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Il caso si stava allargando intorno a me come una ragnatela, ma c’era un interrogativo cui mi premeva dare risposta prima di tutti gli altri: C’erano altre persone che avevano fatto la fine di Caroline? Era possibile? Probabile?

Avere un bilancio credibile delle persone scomparse a Washington è più difficile di quanto sembri. Dopo aver parlato con uno dello Youth Investigations Bureau, che ha un database centralizzato, dovetti andare da un distretto all’altro e parlare con un sacco di investigatori. Le denunce di scomparsa sono pubbliche, ma a me servivano i PD252, ovvero i rapporti dei colleghi.

Solo attraverso quelli sarei riuscito a filtrare studenti, scappati di casa e, soprattutto, ragazze con una storia di prostituzione alle spalle, accertata o presunta.

Mi portai a casa tutto il materiale che avevo raccolto e dopo cena andai a controllarlo nel mio studio su in mansarda. Liberai una parete e cominciai ad appendere le foto degli scomparsi e le schede che avevo compilato con tutti i loro dati. Avevo anche una carta di Washington, in cui conficcai una serie di bandierine per segnare i punti in cui le persone scomparse erano state viste l’ultima volta.

Quando ebbi finito, feci un passo indietro e guardai se mi diceva qualcosa.

Jasmine Arenas, diciannovenne, due denunce per adescamento, lavorava fra Fourth e K Street, dove era stata vista salire su una BMW azzurra alle due del mattino del 12 ottobre. Da quel giorno, non si avevano più sue notizie.

Becca York aveva solo sedici anni, era molto graziosa ed era una studentessa brillante. Non si sapeva più nulla di lei da quando era uscita dalla Dunbar High School il pomeriggio del 21 dicembre. I genitori adottivi pensavano che fosse fuggita a New York o sulla West Coast.

Timothy O’Neill aveva ventitré anni e si prostituiva. Al momento della scomparsa viveva con i suoi genitori a Spring Valley. Era uscito di casa alle ventidue del 29 maggio, aveva preso l’auto e non era mai più tornato.

Non mi aspettavo di riuscire subito a unire i puntini e trovare la soluzione al mistero, ma neanche di ritrovarmi ancora più confuso di prima. Era come cercare un ago nel pagliaio.

Mi aspettava un sacco di lavoro sul campo e avrei dovuto seguire tutti i casi con la massima attenzione, sperando di trovare un qualche legame con Caroline anche solo in uno di essi. Quando mi capitava un caso così complicato, mi chiedevo sempre come mai facevo quel lavoro. Per certi versi la mia era una dipendenza, nel senso che avevo bisogno di trovare una soluzione a quei misteri. Ero convinto però che, se fossi riuscito a capire l’origine di questo mio bisogno, sarei riuscito a liberarmene e forse sarei riuscito a cambiare mestiere. Per il momento, tuttavia, non se ne parlava. Anzi.

Anche se Caroline fosse stata una perfetta sconosciuta, sarei rimasto ugualmente fino alle due del mattino a lavorare, altrettanto determinato a scoprire chi era stato a uccidere lei e forse anche gli altri ragazzi scomparsi e per quale motivo.

Resti.

Era quella parola, o forse quel concetto, a tormentarmi di più. Non riuscivo a smettere di pensarci.

Il segno del male
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