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Era un’operazione senza precedenti negli annali della polizia, o perlomeno io nella mia carriera non avevo mai assistito a nulla di simile.
Ci riunimmo sulla River Terrace. La festa era ancora in pieno svolgimento nel Grand Foyer. Avevo già visto passare dietro le alte vetrate varie stelle del cinema, ma per il momento di Teddy Vance non c’era traccia. Dov’era finito Zeus?
Luke Hamel dell’FBI aveva portato con sé un altro funzionario, James Walsh, che non conoscevo. Il mio ex capo Ron Burns non si occupava direttamente del caso, ma aveva fatto in modo che ci fosse posto anche per me e per Mahoney. Mi ripromisi di ricambiare il favore in futuro.
In rappresentanza del Secret Service c’erano Angela Riordan e Silo Ridge, oltre alla squadra operativa già sul posto. C’erano coppie di agenti in smoking di guardia a tutte le porte, un nutrito gruppo di agenti del dipartimento di polizia per la strada e ambulanze pronte a intervenire, come per tutti gli eventi presidenziali.
A parte la Casa Bianca, quella sera in tutta Washington non c’era posto più sorvegliato del Kennedy Center. Sentivo la tensione salire di minuto in minuto.
Quando fummo in posizione, Angela Riordan dichiarò lo «stato di emergenza»: nessuno poteva entrare o uscire dall’edificio finché il First Gentleman non fosse stato portato via. Il traffico intorno al Kennedy Center fu deviato: ciò avrebbe provocato disagi a molti automobilisti, ma in quel momento era l’ultimo dei nostri problemi.
Il First Gentleman molto probabilmente era un assassino.
Dopo meno di un minuto Dan Cormorant uscì sulla terrazza in smoking e fece rapporto ad Angela Riordan, ignorando tutti gli altri.
«Siamo pronti a entrare.»
«Okay. Bisogna che fili tutto liscio e senza rumore. Chiaro, Dan? Montana uscirà da questa parte, e poi ci recheremo all’Eisenhower Building.»
«Sissignora.»
Quando si girò per andarsene, Cormorant si accorse che lo guardavo. Non sapevo che cosa gli fosse stato detto, ma la mia presenza parlava da sé. Doveva sapere che cosa stava per succedere. Eppure non riuscii a decifrare la sua espressione, e un attimo dopo lo vidi rientrare nella sala dando ordini via radio nel microfono nascosto nella manica.
«Qui Cormorant. Mi serve la squadra Montana pronta a entrare in azione al mio ordine. Comando, abbiamo bisogno di mezzi di trasporto sulla North Plaza. Subito.»
Istintivamente mi avvicinai all’agente Ridge e gli bisbigliai all’orecchio: «Secondo me, farebbe meglio ad andare con lui».
Senza guardarmi, rispose: «Grazie del suggerimento, ispettore».
«Dico sul serio» insistetti, ma lui allungò un braccio per fermarmi.
«Cross, un giorno governerà il mondo, ma nell’attesa si dia una calmata.»
Più facile a dirsi che a farsi. Quella situazione non mi piaceva. Meno che mai se Theodore Vance era davvero l’assassino cui stavamo dando la caccia.