casa di malaffare.

Il segno del male
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