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Quella sera cenai con la famiglia. Riuscii anche a stare un po’ con i miei figli dopo cena. Sapevo che stava per scoppiare il finimondo. Temevo di trovarmi in un pasticcio senza precedenti: tutto dipendeva da chi sarebbe stato trovato in quel club privato della Virginia.
Jannie aveva insegnato ad Ali a giocare a Pachisi, il gioco più noioso dell’universo. Per me, però, giocare con i miei figli è una gioia, qualunque sia il gioco. Ridemmo e scherzammo, durante la partita. Raccontai anche qualche vecchia barzelletta. «Perché Dio ci ha fatto con un mento solo?»
«Perché non poteva fare altrimenti!» disse Jannie, ridendo. Le piaceva rubarmi la battuta e Ali amava molto le barzellette. Gli piace ridere. È il più ridanciano dei miei tre figli.
Nana era seduta vicino a noi e leggeva Mille splendidi soli. In quel periodo leggeva moltissimo. Trafficava parecchio con Bree, che stava prendendo possesso della casa e insegnando a mia nonna a mollare un po’ e a delegare alcuni dei compiti che aveva sempre svolto lei. Per esempio, caricare la lavastoviglie.
Stavamo passando una bella serata. Ma poi il telefono squillò.
In genere, i ragazzi mettono subito il broncio quando succede, e mi dicono: «Non rispondere, papi». Vidi che si voltavano tutti e due dall’altra parte, in attesa dell’inevitabile, e mi sentii ancora peggio del solito.
Controllai il nome sul display: era Mahoney.
«Mi spiace, ma devo rispondere» dissi ad Ali e Jannie.
Il loro silenzio fu chiaro e forte, mentre uscivo dalla stanza per parlare con tranquillità.
«Ned?»
«Ci siamo, Alex. Ci vediamo nel parcheggio dell’Holiday Inn all’uscita 72 di Arlington. Parti subito.»