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Il pomeriggio successivo ebbi la sorpresa di sentirmi chiamare da uno degli avvocati di Tony Nicholson. Non quello con il papillon e le bretelle che avevo conosciuto la sera della retata, ma un professionista probabilmente ancora più caro: il prefisso che lessi sul display era 202, che corrispondeva al cuore del cuore della capitale.
«Ispettore Cross, sono Noah Miller, dello studio legale Kendall & Burke. Chiamo per conto di Anthony Nicholson.»
«È una settimana che cerco di parlargli» risposi. «Avrò lasciato almeno cinque o sei messaggi.»
«Allo studio Nyth-Klein?» domandò.
«Già.»
«Be’, lo studio Nyth-Klein rappresenta la sua società e relativi interessi in Virginia, mentre noi lo rappresentiamo a titolo personale. Che è il motivo della mia chiamata. Tengo a precisare che le sto parlando su espressa richiesta del signor Nicholson. Io non ero d’accordo.»
Drizzai le orecchie. «Possiamo fissare un appuntamento con il signor Nicholson?» chiesi.
«Nessun appuntamento, mi dispiace. Non è per questo che ho chiamato. Mi ascolti bene, per cortesia. Il signor Nicholson vuole che le consegni la chiave di una cassetta di sicurezza. Se vuole venire a prenderla... Dice che è importante ai fini delle indagini che state conducendo. Ritiene anche che la polizia di Washington sia l’unica che può garantirgli l’incolumità. Non vuole avere a che fare con l’FBI.»
Mentre parlavamo, avevo cercato su Google lo studio Kendall & Burke. «Ho già aperto la cassetta di sicurezza del signor Nicholson» dissi, mentre sullo schermo si apriva la pagina dello studio legale. Era uno studio importante e autorevole, con sede in K Street.
«No, quella era un’altra cassetta, nella stessa banca» rispose. Le mani mi si bloccarono sulla tastiera. Che cosa aveva messo Nicholson nella seconda cassetta di sicurezza? E, soprattutto, come avremmo fatto a proteggerlo? E da chi?
«Immagino che verrà a ritirare la busta oggi stesso» continuò Miller.
«Assolutamente sì. Ma prima avrei una domanda da farle» dissi. «Perché vi siete rivolti a me? Perché alla polizia e non al Federal Bureau of Investigation?»
«Come le accennavo, il mio cliente si fida relativamente dell’FBI o, meglio, ha dei dubbi sulla correttezza delle indagini federali. Ancora una cosa: il signor Nicholson desidera che la sua disponibilità a collaborare non passi sotto silenzio.»
Non riuscii a trattenere un sorriso. Che strano, ritrovarsi di colpo dalla stessa parte della barricata di Tony Nicholson. Anzi, no, Anthony Nicholson. Evidentemente stava diventando paranoico quanto me. Forse aveva ragione.
«Duemilaventi K Street, quarto piano?» chiesi, stampandomi l’indirizzo da internet.
«Esatto. Venga fra le tredici e trenta e le quattordici, perché più tardi non mi troverà.»
«Sarò da lei alle tredici e trenta» dissi e buttai giù il telefono prima che me lo buttasse giù lui.