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Come tutte le altre escort convocate quel giorno, Lauren Inslee era magra ma formosa e di una bellezza straordinaria. Aveva fatto la top model a New York e Miami, si era laureata alla Florida State University e, come escort, aveva successo soprattutto con gli uomini cui piaceva il tipo «cheerleader sbarazzina». Nicholson era in grado di soddisfare un’ampia gamma di gusti, ma in generale la sua clientela richiedeva ragazze «di classe».

«Katherine è morta, vero?» Fu la prima domanda che mi fece Lauren appena fummo seduti uno di fronte all’altra. «Nessuno mi ha voluto dire niente. Come potete pretendere che vi diciamo qualcosa, se non ci dite niente voi per primi?»

«Non vi diciamo niente perché non sappiamo niente, Lauren. Vi abbiamo convocato apposta per scoprire qualcosa.»

«Okay. Ma che cosa pensate? La mia non è curiosità morbosa. È che vorrei sapere se le è successo qualcosa. Katherine era mia amica. Veniva dalla Florida anche lei, come me. Voleva fare l’avvocato. Era stata ammessa alla Stetson, che è un’ottima università.»

Lo disse giocherellando con un tovagliolo di carta e riducendolo in mille pezzettini. Il trancio di pizza che le avevamo ordinato era ancora intatto sul piatto, vicino al mucchietto di pezzi di carta. Ascoltandola, mi convinsi che davvero volesse soltanto sapere la verità, e decisi di dirgliela.

«La polizia ha controllato la sua casa: non sembra che Katherine avesse fatto i bagagli. Considerato che è passato parecchio tempo, è probabile che non torni più.»

«Oh mio Dio.» La ragazza si voltò dall’altra parte, sforzandosi di non piangere, le braccia conserte.

L’atmosfera stava diventando sempre più deprimente. Eravamo in una saletta per interrogatori piuttosto grande, con bruciature di sigarette sul pavimento e scritte sui muri che trasparivano sotto l’ultima mano di pittura.

«L’ispettore Pontano mi ha detto che lei ha accennato a un cliente in particolare del Blacksmith Farms. Un cliente che Katherine conosceva. Me ne vuole parlare, Lauren?»

«Non lo so» rispose. «Forse. Voglio dire, so solo quello che mi ha detto Katherine. Ma in quel club girano un sacco di voci.»

Cercando di mostrarmi il più calmo e rassicurante possibile, dissi: «Che cosa le ha confidato Katherine? Non la arresteremo per quello che dirà in questa stanza, Lauren, glielo assicuro. Stiamo indagando su un omicidio, non su favoreggiamento o sfruttamento della prostituzione».

«L’ultima volta che le ho parlato, Katherine mi ha detto che aveva un incontro privato con uno, un pezzo grosso che chiamava Zeus.»

Me lo appuntai. Zeus.

«È uno pseudonimo? O era un soprannome che gli aveva dato Katherine?»

Lauren si asciugò gli occhi. «Uno pseudonimo. Quasi tutti usano dei nomi falsi, tipo ’Mr Shakespeare’, ’Pigskin’, ’Harry la carogna’. Nomi inventati. Non che alla fine non li si veda in faccia, ma almeno così il nome vero non resta scritto da nessuna parte. Mi creda, è meglio per tutti.»

«Certo. Lei sa chi è Zeus, Lauren? Ha idea di chi possa essere?»

«No. Davvero. Voglio dire, a sentire Katherine era uno del governo, ma in certe cose era ingenua. Quando me lo ha detto, non ci ho creduto.»

Pensai immediatamente alle possibili implicazioni di quella mezza informazione. «Ingenua in che senso? E in quale genere di cose? Si spieghi meglio.»

Lauren si appoggiò allo schienale e si ravviò i capelli all’indietro con tutte e due le mani. Forse per lei parlare di Katherine era un sollievo. Per me non tanto, ma non importava.

«Deve capire questo» disse, protendendosi verso di me. «I clienti esagerano sempre, non ti dicono mai quello che fanno veramente. Forse pensano che, se li credi più importanti di quello che sono, ti darai più da fare, li asseconderai di più, ti presterai a tutte le loro fantasie più strampalate. Io non credo nemmeno alla metà di quello che mi dicono. Do per scontato che sparino delle gran balle. Quelli che hanno davvero potere non si sbottonano.»

«E Zeus?»

«Sinceramente, non sono nemmeno sicura che esista. È solo un nome, no? Il nome di un dio greco. Chissà, magari se l’è scelto proprio per quello. Magari è un’allusione al suo orientamento sessuale...»

Il segno del male
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