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La prima cosa che notai nello studio di Marshall Yarrow fu il gran numero di sue foto appese alle pareti. Il senatore aveva una sorta di galleria fotografica di tutti i VIP con i quali era stato ritratto. Ce n’era una con il presidente e una con il vicepresidente. Poi con Tiger Woods, Bono, Arnold Schwarzenegger e Maria Shriver. Con il giornalista Bob Woodward e l’avvocato Robert Barnett. Aveva molte conoscenze importanti e voleva che chiunque entrasse nel suo ufficio lo capisse subito.
Yarrow si appoggiò all’enorme scrivania di ciliegio intarsiato, guardandosi bene dall’invitarmi ad accomodarmi.
Se era stato giusto usare un tono aggressivo fino a quel momento, adesso mi conveniva calmarmi e vedere che cosa riuscivo a ottenere con un po’ di tatto. Se Yarrow avesse deciso di barricarsi dietro un muro di silenzio, non sarebbe stato facile aggirarlo senza un mandato.
«Senatore, innanzi tutto vorrei chiarire che non sono qui per via di una sua eventuale associazione con quel club. Se mai, di questo parleremo in altra sede» esordii. Non era del tutto vero, ma per il momento andava bene così.
«Non ho mai detto di essere socio di alcun club» replicò. Aveva una faccia di bronzo straordinaria, considerate le prestazioni sessuali che gli avevo visto fare in più di uno dei filmati di Nicholson.
Non insistetti. «Okay. Sappia comunque che mi sto occupando di un reato di estorsione, non di favoreggiamento.»
«Per piacere, la smetta di scoprire le carte una alla volta, ispettore» disse Yarrow, in tono improvvisamente più aggressivo. «Sono troppo intelligente e ho troppo da fare per perdere tempo in questi giochetti. Che cosa sperava di ottenere venendo qui, esattamente?»
«Bella domanda. Le rispondo subito. Voglio che mi dica che quei bonifici bancari sono proprio ciò che penso che siano.»
Ci fu un lungo silenzio. Forse Yarrow sperava che scoppiassi io a ridere per primo.
Dopo un po’ disse: «Va be’, ho capito. Lo ammetto: sono stato al Blacksmith Farms, ma solo per intrattenere ospiti, non per mio diletto. Ospiti stranieri, finanziatori, personaggi in visita dal Medio Oriente. Fa parte del gioco, purtroppo. Li accompagno, bevo qualcosa con loro e poi ce li lascio. Tutto qui. Mi creda». Sollevò la mano sinistra e mi mostrò la fede d’oro al dito. «Non posso permettermi di far arrabbiare né mia moglie Barbara né i miei elettori. Non sono reo di favoreggiamento e non sono ricattabile. È chiaro?»
Stavo cominciando a stufarmi di tutta questa gente che fingeva che non fosse successo niente.
«Mi dispiace, senatore, ma io sono in possesso di prove inconfutabili del contrario. Filmate. Vuole continuare con questa manfrina?»
Il senatore Yarrow non batté ciglio. Non si dimenticò neppure di prendere il presunto documento di cui aveva bisogno.
«Sa, ispettore, la mia riunione è cominciata cinque minuti fa e, se non riesco a far partire oggi questa proposta di legge, che è importantissima, rischiamo di non arrivare da nessuna parte. Se non ci sono denunce nei miei confronti, la prego di scusarmi: adesso devo proprio andare.»
«Quanto durerà la riunione?»
Yarrow tirò fuori dalla tasca un biglietto da visita e, tenendolo tra due dita, me lo porse dicendo: «Faccia una telefonata a Grace. Le daremo un appuntamento».
Sentii chiaramente che il muro di silenzio si stava alzando a gran velocità.